VITTORINI, IL CHIRURGO ARTISTA: ‘BELLEZZA E’ PURE IMPERFEZIONE’

di Elisa Marulli

14 Dicembre 2011 08:07

L'Aquila -

L’AQUILA – “Gravity always wins”, la gravità vince sempre, cantano i Radiohead in una delle loro canzoni più belle. Ma il dottor Paolo Vittorini, specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva, può benissimo smentirli.

Modellare i corpi, eliminare le piccole imperfezioni, come i segni del tempo che passa, è per lui il “mestiere più bello del mondo” che svolge da vent’anni e che pratica come se fosse un’arte, alla continua ricerca di “proporzione e simmetria”, secondo lui il binomio in cui è racchiuso il concetto di bello.

Responsabile del servizio di Chirurgia plastica-ricostruttiva e direttore del centro di Chirurgia plastica per obesità da lui istituito presso la casa di cura Villa Letizia, all’Aquila, il dottor Vittorini racconta in questa intervista ad AbruzzoWeb qual è la tendenza della chirurgia plastica al giorno d’oggi, che il ricorso esagerato al bisturi crea solo mostri dai visi tutti uguali, ma fortunatamente sono in pochi e quasi sempre “creature televisive”.

E infine, che la perfezione non esiste, perché “a volte la bellezza è anche caos, se ben distribuito. Spesso l’imperfezione rende un corpo più sensuale di una perfezione assoluta”.

Perché ha deciso di fare il chirurgo plastico?

Questo forse è il mestiere più bello del mondo, perché coniuga scienza e arte. Scienza perché nella chirurgia sono necessarie profonde conoscenze tecniche. Arte perché considero tale ogni forma di espressione dell’intelligenza umana in grado di suscitare emozioni e piacere negli occhi di chi guarda. A noi chirurghi è data la possibilità e il piacere di modellare il corpo umano o rimodellare parti di esso.

C’è secondo lei un ricorso eccessivo alla chirurgia estetica negli ultimi anni?

L’eccesso è quello che ci fa vedere la televisione, con visi e corpi dall’aspetto ‘caricaturale’, così evidentemente rifatti da risultare sgradevoli. Bisogna chiarire che ci sono varie tipologie di pazienti. Quelle che vediamo attraverso i media sono magari attrici e soubrette che hanno richieste particolari, e che spesso lavorano, per esempio, solo se hanno un seno prosperoso. Diciamo che questa è l’estetica più deteriore, e per fortuna rappresenta solo una nicchia di pazienti.

Poi ci sono le persone comuni, che ricorrono al bisturi per correggere difetti vissuti da anni come tali, come un seno molto piccolo o un naso importante, che creano disagio. Ci sono poi le persone in fuga dai segni del tempo, che per lo più chiedono di eliminare le rughe.

Tra le persone comuni ci sono anche le ragazzine che per i 18 anni si fanno regalare un seno nuovo?

Questa è una leggenda. Solo una ragazza su mille si fa regalare la chirurgia a 18 anni. È vero che è intorno a questa età che le ragazze che vivono questo disagio iniziano a desiderare l’intervento. L’importante della chirurgia è l’effetto terapeutico consequenziale alla correzione dell’imperfezione. Il difetto può anche non essere così importante, ma comunque può generare insicurezza, disturbi relazionali, con il partner o gli amici. Il più delle volte, correggendo il difetto, scompare anche il disagio.

Se la richiesta del paziente le sembra spropositata rispetto alle reali necessità, come si comporta?

Si cerca sempre di portare queste richieste sul binario giusto. Questo fa il bravo chirurgo. Se la paziente ha richieste assurde, il medico deve dire di no.

A lei è capitato?





Certo. Il punto importante è capire se quello che spinge a rivolgersi al chirurgo è un vezzo o una necessità. Il vezzo è sciocco. Voglio specificare che spesso, nel mondo dello spettacolo, c’è una vera e propria imposizione da parte di produttori e manager. C’è anche un altro tipo di paziente, fortunatamente raro, che è quello ossessionato dall’estetica del proprio corpo, che richiede correzioni estetiche non raggiungibili, magari esibendo la fotografia della star di turno cui vorrebbe copiare il naso o il seno. Queste persone presentano un disturbo nella percezione della propria immagine e necessitano di un sostegno psicologico.

Quali sono i tipi di intervento più richiesti?

Sicuramente quelli al seno, come la correzione di ipomastia, ovvero il seno molto piccolo, con una mastoplastica additiva. Si tratta dell’intervento più diffuso al mondo in questo campo. Poi c’è la liposcultura, ovvero il rimodellamento del corpo attraverso la liposuzione; l’addominoplastica, mirata a correggere il rilassamento cutaneo addominale, a volte conseguente a una gravidanza. C’è inoltre la rinoplastica, un tipo di intervento che consente il rimodellamento del naso, intervento richiesto molto anche dagli uomini.

Quali altri tipi di intervento sono diffusi tra gli uomini?

La ginecomastia, ovvero l’intervento al seno. Molti uomini attorno ai 40 anni sviluppano una mammella ipertrofica. L’intervento consiste quindi nella sua riduzione, unita spesso anche un rimodellamento del torace e dei fianchi.

E poi c’è la lotta  contro il tempo che passa…

Ogni età ha la sua forma di bellezza. Non sono per il mantenimento esasperato della bellezza a colpi di bisturi. Non è bello solo un volto liscio e provo di rughe, anzi. A volte qualche piccola imperfezione può essere il segreto del fascino di una persona. La bellezza, infatti,  è qualcosa di innato e che può variare in base al contesto culturale. Il fascino è un’altra cosa: è un modo di essere, è l’atteggiamento, la voce, lo stile di una persona. La combinazione di bellezza e fascino è il massimo. Noi lavoriamo sulla parte strutturale, migliorando la bellezza.

Tornando a ciò che si vede in tv, a questi zigomi e labbra gonfiati tutti allo stesso modo. C’è il rischio di creare persone tutte uguali?

Il rischio c’è quando si eccede. La bellezza non è omologazione, che è appiattimento. Ogni persona è bella perché è unica. La bravura del chirurgo è lasciare inalterate le peculiarità di un viso o di un corpo. La correzione del difetto deve sembrare il più naturale possibile. Quello che vediamo in tv è la parte più deplorevole dell’estetica. Ma è una nicchia, e c’è anche una nicchia di medici che seguono queste tendenze. Per fortuna, comunque, sono pochi.

Quando c’è stato il boom della chirurgia estetica?

La chirurgia estetica è una branca della plastica, che è nata per riparare i difetti, i traumi, come possono essere quelli legati a un’ustione o a un’operazione legata a un tumore. Già negli anni ’60 si è iniziata a sviluppare la richiesta di correzione dei difetti estetici.

C’è stato quindi un raffinamento nella tecnica in base alle richieste dei pazienti. L’Italia è una delle scuole migliori perché le donne e gli uomini italiani hanno richieste molto più alte rispetto, per esempio, agli inglesi. Questo ha portato a una maggiore specializzazione del chirurgo.

Si tratta di un fatto culturale?

Ovviamente. Noi siamo molto più abituati alla bellezza, per cultura, rispetto agli americani, per esempio. Noi abbiamo l’arte, quella classica, legata alle forme, alla simmetria, mentre loro ne hanno una più moderna. Tutto questo ha sviluppato i diversi livelli di correzione estetica.

Se sua figlia dovesse un giorno desiderare un intervento di chirurgia plastica, come la prenderebbe?





Se non è un vezzo, ma una sofferenza d’animo che può essere alleviata da una piccola chirurgia, perché no. La faccio sugli altri, perché non sui miei figli.

Dopo un intervento, il paziente viene assistito psicologicamente, per aiutarlo ad accettare anche il nuovo naso o il nuovo seno che sia?

In realtà questo lavoro viene fatto prima dell’operazione. C’è infatti tutto un percorso precedente sulla correzione da fare, tanto che già al momento dell’intervento la persona ha introiettato l’immagine nuova di sé, che il risultato conferma. Tutto sta a capire cosa vuole il paziente e se il chirurgo è in grado di soddisfare questa richiesta.

Nella mia esperienza, comunque, non è mai successo che una persona non si riconoscesse dopo l’intervento. La cosa bella di questa chirurgia è anche questa. Noi vediamo anche pazienti che sono in analisi da anni, magari per un naso importante o per le orecchie a sventola, che dopo l’operazione rinascono.

Lei ha mai pensato di sottoporsi a un intervento per correggere qualche difetto?

No, in realtà no. Però non è escluso.
 
I costi degli interventi sono elevati?

Nel tempo sono stati rivisitati, si sta cercando a livello nazionale di renderli più accessibili, anche perché la domanda viene da tutti gli strati sociali.

Dopo il terremoto c’è stato un aumento di peso tra gli aquilani. Ci sono stati più ricorsi alla liposuzione?

Sì, c’è stato un generale aumento di peso, ma l’ho notato tra le persone che visito quotidianamente, non perché ci sia stato un maggior ricorso alla liposuzione. Il motivo per cui questo è accaduto è perché in molti, dopo il sisma, sono caduti in depressione, consolandosi con il cibo.

Cosa è per lei la bellezza?

Non esiste un concetto di bellezza assoluto perché non c’è nulla che possa essere considerato bello da tutti i popoli del mondo e in tutte le epoche storiche. Il concetto di bellezza si basa infatti su parametri culturali, razziali, etnici e temporali diversi tra loro.

I canoni estetici cambiano nel tempo, ma anche da una latitudine a un’altra. Oggi c’è il canone latino, che vuole la donna alta, anche un po’ formosa, sinuosa, mentre negli anni ’80. Per esempio, andava di moda una bellezza più palestrata, legata ai volumi, meno soft di oggi. Fra cinquant’anni sarà cambiato tutto nuovamente.

Posso dire però cosa è il bello per me: è simmetria e armonia, è nella misura e nella proporzione delle parti che compongono il viso e il corpo.

La bellezza perfetta esiste?

La perfezione non esiste, a volte la bellezza è anche caos, se ben distribuito. A volte l’imperfezione rende un corpo più sensuale di una perfezione assoluta.

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