VELENI DI BUSSI, REGIONE SBAGLIA RICORSO: MARCOZZI (M5S), ”FIGURACCIA E ILARITA”’

9 Agosto 2020 17:47

Regione - Politica

PESCARA – “La realtà va oltre l’immaginazione e le figuracce collezionate dal Governo regionale a guida Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia raggiungono livelli di ilarità insperati. Così, in preda alla propaganda oltranzista dettata dal Governo Marsilio la regione sbaglia persino la competenza del ricorso contro il Ministero. Il consiglio che ci sentiamo di dare al presidente romano è di concentrarsi di più sull'Abruzzo,  e tentare di governare meglio la nostra regione – attualmente allo sbando – smettendo di ingolfare i tribunali di ricorsi infondati, pretestuosi e finalizzati esclusivamente alla propaganda di partito”. L'attacco è di Sara Marcozzi, capogruppo M5S Regione Abruzzo, sul ricorso che la Regione ha presentato sulla vicenda dei veleni di Bussi. 

Il ricorso contro l'annullamento dell'aggiudicazione del bando di gara per la bonifica delle discariche 2a e 2b di Bussi sul Tirino (Pescara), non doveva essere presentato al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, bensì a quello di Pescara, competente dal punto di vista territoriale.

A commettere il clamoroso errore è stata l’avvocatura della Regione Abruzzo, che si è di fatto meritata una “tirata di orecchie” dallo stesso Tar laziale, che con l'ordinanza del 4 agosto ha chiarito per filo e per segno le regioni per cui non era lui a dover essere interpellato.





La gaffe ore rischia di allungare i tempi di una vicenda la mancata bonifica che già si trascina da anni: andrà presentato nuovamente il ricorso al Tar pescarese, dove già pende quello, di identico tenore, del Comune di Bussi.

Con perdita però di preziosi mesi. 

Una battaglia che prima ancora che giuridica ha una valenza politica, dove in prima linea sono la Regione Abruzzo di Marco Marsilio, Fratelli d’Italia e il comune di Bussi sul Tirino, retto dal sindaco di sinistra Salvatore Lagatta, oltre al fronte ambientalista, contro la clamorosa decisione da parte del Ministero dell'Ambiente, retto ministro Sergio Costa, area M5s, di annullare con un decreto del 17 giugno il provvedimento di aggiudicazione del bando di gara per la bonifica delle discariche 2a e 2b di Bussi sul Tirino (Pescara), ovvero di tonnellate di veleni scoperte oltre 13 anni fa e lì rimaste. 

Alla base della decisione, varie lacune nel progetto della Dec Deme, come le “carenze nel piano di caratterizzazione per cui 'non può esserci alcuna certezza in merito alla stima a misura prevista (al 90%) per la computazione dei lavori”.





Atto di forza che ha provocato l’ira di Regione e del Comune e anche del fronte ambientalista, perché la revoca rappresenta di fatto l'azzeramento di un iter durato anni, e che era arrivato a definire il progetto, a trovare la copertura nei fondi del post-sisma 2009, per ben 45 milioni, a fare la gara per l'opera integrale di bonifica e di reindustrializzazione, vinta dall’ati Dec Deme nel febbraio 2018.

Per di più il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito che la società Edison, che ha operato a Bussi fino al 2012, è la responsabile dell'inquinamento, e su di essa gravano ora i costi dell’intervento.

Con l’annullamento della gara e dunque del progetto di bonifica, resta il rischio, seppure smentito dal Ministero, di perdere i 45 milioni, che dovrebbero servire non solo per la rimozione dei veleni ma anche per un progetto di reindustrializzazione. 

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