SECCA REPLICA DOPO IL PRONUNCIAMENTO DEL TAR LAZIO. E' BATTAGLIA GIUDIZIARIA SULL'ANNULLAMENTO DEL BANDO DI BONIFICA DA PARTE MINISTERO AMBIENTE; GIUDICI AMMINISTRATIVI, ''CONTA NON SEDE SOCIETA' APPALTANTE, MA IL TERRITORIO DEL SITO''. M5S ATTACCA SENZA

VELENI BUSSI: ”REGIONE SBAGLIA RICORSO” AVVOCATURA SMENTISCE, ”NESSUN ERRORE”

di Filippo Tronca

9 Agosto 2020 08:15

Regione - Cronaca

PESCARA – E' battaglia sul ricorso contro l'annullamento dell'aggiudicazione del bando di gara per la bonifica delle discariche 2a e 2b di Bussi sul Tirino (Pescara), che secondo il Tar Lazio doveva essere presentato a Pescara, competente dal punto di vista territoriale. L'Avvocatura regionale, però, contrattacca e smentisce. 

A commettere il clamoroso errore è stata l’avvocatura della Regione Abruzzo, che si è di fatto meritata una “tirata di orecchie” dallo stesso Tar laziale, che con l'ordinanza del 4 agosto ha chiarito per filo e per segno le regioni per cui non era lui a dover essere interpellato. 

La gaffe ore rischia di allungare i tempi di una vicenda la mancata bonifica che già si trascina da anni: andrà presentato nuovamente il ricorso al Tar pescarese, dove già pende quello, di identico tenore, del Comune di Bussi.

Con perdita però di preziosi mesi. Ricostruzione, questa, che la stessa Avvocatura, in una lunga nota, smentisce: “Ai sensi della legge sulla stampa, si precisa quanto segue: non si è trattato di un “clamoroso errore” in cui è incorsa l'Avvocatura della Regione Abruzzo: non più tardi di tre anni fa la stessa Sezione del Tar Lazio si è pronunciata implicitamente sulla propria competenza -riconoscendola- allorchè ha deciso il ricorso promosso da altra Società avente ad oggetto la stessa procedura (stesso bando  di gara ed atti ad esso presupposti, ivi compresi i decreti del Commissario Goio, verbali di conferenza di servizi di approvazione del progetto, tutti gli atti consequenziali e connessi) e le stesse parti resistenti. In forza del giudicato implicito formatosi sulla propria competenza, l'eccezione di incompetenza avrebbe dovuto pertanto essere dichiarata inammissibile dal Tar Lazio, posto che anche nel precedente contenzioso deciso dalla stessa Sezione del Tar Lazio, il progetto di bonifica oggetto dell'appalto, si riferiva all'area territoriale  circoscritta al Comune di Bussi sul Tirino”.

“Non corrisponde al vero – prosegue la nota – che la “gaffe rischia di allungare i tempi di una vicenda, la bonifica, che già si trascina da anni” : la vicenda della mancata bonifica, che si trascina oramai da cinque anni, non è certo suscettibile di essere aggravata dalla riassunzione di un ricorso presso un giudice che, medio tempore, non terrà udienze cautelari. Del resto, proprio in vista della sollecita definizione della fase cautelare, la Regione non proporrà appello cautelare avverso la decisione del TarLazio, provvederà tempestivamente a riassumere il giudizio dinanzi al Tar Pescara e sarà presente all'udienza cautelare fissata per la discussione del ricorso in esame il prossimo 11 settembre affianco al Comune di Bussi e all'impresa aggiudicataria al fine di far acclarare l'illegittimità del provvedimento ministeriale adottato”.

“Non sono state  “tirate le orecchie” alla difesa regionale – conclude la nota – ne è la riprova più eloquente la disposta compensazione delle spese! Inoltre, la decisione assunta dal Tar Lazio, nel motivare la (ritenuta) competenza del Tar Pescara, fornisce agli Enti ricorrenti conferme in ordine alla validità di censure già sollevate in occasione del ricorso introduttivo ed è dunque particolarmente utile in vista della discussione cautelare dinanzi al giudice abruzzese”.

Sul caso, senza citare la notizia diffusa da Abruzzoweb, è intervenuta anche Sara Marcozzi, del M5s: “La realtà va oltre l’immaginazione e le figuracce collezionate dal Governo regionale a guida Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia raggiungono livelli di ilarità insperati. Così, in preda alla propaganda oltranzista dettata dal Governo Marsilio la regione sbaglia persino la competenza del ricorso contro il Ministero. Il consiglio che ci sentiamo di dare al presidente romano è di concentrarsi di più sull'Abruzzo,  e tentare di governare meglio la nostra regione – attualmente allo sbando – smettendo di ingolfare i tribunali di ricorsi infondati, pretestuosi e finalizzati esclusivamente alla propaganda di partito”.





 

Una battaglia che prima ancora che giuridica ha una valenza politica, dove in prima linea sono la Regione Abruzzo di Marco Marsilio, Fratelli d’Italia e il comune di Bussi sul Tirino, retto dal sindaco di sinistra Salvatore Lagatta, oltre al fronte ambientalista, contro la clamorosa decisione da parte del Ministero dell'Ambiente, retto ministro Sergio Costa, area M5s, di annullare con un decreto del 17 giugno il provvedimento di aggiudicazione del bando di gara per la bonifica delle discariche 2a e 2b di Bussi sul Tirino (Pescara), ovvero di tonnellate di veleni scoperte oltre 13 anni fa e lì rimaste. 

Alla base della decisione, varie lacune nel progetto della Dec Deme, come le “carenze nel piano di caratterizzazione per cui 'non può esserci alcuna certezza in merito alla stima a misura prevista (al 90%) per la computazione dei lavori”.

Atto di forza che ha provocato l’ira di Regione e del Comune e anche del fronte ambientalista, perché la revoca rappresenta di fatto l'azzeramento di un iter durato anni, e che era arrivato a definire il progetto, a trovare la copertura nei fondi del post-sisma 2009, per ben 45 milioni, a fare la gara per l'opera integrale di bonifica e di reindustrializzazione, vinta dall’ati Dec Deme nel febbraio 2018.

Per di più il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito che la società Edison, che ha operato a Bussi fino al 2012, è la responsabile dell'inquinamento, e su di essa gravano ora i costi dell’intervento.

Con l’annullamento della gara e dunque del progetto di bonifica, resta il rischio, seppure smentito dal Ministero, di perdere i 45 milioni, che dovrebbero servire non solo per la rimozione dei veleni ma anche per un progetto di reindustrializzazione. 

Si allungheranno inevitabilmente i tempi per redigere un nuovo progetto, anche di anni, e si teme che la Edison farà al massimo un intervento al risparmio: non la rimozione ma un semplice ‘capping’ dei veleni”. 





O anche nulla, visto che come in molti temevano, la Edison ha depositato il 2 luglio al Tar di Pescara il ricorso contro la lettera di aprile del Ministero con cui si chiedeva alla società di presentare un eventuale progetto alternativo di bonifica. 

Tutto questo è accaduto quando invece il Ministero avrebbe potuto già avviare da tempo i lavori di bonifica e di reindustrializzazione, firmando il contratto alle imprese aggiudicatarie, usando i 45 milioni già in cassa, per poi farsi risarcire da Edison. 

In questo contesto ha una certa gravità l'errore fatto dalla Regione, nel sbagliare il destinatario del ricorso.

Stringente la logica sottesa alle argomentazioni del tar Lazio, con cui nell’ordinanza firmata dal presidente Donatella Scala, si è dichiarato incompetente in materia. 

“L’atto impugnato in questa sede è un atto di revoca di un'aggiudicazione definitiva di un appalto pubblico avente ad oggetto l'intervento di bonifica relativo ad un sito ubicato nel territorio del Comune di Bussi sul Tirino adottato dal Ministero dell’Ambiente” si premette, aggiungendo che “il progetto di bonifica oggetto dell’appalto, cui inerisce il gravato provvedimento di revoca, si riferisce ad un'area territoriale circoscritta al Comune di Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara”.

Pertanto il ricorso deve essere presentato facendo riferimento “al luogo di produzione degli effetti diretti cui è preordinato l'atto finale della procedura, ossia all'ambito territoriale di esplicazione dell'attività dell'impresa aggiudicataria conseguente all'emanazione dell'atto di aggiudicazione e alla stipula contrattuale, e dunque al luogo di esecuzione dei lavori”, che è appunto Bussi, di cui è competente il Tar Abruzzo, con la sua sede di Pescara. 

Non certo Roma, sede della stazione appaltante che ha effettuato la gara e l’ha assegnata, ovvero il Ministero dell’Ambiente. 

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