UDC: GUERRA PER IL DOMINIO; MOSSA DEGLI INSORTI, EVENTO CON TASSONE

4 Marzo 2013 13:37

Regione - Politica

L’AQUILA – “Lo scudocrociato è l’emblema della storia scritta dai democratici cristiani in oltre 60 anni di vita della politica italiana, una grande storia fatta da uomini e donne che hanno fatto grande l’Abruzzo”.

Lo ha detto Antonio Menna, capogruppo dell’Unione di centro in Consiglio regionale, accogliendo a Casalbordino oltre 200 persone all’incontro che ha visto la partecipazione dell’onorevole Mario Tassone, vicesegretario nazionale dell’Udc.

Un’occasione per far parlare la base dopo le recenti scelte dalla direzione nazionale del partito con l’indicazione dei candidati per il Parlamento, che ha raccolto in termini di consenso un misero 1,78% in Italia e ancora meno in Abruzzo con l’1,75% dove la provincia di Chieti “è sempre stato il granaio naturale e fondamentale dei successi dell’Udc”.

Menna comincia la ricostruzione del partito dal suo punto di vista, quello degli ‘insorti’ per le scelte fatte da Roma sulle candidature alle Politiche, che hanno provocato un uragano e una sostanziale spaccatura in due nel partito.

Da un lato appunto i rivoltosi, oltre allo stesso Menna anche il consigliere d’amministrazione Rai Rodolfo De Laurentiis e il presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio.

Dall’altro lato le facce nuove, il vice presidente del Consiglio regionale, l’aquilano Giorgio De Matteis, in uscita dal Movimento per le autonomie, cavallo di ritorno visto che nell’Udc c’era già stato, candidato alla Camera con il numero 2, e il consigliere regionale Nicoletta Verì, del Popolo della libertà, che è stata capolista al Senato nella lista unica montiana e ora deve trovare una collocazione.

La Vela ora deve decidere da che parte stare, in opposizione al centrodestra e al presidente della Regione Gianni Chiodi, oppure in appoggio, come suggerirebbe la provenienza dei nuovi adepti, peraltro non ancora formalmente iscritti.





De Matteis ha assicurato che si sta muovendo per ricostruire il partito, raccogliendo consensi in una direzione. Ora è il turno di Menna, che cerca proseliti nell’altra. Una guerra per il dominio del partito che è destinata a causare sicuramente vittime politiche.

L’EVENTO CON TASSONE

“Familiari, amici degli amici e persone esterne al Partito e, come in Abruzzo, elette in Consiglio regionale e che continuano a mantenere la loro posizione funzionale al centrodestra di cui nel 2008 siamo stati antagonisti e di cui siamo tuttora opposizione”, così Menna ha definito gli insorti.

Valori, storia e idee che Casini, Cesa e Buttiglione ora vogliono cancellare con l’adesione a un gruppo unico con Monti alla Camera dei deputati che vorrà dire la morte per asfissia dell’Udc.

“Con Monti non abbiamo nulla da spartire – ha detto Menna – la nostra è una storia diversa, Monti rappresenta il mondo bancario e dei potentati che nulla hanno a che vedere con il nostro partito interclassista”.

Menna ha ricordato che l’Udc ha vissuto nel solco di uomini come don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Giuseppe Spataro e Remo Gaspari.

Il capogruppo regionale dell’Udc ha voluto affidare a Tassone le istanze dell’Udc abruzzese perché rappresenti, giovedì prossimo 7 marzo nel corso del Consiglio nazionale, la voce del dissenso di chi in questi anni ha rappresentato il centro in Abruzzo avendo il coraggio di presentarsi alle Regionali 2008 in contrapposizione alla destra quanto alla sinistra, con candidato presidente Rodolfo De Laurentiis e raccogliendo come lista il 5,61%.

Nel suo intervento Tassone ha ribadito la sua volontà di “ricostruire un partito che ha ottenuto un risultato disastroso e non ho intenzione di rottamare nessuno, ma voglio salvaguardare i principi ispiratori dello scudocrociato e la sua storia”.





Analizzando il risultato per la Camera dei Deputati Tassone ha detto che “sono stati fatti errori in campagna elettorale, ma prima ancora del responso delle urne, eravamo nati come partito di centro moderato di ispirazione cristiana e ci siamo alleati con chi non avevamo nulla a che fare”.

“Abbiamo sostenuto Mario Monti come presidente del Consiglio – ha aggiunto – ma cosa c’entra la storia dei cattolici democratici con Monti? Gli abbiamo dato la possibilità di fare il centro, ma ha fallito pienamente”.

Il vicesegretario nazionale ha insistito sulla necessità di recuperare il valore del popolarismo che ha consentito all’Udc di continuare a esistere dopo la stagione di tangentopoli e la scomparse della Dc.

“La vicenda ultima dell’Abruzzo è emblematica, un esempio plastico della visione del Partito che decide tutto a Roma e se ne frega dei dirigenti regionali e del sentire della gente”.

Tassone non consentirà a nessuno di liquidare l’Udc e in Consiglio nazionale andrà per rilanciare il Partito “perché è un delitto perdere lo scudocrociato per aderire alla lista Monti”.

Commentando i risultati delle Politiche Tassone ha detto che occorre far partire subito la legislatura e tra i primi atti cambiare la legge elettorale nella consapevolezza che presto si tornerà alle urne per un voto che non fa prevedere stabilità.

Numerosi sono stati gli interventi di amministratori comunali e iscritti all’Udc che hanno voluto manifestare il loro dissenso per quanto è accaduto in questi ultimi mesi nel Partito in Abruzzo.

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