EX PRESIDENTE PROVINCIA DI MARCO, ''CHIARITO OGNI ASPETTO''; IL GESTORE DI TOMMASO, ''RIFIUTATE NUOVE PRENOTAZIONI''; LEGALI D'INCECCO, ''MALATO HA FATTO POSSIBILE''; LEGALE DI BLASIO, ''NESSUNA RESPONSABILITA'''

TRAGEDIA HOTEL RIGOPIANO: GLI INQUISITI SI DIFENDONO AL TRIBUNALE DI PESCARA

8 Gennaio 2019 15:22

Pescara - Cronaca

PESCARA – E' cominciata oggi la tre giorni che consentirà alla procura di Pescara di definire la richiesta di processo per i protagonisti della tragedia di Rigopiano, ovvero per la morte delle 29 persone che il 18 gennaio 2017 rimasero intrappolate sotto le macerie dell'hotel Rigopiano, spazzato via da una valanga.

Dei 24 indagati, soltanto in nove hanno chiesto l'interrogatorio dopo l'avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore Massimiliano Serpi e dal sostituto Andrea Papalia.

Questa mattina, primo ad essere interrogato il gestore della struttura, Bruno Di Tommaso, a cui ha fatto seguito l'interogatorio del dirigente della Provincia, Paolo D'Incecco, e quello del responsabile della viabilità, Mauro Di Blasio

L'interrogatorio più atteso era quello dell'ex presidente della Provincia, Antonio Di Marco, che non demorde e ambisce alla candidatura alle elezioni regionali con il Partito democratico.  Alla fine dell'interrogatorio Di Marco, assistito dagli avvocati Augusto La Morgia e Marco Spagnuolo, si è detto “molto soddisfatto del lavoro fatto dalla magistratura che andrà a compiere le proprie valutazioni, anche alla luce del contributo in termini di atti e ulteriori chiarimenti contenuti nella memoria che ho depositato insieme ai miei avvocati”. 

“Io credo di avere risposto a tutte le domande e serenamente spero di avere chiarito ogni aspetto riguardante la funzione in capo al presidente della Provincia, anche in seguito alla legge Delrio, soprattutto in merito alle funzioni che erano in carico al presidente nella gestione della mobilità”, ha aggiunto Di Marco.

 

Di Tommaso, legale responsabile della società Gran Sasso Resort & Spa, che gestiva l'hotel, è difeso dall'avvocato  Sergio Della Rocca





“Il 18 gennaio, prima della scossa di terremoto, erano già state disdettate tutte le nuove prenotazioni”, ha esordito Della Rocca, depositando della documentazione integrativa, “affinché gli inquirenti possano approfondire alcune tematiche oggetto di contestazione”. In particolare la difesa di Di Tommaso punta a smontare l'idea che gli affari venissero prima della sicurezza degli ospiti.

“È un fatto doveroso – spiega il legale – anche nei confronti della stessa attività”. Quanto alle contestazioni relative ai presunti abusi nella ristrutturazione del resort, Della Rocca sottolinea che “sono tutti precedenti alla gestione di Di Tommaso. C'è dunque una difesa tecnico-procedurale – conclude l'avvocato – e non c'è un addebito riferito al Di Tommaso in quanto tale”. 

E' stata poi la volta di Paolo D'incecco, dirigente del settore Viabilità della Provincia di Pescara, coinvolto nel filone dell'inchiesta riguardante la gestione dell'emergenza, difeso dagli avvocati Marco Spagnuolo e Gianfranco Iadecola.

“D'Incecco quel giorno era in malattia, ma questa circostanza non rappresenta il principale argomento difensivo. Nonostante questa sua condizione di malattia ha potuto fare tutto quanto nelle sue possibilità per quanto gli spettava fare. Ha fornito risposte puntuali riguardanti ogni addebito – hanno aggiunto i legali -. L'elemento di novità è che D'Incecco ha chiesto di essere interrogato per chiarire quale fosse non solo il suo ruolo, ma anche le sue competenze specifiche, l'ambito di operatività e come la Provincia di Pescara, tramite il servizio Viabilità, abbia reso il servizio che istituzionalmente era preposta a svolgere”. 

Tra gli argomenti difensivi anche il depotenziamento delle Province causato dalla riforma Delrio.

“È un dato tecnico evidente a tutti – hanno confermato gli avvocati – ed è un argomento che deve essere valutato dagli inquirenti, come è stato fatto e come sarà fatto con ancora maggiore attenzione visto che è stato portato a sostegno della tesi difensiva”.

L'avvocato Gino Placido Pelliccia, al termine dell'interrogatorio del suo assistito, Mauro Di Blasio, ha precisato: “Il Piano neve era stato fatto e tutti i mezzi e uomini della Provincia erano impegnati, anche quelli contrattualizzati. Abbiamo fornito chiarimenti sulla posizione di garanzia del mio assistito, che riteniamo esente da responsabilità – ha proseguito il legale -. Abbiamo detto cosa abbiamo fatto e cosa ci competeva o non ci competeva fare. Il mio assistito il 18 è stato impegnato presso la Provincia e il Centro coordinamento soccorsi, quindi sul territorio”.

Quanto alla turbina che serviva la zona di Rigopiano e che era fuori uso dal 6 gennaio, “Di Blasio era in ferie – ha concluso l'avvocato – ed è rientrato solo il 9”.





Domani, davanti ai magistrati sfileranno invece due dei tre indagati del Comune di Farindola che hanno chiesto l'interrogatorio: il sindaco Ilario Lacchetta, la cui posizione sembra al momento una delle più delicate dell'intera vicenda, e il geologo Luciano Sbaraglia, mentre il previsto interrogatorio dell'ex sindaco Antonio De Vico, su sua stessa richiesta è stato spostato al 14 gennaio. Chiudono questa tornata di interrogatori il 10 gennaio il comandante della polizia provinciale, Giulio Honorati.

Non comparirà davanti ai magistrati della Procura di Pescara, per essere interrogato, l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, indagato nell'inchiesta madre sul disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) e nell'inchiesta bis per depistaggio e frode processuale. I suoi legali, lo stesso Della Rocca e Giovanni Domenico Caiazza hanno depositato istanza di rinuncia. 

Sul prefetto Provolo, due vice prefetti e di dirigenti e funzionari prefettizi, in totale sette persone, èin corso un altra inchiesta in relazione alla sparizione delle telefonate di aiuto che sarebbero giunte alla sala operativa della prefettura il 18 gennaio 2017 e in particolare quella del cameriere Gabriele D'Angelo, vittima anche lui della tragedia. Una richiesta di aiuto e soprattutto di sgombero dell'hotel che, se adeguatamente valutata, avrebbe potuto cambiare il corso delle cose.

Gli inquirenti che indagano sulla tragedia di Rigopiano hanno intanto acquisito e consegnato in Procura i tabulati delle schede telefoniche di alcuni indagati.

Tra questi quelli  di Provolo e Di Marco, ed anche dell'ex presidente della Regione Luciano D'Alfonso e del suo collaboratore Claudio Ruffini: il primo è stato stralciato definitivamente dall'inchiesta, il secondo non è mai stato indagato.

Nel procedimento principale dell'indagine erano già presenti i tabulati di D'Incecco, e Lacchetta.

Sono stati acquisiti e sono in corso di analisi anche i tabulati, circa una trentina, delle vittime della valanga del 18 gennaio 2017: il compito degli inquirenti è quello di stabilire se le vittime abbiano mai contattato o siano riusciti a parlare con i centralini dei soccorsi, e non già i contatti privati.

 

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