TERAMO: SALINI CAPO GABINETTO, CRITICHE E VELENI SU FACEBOOK

9 Agosto 2019 10:39

Teramo - Politica

TERAMO –  I rumors sulla scelta del capo di gabinetto del sindaco di Teramo Gianguido D'Alberto riaccendono le discussioni in maggioranza. 

È Nicola Salini, ex commissario Ater, il nome più gettonato per entrare a far parte dello staff del primo cittadino: il suo nome, spiega Il Messaggero, ha acceso un vivace dibattito tra il leader di Teramo 3.0, Christian Francia, marito del vicesindaco Maria Cristina Marroni, e alcuni consiglieri, tra cui Andrea Core (Insieme Possiamo) e Luca Pilotti (Pd).





In sostanza, Francia ha attaccato con un post al vetriolo l'operato di Salini. 

“Finalmente, dopo 18 mesi l'Ater di Teramo viene liberata dal commissario più inutile e deleterio della sua storia”. Per Core, invece, “il presidente di Teramo 3.0 si lancia nell'ennesima filippica, carica di livore e rancore, contro l'ex commissario Ater: una posizione che sa troppo di partito preso contro un presunto nemico che dovrebbe essere un alleato”. 

Core torna quindi a domandarsi come faccia Teramo 3.0 a stare in una maggioranza “con la quale si condivide poco o nulla”. 





Il primo cittadino però non ha gradito questo scambio pubblico di opinioni e ieri, incontrando la stampa, ha lanciato un messaggio a tutti i componenti della sua maggioranza. D'Alberto ha ricordato che presto, entro settembre, nominerà il suo capo di gabinetto, senza però confermare né smentire la scelta di Salini. 

“Ringrazio Salini per la sua attività svolta come commissario Ater in una situazione non certo facile ha detto il sindaco credo che sia un'ottima professionalità che possa dare tanto anche in altri ambiti. Il tema della scelta del capo di gabinetto esula dalle discussioni interne alla maggioranza, ognuno ha il suo ruolo e le sue responsabilità e deve imparare a rispettarli entrambi. Dobbiamo recuperare il senso di responsabilità e lo spirito che ci hanno portato a guidare questa città”. 

Nonostante la dura reprimenda il sindaco ha negato che esista una crisi di maggioranza e che ci siano cambi o verifiche in vista.

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