SUPER OSPEDALE A PESCARA: TUTTI CONTRO ALBANI, BIONDI CHIEDE DIMISSIONI, MARSILIO LO ”SFIDUCIA”

12 Giugno 2020 18:36

Regione -

L’AQUILA “L’unico ospedale abruzzese che ha i numeri per divenire un Dea di secondo livello è quello di Pescara”.

Sono queste le parole che hanno turbato la politica abruzzese, facendo esplodere l’ennesimo caso che riguarda la riorganizzazione sanitaria sulla base del cosiddetto decreto Lorenzin, quello che prevede la realizzazione di super-ospedali con al loro interno tutte le specialità. 

Le parole le ha pronunciate, in qualità di direttore del Dipartimento Emergenza-Urgenza dell’Asl pescarese, il dottor Alberto Albani, che è anche referente regionale della task force Covid-19. 

Una valutazione, la sua, arrivata a domanda di un consigliere regionale teramano del centrosinistra, Sandro Mariani, alla fine dell’ultima seduta della Commissione Sanità. 

Mariani ha chiesto, in soldoni, lumi sul destino dell’ospedale Covid costruito a Pescara. E Albani ha risposto così, facendo immediatamente ipotizzare un collegamento tra l’operazione realizzata in gran fretta durante l’emergenza, costata 11 milioni, e la riprogrammazione della rete ospedaliera che pure la Regione dovrà presto comunicare al Ministero della Salute, proprio alla luce degli effetti della pandemia. 

Il governatore, Marco Marsilio, ha subito preso le distanze da Albani: “Non conosco la ragione per la quale il dottor Albani abbia espresso la sua personale opinione sui dea di secondo livello in Abruzzo, visto che era in commissione per parlare in qualità di referente per l’emergenza sanitaria. Ad ogni modo e a scanso di equivoci e fraintendimenti, è bene ribadire che si tratta di una sua opinione personale, che non coinvolge né impegna in alcun modo l’amministrazione regionale”. 

Una sorta di sfiducia che investe l’uomo che l’ex governatore, oggi senatore del Pd, Luciano D’Alfonso, mise a capo delle emergenze regionali nel 2017, al posto dell’aquilano Gino Bianchi, responsabile del 118 del San Salvatore che era stato scelto dal precedente presidente, Gianni Chiodi.





In realtà Albani ha semplicemente tolto il velo a una operazione che è ben nota negli ambienti politici e che ha già ottenuto un via libera piuttosto trasversale. Ovvero quella di fare leva sull’ospedale Covid pescarese per presentarsi al Ministero forti di quasi 200 posti letto in più e dei dati sugli accessi al Pronto soccorso che fanno del Santo Spirito uno dei nosocomi a più alto flusso.

Albani, peraltro, già con la gestione dell’emergenza si era mostrato molto pescara-centrico, arrivando in rotta di collisione con l’assessore al Personale e al Bilancio, Guido Liris (FdI), che era arrivato a ipotizzare un rientro – poi saltato – in ospedale, da medico, per “difendere” il San Salvatore. Il fronte leghista, al momento, resta silente.

L’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, a cui di fatto compete la riprogrammazione, non si era intestata l’operazione Covid-Hospital, invece voluta fortemente sia da Marsilio che dal forzista Lorenzo Sospiri, presidente del consiglio regionale, e da pezzi importanti del centrosinistra regionale. Con il “tacito assenso” anche del Movimento Cinque Stelle, a dimostrazione di un largo consenso.

Bisognerà fare i conti, però, con quanto la Regione ha messo già nero su bianco: ovvero che in Abruzzo non ci saranno due poli di secondo livello Pescara-Chieti e L’Aquila-Teramo, ma quattro ospedali provinciali con funzioni di secondo livello. Questo, però, un’era fa, quando il Covid non aveva neanche fatto i primissimi contagi.

Oltre a Mariani e al fronte teramano, sono saltati sulla sedia anche gli altri territori, che già per l’operazione Covid-Hospital a Pescara avevano chiesto compensazioni.

In particolare quello teatino, che viene capeggiato dall’assessore regionale allo Sviluppo, Mauro Febbo, che ha bollato l’intervento di Albani come “solo un suo personale auspicio”. 

“Questo governo regionale – ha ricordato Febbo – ha già presentato una prima individuazione di rete ospedaliera al tavolo di monitoraggio della sanità e dell’economia, confermando il Dea di II livello funzionale ricomprendendo entrambi i nosocomi di Chieti e Pescara e mi permetto di ricordare al prof Albani che Chieti dispone di un ospedale clinicizzato. Inoltre, e sicuramente di questo non è a conoscenza il prof Albani, il governo regionale ha già autorizzato il direttore generale della Asl di Chieti Thomas Schael, accantonando la faraonica, inutile e irrealizzabile idea del project financing di D’Alfonso e Paolucci, alla progettazione definitiva e alla realizzazione della palazzina denominata 'Lotto Z'”. 

“Questa nuova palazzina permetterà finalmente al nosocomio di supplire alle attuali deficienze di spazio dovute alle 'chiusure' dei 'corpi C e F', ma anche l’implementazione di strutture, a cominciare dal Pronto Soccorso e Obi, così come dei macchinari, con la demolizione del 'corpo G' e la realizzazione del bunker per radiologia, da tempo auspicata dal professor Domenico Genovesi”.





Pertanto – conclude Febbo – fughe in avanti sono in contrasto con le reali necessità sanitarie messe in evidenza proprio nella recente gestione dalla pandemia Covid-19. Quindi è del tutto evidente che dobbiamo fare scelte tese ad assicurare l’assistenza sanitaria all’intero comprensorio Chieti-Pescara”.

Durissimo anche il commento di Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, che ha chiesto la rimozione di Albani: “Le dichiarazioni rese da Alberto Albani, referente regionale per le maxi emergenze sanitarie, sono sconcertanti. Affermare, come è stato fatto nel corso della commissione regionale sanità, che l’unico presidio ospedaliero che può ambire a diventare Dea di secondo livello sia quello di Pescara genera confusione e conflittualità tra territori di cui nessuno sentiva il bisogno”. 

“È quantomeno anomalo che un tecnico si sostituisca all’assessore regionale alla Sanità – dice Biondi -, all’Agenzia sanitaria regionale e ai rappresentanti dei territori, singoli o che ricoprono incarichi nei comitati ristretti della Asl, ai quali è demandata la programmazione della rete ospedaliera. – sottolinea Biondi – Il piano di riordino inviato dalla Regione, peraltro, prevede l’istituzione di quattro ospedali ad alta complessità nei quattro capoluoghi di provincia ed è su questo che si sta ragionando in sede di tavolo di monitoraggio, che prima del lockdown legato alla pandemia, aveva chiesto ulteriori approfondimenti”.

“Alla luce di quelle parole verrebbe da pensare che la gestione dell’emergenza Covid-19, di cui Albani è coordinatore, sia stata indirizzata a proseguire il disegno dell’ex presidente D’Alfonso e dal centrosinistra, già bocciati dagli elettori oltre un anno fa. Affermazioni mortificanti per un sistema sanitario, quello delle aree interne, che ha risposto in maniera efficiente e puntuale all’emergenza coronavirus non per una semplice casualità ma grazie alla preparazione e professionalità di medici, personale sanitario e di una rete di strutture in grado di sostenere la loro attività”.

“Mi sembra, pertanto, che Albani non garantisca il ruolo di terzietà e imparzialità che dovrebbe avere e auspico che presidente della giunta regionale, Marco Marsilio, e assessore alla sanità, Nicoletta Verì, valutino l’opportunità di rimuoverlo dall’incarico. A quest’ultima, inoltre, data la necessità di riorganizzare i presìdi ospedalieri del territorio nel post emergenza chiedo di procedere celermente alla presa d’atto delle decisioni assunte dalla commissione paritetica locale relative a reparti centrali dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila”, conclude Biondi.

Il consigliere regionale del Pd, Pierpaolo Pietrucci, pur non difendendo Albani, ha replicato a Biondi: “Il dottor Albani, purtroppo, non si è dimostrato all’altezza del suo ruolo e la gestione, gli errori, i ritardi e il numero di contagi registrati nell’area pescarese durante l’emergenza sono lì a dimostrarlo. Con l’intervento in V Commissione, a questi gravi limiti, Albani aggiunge anche una certa presunzione e arroganza. Ma se c’è qualcuno (e lo suggerisco al sindaco dell’Aquila) che andrebbe rimosso dai propri incarichi – insieme ad Albani – è chi ha condiviso con lui le scelte legate all’Emergenza Covid. E cioè il presidente Marsilio, l’assessore Verì e tutti coloro che con la complicità esplicita o la sudditanza politica hanno avallato – durante la pandemia – un disegno scellerato che abbiamo denunciato dal primo istante in cui si è palesato”. 

“Investire 11 milioni di euro per un Covid Hospital inutile – inutile perché privo del personale con le professionalità indispensabili e le competenze necessarie a gestire strutture delicatissime come i Reparti di Rianimazione e di Terapia Intensiva – era in realtà , come temevamo, un modo per rafforzare esclusivamente la sanità pescarese a danno del resto d’Abruzzo ed arrivare a ciò che Albani ha candidamente ammesso. La denuncia e l’appello fatti in Consiglio comunale sono stati ignorati, sottovalutati, addirittura negati. L’ipocrisia e la debolezza – direi l’assoluta inesistenza – dei pur numerosi rappresentanti del centrodestra aquilano hanno prodotto una sudditanza che mai, mai, si era così evidenziata”.

“Nella precedente legislatura – conclude Pietrucci – l’equilibrio tra le strutture sanitarie prevedeva che un Dea di II livello coinvolgesse gli ospedali dell’Aquila e Teramo. La giunta Marsilio, approfittando invece dell’eccezionalità della pandemia (cosa questa ancora più grave) apre la strada a una sanità sbilanciata su Pescara e contro l’intero Abruzzo. Si smentisca immediatamente questo scenario e si dimettano tutti i responsabili di tale imbroglio”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: