PRESIDENTE CONSIGLIO REGIONE CANTA DE PROFUNDIS A NORMA EX MINISTRO, ''ORA E' EVIDENTE CHE PICCOLI OSPEDALI ABRUZZESI SERVONO'', ''IN DUE MESI SPESA PARI A QUELLA DI DIECI ANNI''

SOSPIRI, ”LEGGE LORENZIN CARTA STRACCIA” ”DOPO COVID ASSURDO TAGLIARE SANITA”’

27 Marzo 2020 07:28

Regione - Cronaca

PESCARA – “Una conseguenza di questa drammatica emergenza coronavirus è che la legge Lorenzin è carta straccia, ed e' un bene che sia così. Ora è chiaro a tutti che sulla sanità pubblica non si può risparmiare”.

A cantare il de profundis della famigerata legge 70 approvata nel 2015 durante il governo di Matteo Renzi a firma dell’ex ministro Beatrice Lorenzin, e che per anni ha segnato le politiche di tagli, accorpamenti e riorganizzazioni dei sistemi sanitari regionali, compreso quello abruzzese, è il presidente del consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, di Forza Italia.

Ad Abruzzoweb l'esponente politico di Pescara, città abruzzese più colpita dal terribile virus, dice senza troppi giri di parole quello che pensano oramai in molti, in tutti gli schieramenti politici di ogni ordine e grado: la pandemia, la drammatica emergenza sanitaria, hanno riportato alla ribalta la centralità della sanità pubblica, reso evidenti le conseguenze nefaste di anni di tagli e ridimensionamenti, ed anche l'indispensabilità dei piccoli ospedali, che sono tornati ad essere in fretta e in furia dotati di mezzi e personale per far fronte all’esplodere dei contagi e dei ricoveri che stanno mettendo a durissima prova un sistema sanitario considerato, nonostante tutto, tra i migliori al mondo.

Gli stessi piccoli ospedali che nelle more della legge Lorenzin dovevano essere già chiusi, o trasformati a poco più di poliambulatori.





Legge che poi prevede per L’Abruzzo, in base ai bacini di utenza, un solo Dea di secondo livello, con tutte le eccellenze, in teoria l'ospedale di Pescara, al massimo integrando in qualche modo quello di Chieti. Con poche speranze per un Dea secondo livello “diffuso” e “interconnesso”, tra Teramo e L'Aquila. E ancora il contenimento della spesa dei farmaci, della logistica, del costo del personale, per arrivare al pareggio bilancio nel 2021, al fine di “mettere in sicurezza” i conti della sanità abruzzese uscita nel 2016 da un decennale e dolorisissimo commissariamento.

Un'amara medicina contenuta nel programma operativo 2019-2021 con allegato il Piano di riordino della rete ospedaliera, redatto in autunno dall’assessore alla Sanità, Nicoletta Verì, della Lega che fino il mese scorso, prima che cambiasse il mondo, era oggetto di un braccio di ferro tra la Regione di centrodestra di Marco Marsilio, Fratelli d’Italia, e il ministero della Salute, e il suo arcigno Tavolo di monitoraggio.

Ebbene, sostiene Sospiri: tutto ciò oramai è preistoria. 

“Io ho vissuto due legislature in consiglio regionale – spiega Sospiri  – dove il tema principale era quello prima di uscire dal commissariamento, tagliando tutto il tagliabile, e poi quello di come applicare i rigidi paletti previsti dalla legge Lorenzin, il che significava chiudere i piccoli ospedali, ridurre il personale con il blocco del turn over, decidere quale dei grandi ospedali delle città capoluogo ridimensionare e quali prediligere, e così via. Tutto ciò è finito, oramai appartiene al passato: voglio vedere ora chi avrà il coraggio di venire a dire che gli ospedali minori vanno chiusi, voglio vedere chi da Bruxelles verrà a dire che bisogna tagliare la spesa sanitaria, sarebbe inseguito con un forcone”.





Sospiri rivendica dunque la resistenza che sulla pedissequa legge Lorenzin ha fatto la sua maggioranza, in un anno di legislatura, tanto da arrivare ai ferri corti più di una volta con il governo centrale. 

“Abbiamo assunto una posizione fortemente critica sull’impianto di quella legge – rivendica il presidente – , innanzitutto perché siamo una regione particolare, con ampie aree interne poco popolate, che rischierebbero di essere eccessivamente penalizzate dall'appicazione dei criteri numerici contenuti nella norma. Ora è assurda solo ad essere pensata, l’idea di chiudere o depotenziare ospedali come quelli di Penne o di Popoli, che stanno avendo un ruolo decisivo per affrontare l’emergenza, come pure gli altri piccoli ospedali. Se oggi avessimo a disposizione 100 posti di terapia intensiva, sarebbero tutti occupati”.

E incalza: “C’è un altro paradosso: con l’esplodere della pandemia, lo Stato ha concesso in due mesi una spesa sanitaria pari a quella negata in dieci anni. Oira stiamo assumendo gli specializzandi, quando fino a pochi mesi non si potevano assumere nemmeno i medici”. 

Sospiri tira dunque le fila del discorso: “credo sia chiaro a tutti, a destra, centro e sinistra, che sulla sanità e l’assistenza non si può e non si deve risparmiare. Certo, i conti devono essere in ordine, non vanno fatte cattedrali nel deserto, ma la sanità pubblica efficiente va difesa in ogni modo”. Con buona pace della legge Lorenzin e dei suoi ultimi e silenti esegeti. (f.t.)

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