L'AQUILA: MAMMA E PAPA' KOUFOLIAS LANCIANO APPELLO ATTRAVERSO IL LORO LEGALE

SISMA: PERSERO FIGLIO IN VIA CAMPO DI FOSSA, ”NON RICOSTRUITE IL PALAZZO DELLA MORTE”

di Alessia Centi Pizzutilli

10 Luglio 2018 07:30

L'Aquila -

L’AQUILA – Un padre, una madre e una sorella, che piangono da anni il loro caro, Vassilis Koufolias, tra le 309 vittime del terremoto dell'Aquila di nove anni fa, riaccendono i riflettori sulla spinosa vicenda che ruota attorno alla necessità o meno di ricostruire uno dei condomini in via Campo di Fossa, simbolo della tragedia del 6 aprile 2009, dove morirono 27 persone.

Al centro della questione, la stabilità del terreno su cui poggiava lo stabile, caratterizzato secondo molti da un’instabilità del sottosuolo, fatta di cavità e grotte.  

“Si può vivere anche senza la ricostruzione del ‘palazzo della morte’. E poi chi andrà ad abitare in un palazzo dove 27 persone sono morte nella terribile notte del 6 aprile?”, chiede la famiglia tramite il proprio legale, l’avvocato aquilano Isidoro Isidori, che rappresenta i Koufolias nel processo civile per il risarcimento danni.

Una riflessione, quella di Georgios e Anna, genitori del giovane greco che studiava Ingegneria nel capoluogo abruzzese e che viveva con sua sorella Dionysia, estratta viva “dall’inferno di via Campo di Fossa”, rimasta invalida al 70 per cento, che arriva in un momento delicato che vede l’intera zona dei crolli, in particolare piazzale Paoli, al centro delle cronache per la questione del Parco della memoria che sorgerà proprio lì accanto, per ricordare chi non c’è più e sul quale è in corso una polemica tra familiari, Comune e residenti, che rivendicano uno spazio per i parcheggi sulla stessa area. 





Proprio il crollo della palazzina, la numero 6 b, che sorgeva affianco a una “gemella”, che però non si è sbriciolata sotto la forza dell’evento tellurico, sollevò dubbi già nove anni fa.  

Entrambe, infatti, avevano sei piani, sui quali erano divisi circa ventiquattro appartamenti, stessa struttura, ma sorte differente. E proprio questo aspetto è la causa per cui alcuni hanno puntato il dito contro quel terreno.

“Quale rispetto per la stessa città dell’Aquila, per gli aquilani e per le vittime da parte di una amministrazione che si impegna a realizzare il Parco della memoria, e poi trova un’assurda crasi per la quale l’immobile viene comunque ricostruito?”, si legge in una lettera dell’avvocato Isidori, che aggiunge: “I due coniugi cercano solo la certezza che L’Aquila, città che non dimentica, non farà ricostruire dove tanta morte e dolore si sono concentrati”.  

Il legale prosegue, poi, sottolineando che“i  Koufolias piangono e si disperano, perché non vogliono che si costruisca in quella area; per rispetto dei defunti, per dare un valore ad un dolore di tante famiglie, per dimostrare che si può vivere anche senza la ricostruzione del palazzo della morte, simbolo della tragedia aquilana, eppure non è così in vista come la Casa dello Studente, che è su via XX Settembre, anche lì vittime e dolore immenso; via Campo di Fossa e piazzale Paoli sono poco lontani da Via XX Settembre eppure così lontani dalla memoria collettiva, proprio perché poco visibili”. 

“Oggi i miei clienti sono impegnati in una causa civile risarcitoria nei confronti di diversi soggetti pubblici e privati e la causa, iniziata nel 2014, dopo la fine del procedimento penale, è in una fase di stallo, dopo diversi rinvii per carenze di organico del Tribunale dell’Aquila e ora in una fase interlocutoria per la verifica della legittimazione a partecipare alla causa di alcuni soggetti chiamati in causa dal Comune dell’Aquila”, conclude Isidori.  





Il riferimento è al fatto che la famiglia Koufolias aspetta ancora gli sviluppi di una causa per risarcimento, che però non si sa quando e come si concluderà. Il crollo dell'edificio, infatti, non è mai arrivato al dibattimento perché gli 8 possibili indagati nel frattempo sono deceduti. 

Ad essere chiamati in causa sono i ministeri dell'Interno e delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Comune e la Provincia dell'Aquila, e la Regione Abruzzo, queste ultime due perché, all'epoca dei fatti, la gestione del Genio civile era alle dipendenze del ministero delle Infrastrutture e ai Trasporti prima di passare alle Regioni. 

In attesa di un po’ di pace, la mamma di Vassilis, ogni anno, durante la fiaccolata di commemorazione delle vittime del 6 aprile, si ferma a chiamarlo in via XX Settembre, di fronte a via Campo di Fossa, dove ci sono la foto del figlio, una bandiera della Grecia e dei fiori in suo onore. 

Un momento struggente e carico dolore, simbolo di tutte quelle famiglie che quella notte, pur non essendo fisicamente nel capoluogo, sono state vittime della tragedia.

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