INTERVISTA A GIORNALISTA RAI BRACCILI, PREMI FINANZIATI CON VENDITE SUO LIBRO MACERIE DENTRO E FUORI, ''GENITORI VITTIME MI HANNO INVITATO ALLA MENSA DEL DOLORE'' BANDO PER TESI DI LAUREA 2020 SCADE IL 15 GENNAIO

SISMA 2009: SETTE ANNI DI BORSE STUDIO AVUS ‘DARE SENSO ALLA MORTE DI TANTI STUDENTI’

di Filippo Tronca

29 Dicembre 2019 08:00

Regione - Cronaca

L'AQUILA – “Da due anni sono diventato papà, e Nico è la mia gioia, la sera non vedo l’ora di tornare a casa per giocare con lui e tra qualche mese arriverà anche una bambina ma non sappiamo ancora come chiamarla. Questa è la storia che avrei voluto raccontarvi, questa è la vita che avrei desiderato per me e per la mia famiglia, questo è quello per cui ho sempre pregato… Ma purtroppo quella notte sono morto…”.

Così si conclude la toccante lettera dal futuro, quello che non ha conosciuto Maurizio Natale, 21 anni, studente fuori sede di Ingegneria a L'Aquila, di Montodorisio, in provincia di Chieti, morto la notte del 6 aprile 2009 sotto le macerie di una palazzina di via Sturzo. Lettera scritta, a nome suo, da chi in vita gli ha voluto bene.

Destino comune, quello di Maurizio, ad altri 54 studenti universitari fuori sede, morti quella maledetta notte, su un totale di 309.

In quella lettera ci sta tutto il senso del progetto che il popolare giornalista della Rai Abruzzo, Umberto Braccili, è impegnato dal 2010 a portare avanti, con passione e determinazione, assieme all’Avus, l’Associazione vittime universitarie sisma 6 aprile 2009, costituita dalle famiglie di 12 studenti fuori sede, che non ci sono più.

L'idea è semplice e concreta: reagire al futuro negato, a questi ragazzi e studenti, dal destino crudele e da colpe impunite e prescritte degli umani, finanziando borse di studio, a studenti di ogni parte d'Italia, premiando ogni anno tesi di laurea, sugli “aspetti ingegneristici, sociali o economici legati alla gestione del rischio sismico e alla resilienza delle popolazioni e dei territori”.

Nella speranza, razionale, che queste tesi, possano contribuire ad affermare finalmente in Italia, uno dei Paesi più sismici al mondo, e altrettanto smemorato, e in perenne ed ordinaria emergenza, una cultura della prevenzione, mettendo mano in primis ad un patrimonio edilizio sterminato e insicuro, destinato con forte probabilità a crollare e provocare morte e dolore in occasione del prossimo, inevitabile, terremoto. 





Borse di studio finanziate con i proventi della vendita del libro “Macerie dentro e fuori”, scritto da Braccili nella primavera del 2010.

Opera intensa e vibrante, mai retorica, che raccoglie i ricordi dei ragazzi, scritti di pugno dai più stretti familiari, e le testimonianze dirette degli stessi familiari intervistati dal giornalista.

Contribuiscono ora al premio anche l’Università degli Studi dell'Aquila, il Gran Sasso science institute e la Società italiana di geologia ambientale, la Sigea. 

“Con questo libro – spiega ad Abruzzoweb Braccili – ho avuto l’onore di essere invitato alla mensa del dolore. Un dolore che, seppur esterno visto che non ho perso quello che di più prezioso c’è al mondo, non riesco a scacciare. Con i familiari delle vittime, in questi anni si è istaurato un rapporto speciale, profondo. Questo premio serve anche a loro, per dare un senso a quello che gli è accaduto, per andare avanti in questa vita che è cambiata per sempre”. 

Il prossimo bando, il settimo, scadrà il 15 gennaio, indetto a settembre, e già molti sono le tesi di laurea inviate. In palio 3 mila euro. Il numero e l'entità dei premi, si legge però nel bando, “potranno crescere in funzione di donazioni o contributi provenienti da enti, associazioni e privati cittadini sensibili al tema della prevenzione del rischio sismico”. 

“La giornata di premiazione – spiega Braccili -, finora si è svolta a L'Aquila, tranne quella del 2015, che è stata al Campidoglio a Roma. La prossima edizione inaugurerà invece la formula itinerante dell’iniziativa, e saremo al  dal liceo di Veroli, nel Lazio, dove una palestra è stata intitolata a Nicola Bianchi, studente biotecnologie a L'Aquila, una delle vittime, figlio di Sergio Bianchi, che è tra i principali promotori dell'associazione Avus”. 

C’è però un peso che Braccili, come tanti familiari delle vittime, al di là delle verità ufficiali, dell’esito dei processi, con assoluzioni e prescrizioni, non riesce ad archiviare. Facendo epochè del neutrale distacco del cronista, che deve rispecchiare i fatti. Come se un essere umano fosse uno specchio. 





“Maurizio Natale – rivela il giornalista – quella notte, subito dopo la penultima scossa, quella che come le altre non faceva paura, scrisse un messaggino alla sua amata che abitava pochi metri più in là nella stessa via. 'Amo’, non ti preoccupare , quello che hai sentito non è’ il terremoto. E’ solo il risultato del fatto che stasera ho mangiato i fagioli'. Era tranquillo Maurizio, erano tranquilli quasi tutti gli universitari presenti a L’Aquila quella notte. In caso contrario sarebbero usciti dalle case. In caso contrario non avrebbero accettato lezioni ed esami fissati in una settimana santa Quella ella notte quelle case si sono trasformate in bare”. 

Tutti gli aderenti di Avus hanno affrontato processi, pagati di tasca loro, per chiedere giustizia, per inchiodare alle sue eventuali responsabilità, chi ha costruito quelle case venute giù, a differenza di altre.

“Il bilancio degli esiti di questi processi, per questi genitori dell’associazione Avus, è desolante – spiega Braccili – tutti sono andati in prescrizione. Angelo Lannutti, uno di questi genitori, è morto lo scorso anno per un cancro. Anche il suo processo si è prescritto, nessun colpevole per un condominio venuto giù in via Generale Rossi 22,  dove è morta sua figlia Ivana. Eppure nel corso del processo era emerso che alcuni calcoli non erano stati eseguiti. Non c’è certezza scientifica, ma nulla mi toglie dalla testa che Angelo sia morto a seguito del dolore che si portava nel cuore. Una sentenza di colpevolezza in un’aula di Tribunale non può restituirti un figlio, questo è ovvio, ma per queste persone avere giustizia sarebbe stato importante, e assicuro che non è questione di risarcimento economico”. 

E così, obtorto collo, non resta che guardare avanti. L’ultima edizione del premio, è stata assegnata ad aprile all’Auditorium di Renzo Piano a L’aquila, alla dottoressa Giulia De Cunto, dell’Università di Napoli, per la tesi “Identità, luoghi comunità, nella ricostruzione post catastrofe”, che affronta, con piglio scientifico il tema della “ricostruzione dentro” e della “ricostituzione di punti di riferimento”, dopo un evento catastrofico. 

Ha scritto sul suo blog Umberto Braccili, subito dopo la consegna del premio: “la giuria di professionisti ha sancito che la tesi era bellissima. Ormai è inutile parlare con noi grandi. Abbiamo valium nelle vene, siamo stanchi e demotivati. Ormai andiamo dove ci dicono di andare. Meglio parlare con i giovani, è la nostra unica speranza sperando che nel cuore rimangano sempre giovani. Coraggio Giulia, noi, in pochi, ti facciamo il tifo”.

 

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