SANSIFICI: LA REGIONE PENSA AL PROGETTO PER UN NUOVO IMPIANTO DOPO LA CHIUSURA DI VECERE A TREGLIO

di Azzurra Caldi

26 Giugno 2018 06:30

Chieti - Cronaca

LANCIANO – È emergenza sansa in Abruzzo: dopo la chiusura del sansificio Vecere di Treglio (Chieti), infatti, la Regione sta valutando di stanziare un contributo economico straordinario per la realizzazione di un nuovo sansificio. 

La scorsa settimana il presidente Luciano D'Alfonso ha incontrato alcuni frantoiani abruzzesi che, dopo la chiusura del sansificio di Treglio, sono costretti a fare riferimento ad una struttura di Venosa (Potenza). Un aumento di costi insostenibile, una condizione inaccettabile per gli operatori abruzzesi che contano circa 450 frantoi, con 9 milioni di piante di ulivo presenti sull’intero territorio regionale

Nei prossimi giorni, D’Alfonso convocherà un nuovo incontro con gli operatori del settore della gestione della sansa e rappresentanti dei frantoi regionali, per delineare una strategia di intervento. Alla prima riunione hanno partecipato, oltre a D’Alfonso, Michele Core, del frantoio di Mosciano Sant’Angelo, Maurizio Chiodi, del frantoio di Campli, Riccardo Ferretti, (Atri), Alberto Cerretani (Loreto Aprutino), Mirko Rossi, consigliere provinciale di Teramo, Pietro Di Paolo, del dipartimento agricoltura della Regione, Iris Flacco del dipartimento politiche ambientali e il consigliere regionale Sandro Mariani.





Una difficoltà già denunciata ad Abruzzoweb da Alberto Amoroso, presidente dell'Associazione Frantoiani abruzzesi. “La vendita della sansa che prima costituiva un minimo di ricavo, ora rappresenterà solo un altro costo – ha spiegato Amoroso -. A pagarne le spese sarà l'intera filiera olearia. Si è tanto parlato di ambiente per spedire camion carichi di sansa a centinaia di chilometri dal nostro territorio. Anche questo è inquinamento ed è anche un ulteriore costo. Un costo di trasporto che andrà a ripercuotersi senz'altro sul costo del prodotto finale, l'olio per l'appunto. Oppure rischierà di mettere in seria difficoltà la competitività dei nostri frantoiani”.

Resta ora l'incognita del luogo in cui l'impianto potrebbe sorgere, che dovrebbe tener conto delle esigenze di un territorio di produzione molto vasto. Produzione che si sviluppa prevalentemente a sud della regione, quella che ha maggiormente risentito della chiusura del sansificio di Treglio, che raccoglieva la sansa dalla costa all'entroterra chietino e della Val di Sangro ma anche del pescarese. I frantoiani si vedranno così costretti a spostarsi in Puglia per lo smaltimento con un ulteriore aggravio di costi che renderà praticamente nullo il ricavo della vendita.

L'impianto del sansificio Vecere di Treglio, che si è occupato della lavorazione della sansa dal 1974, è stato smantellato a maggio scorso con destinazione Tunisia. Oggetto di lunghe contestazioni che hanno tenuto impegnati gli oppositori, preoccupati per i fumi sprigionati dai camini, ritenuti altamente impattanti per le emissioni in aria.





Timori confermati nel 2015 dal Tribunale di Lanciano, che aveva accertato l'ampio superamento dei limiti di emissioni in atmosfera condannando per reati ambientali la proprietà. E, infine, l'ulteriore batosta è arrivata dal Tar di Pescara che ha affidato alla marchigiana Arpam (agenzia regionale per la protezine ambientale) l'incarico di svolgere un approfondimento. Nella relazione dell'Arpam, che ha esaminato l'autorizzazione rilasciata nel 2011, si parla di un provvedimento “da ritenersi non conforme alla disciplina tecnico/amministrativa, in relazione al tipo di impianti ed emissioni”.

Nonostante i ricavi della lavorazione della sansa negli anni si siano drasticamente ridotti, resta una risorsa importante e la possibilità di sprecarla non è neanche lontanamente contemplata. Questo tipo di sottoprodotto, ciò che rimane dopo la spremitura delle olive, è definito “vergine”, perché deriva direttamente dal processo produttivo, senza subire ulteriori trattamenti.

La sansa vergine è composta dalle buccette, dai residui di polpa e dal nocciolino delle olive. Viene di solito venduta ai sansifici, dove subisce successivi e differenti processi di lavorazione dai quali è possibile ottenere olio di sansa, sansa esausta e nocciolino di sansa esausta, utilizzabili come biomasse, nocciolino di sansa vergine, utilizzabile sempre come biomassa per produrre energia.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: