INSORGONO ASSOCIAZIONI PAZIENTI: ''FORMAZIONE PREVISTA DALLA LEGGE'', PRESIDENTE ORDINE L'AQUILA, ''NORMA DEVE ESSERE RISPETTATA, FIDUCIA NEI COLLEGHI''

SANITA’: IL 20 PER CENTO DEI MEDICI NON IN REGOLA CON FORMAZIONE OBBLIGATORIA

di Azzurra Caldi

27 Maggio 2019 07:30

Regione -

L'AQUILA – Aggiornamento continuo e costante, un obbligo e una necessità per i medici, una norma imprescindibile e tuttavia in molti casi disattesa: il 20 per cento dei camici bianchi, infatti, non rispetta la legge sulla formazione.

E' quanto emerso dai dati forniti dalla Federazione degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), numeri che hanno fatto insorgere le associazioni dei pazienti che hanno evidenziato l'urgenza di intervenire finalmente con un sistema di formazione più efficiente a tutela della salute, che agevoli gli stessi medici che devono già tappare troppi buchi, ne è un esempio l'allarme lanciato mesi fa sulla carenza di specialisti, e che preveda tempi burocratici più snelli.

“Non c'è scampo e non ci sono attenuanti, c'è bisogno senza dubbio di impegnarsi”, spiega ad AbruzzoWeb Maurizio Ortu, presidente dell'Ordine dei Medici Chirurghi della Provincia dell'Aquila.

E per chi non dovesse mettersi in regola, aggiunge Ortu, “sono previste sanzioni, tra le quali anche la sospensione. Ad oggi però aspettiamo ancora le direttive dalla Federazione nazionale”.





Risale solo a qualche settimana fa la notizia di un odontoiatra di Aosta che è stato sospeso dopo la denuncia di un paziente per lavori mal eseguiti, riconducibili al mancato aggiornamento professionale, primo caso in Italia. Il medico però da quando è stato introdotto l'obbligo di aggiornamento, nel 2002, aveva accumulato un solo credito.

“C'è anche da dire che per chi ha sempre rispettato i termini, nei casi normali, c'è tempo fino al 31 dicembre per mettersi in regola – precisa Ortu -. Comprendiamo le difficoltà ma abbiamo fiducia nei nostri colleghi”.

Il segretario nazionale di Codici (Associazione nazionale di volontariato per la difesa dei consumatori), Ivano Giacomelli, punta il dito contro “il sistema di aggiornamento previsto, spesso farraginoso, inutile, molto burocratico. Anche lo stimolo alla formazione deve essere più efficiente – aggiunge – le tematiche devono essere affrontate con un certa libertà di scelta, gli enti formatori dovrebbero proporre argomenti nuovi e non rimanere nella rigidità che il ministero e gli ordini professionali indicano”.

Sono 150 i crediti da acquisire per ogni triennio, 50 ogni anno, come sarebbe preferibile, ma non sempre è così. “L'importante è essere in regola alla fine dei tre anni – sottolinea Ortu – Qui all'Aquila cerchiamo di fare il possibile per venire incontro alle esigenze dei colleghi, promuovendo almeno un evento a settimana per il rilascio di crediti. E poi è ormai sempre più frequente la possibilità di aggiornamenti attraverso computer. Insomma, il modo di mettersi in regola c'è e, siamo sicuri, che avremo riscontri positivi”.

Ricerca e tecnologia mettono le ali alla Medicina, che ogni giorno ha a disposizione nuove terapie, maggiori possibilità di diagnosi e prevenzione. Con questa fuga in avanti, i medici che si sono laureati anche solo dieci anni fa si devono tenere ben aggiornati per non rischiare di restare indietro.





“Vogliamo che il medico segua un iter di formazione continua per tutta la sua carriera, come d'altra parte è previsto dalla legge”, spiega Anna Lisa Mandorino, vicesegretario di Cittadinanzattiva.

Intanto, nei giorni scorsi, è partita una formale diffida da parte del sindacato Cimo (Coordinamento italiano medici ospedalieri) a tutte le aziende sanitarie a tutela dei diritti dei dirigenti medici del sistema sanitario nazionale, richiedendo che entro 30 giorni siano attivati o ripristinati gli strumenti e i tempi a disposizione dei loro medici e veterinari da dedicare ad un effettivo aggiornamento professionale nell’ambito delle ore lavorative istituzionali.

“Sanzionare chi non raggiunga il numero di crediti formativi richiesti per legge? E allora, come vengono sanzionate le aziende sanitarie e gli enti del Ssn che, per carenze croniche, fanno assorbire nell’attività assistenziale le ore settimanali da destinare a formazione, aggiornamento e didattica di medici e veterinari?”, chiede il sindacato.

“Chi supporta il medico per le centinaia di ore di straordinario lavorate e non retribuite, i milioni di giorni di ferie non godute per carenze di organico, che lo costringono a comprimere le ore di formazione e a ricorrere quasi esclusivamente alla formazione a distanza? Davvero le aziende ospedaliere pianificano le attività dei propri medici tenendo conto delle necessità formative del personale in modo che sia un vero processo di accrescimento di competenze a corredo del quotidiano esercizio della professione?”.

“La vera questione – spiega Guido Quici, presidente nazionale Cimo – è quanto viene omesso o eluso dalle aziende in merito agli obblighi contrattuali su formazione e aggiornamento del proprio personale, che rende ancor più scandalosa la costante modalità da 'fake news' che vuole attribuire ad ipotetiche manchevolezze della classe dirigenziale medica qualunque disfunzione che caratterizzi l'erogazione delle prestazioni dovute all'utenza secondo la missione del Ssn”.
 

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