STOP ALLE RICHIESTE DI POTENZIAMENTO DI QUATTRO OSPEDALI: SE NE RIPARLERA' DOPO L'ESTATE IN UN DOCUMENTO COMPLESSIVO. GIUDICATO ECCESSIVO L'OTTIMISMO DELL'ENTE DOPO L'USCITA DAL COMMISSARIAMENTO. L'OPPOSIZIONE ATTACCA

SANITA’: BOCCIATO IL MINI-PIANO DELLA VERI’, I MINISTERI STRIGLIANO LA REGIONE

31 Luglio 2019 21:58

Regione -

L'AQUILA – Il ministero ha tirato le orecchie alla Regione per l'eccessivo ottimismo dopo l'uscita dal commissariamento, non accettando piani intermedi e rimandando tutto a dopo l'estate con un documento unitario e con dati definitivi. Un'evenienza che ha aumentato le difficoltà dell'assessore alla Salute, Nicoletta Verì, al centro degli attacchi delle opposizioni e anche del fuoco amico della maggioranza, in particolare della sua Lega. Una tensione a cui la Verì ha replicato con una certa rabbia. 

Slitterà dunque, con tutta probabilità a dopo l’estate l’esame delle istanze poste l'altro giorno al Ministero dall’assessore alla Salute della Regione, Nicoletta Verì. Si tratta dei primi provvedimenti di riclassificazione degli ospedali abruzzesi che coinvolgono Atessa, Penne, Popoli e Ortona.

Per tutti, in sostanza, si richiede un potenziamento da semplici presidi territoriali di assistenza (Pta) a nosocomi di base veri e propri, con il mantenimento dei pronto soccorso. Una volontà che si scontra però con il ferreo controllo ancora imposto dai Ministeri sulla regione.

Lo si è capito anche dalla riunione dell’ultimo tavolo di monitoraggio, che era chiamato ad esaminare lo stato dei conti della sanità per gli anni 2017 e 2018 e il punteggio dei cosiddetti Lea, i livelli essenziali di assistenza. Su entrambe le questioni è arrivato un via libera che tra l’altro ha fatto saltare sulla sedia l’ex assessore regionale alla sanità, Silvio Paolucci, che prontamente ha rivendicato i risultati.





Il problema, però, è che non è mancato un accenno critico su tutto ciò che è filtrato a mezzo stampa sulle volontà della regione circa il piano di riordino. Vista la permanenza dell’Abruzzo all’interno del piano di rientro e vista la “fresca” uscita dal commissariamento, il tavolo si aspettava una maggiore cautela nelle richieste.

Tenuto conto anche del fatto che per varare il riordino ospedaliero c’è bisogno del passaggio obbligatorio sul tavolo tecnico che si occupa del decreto ministeriale 70 del 2015, quello sui nuovi standard. Un tavolo che sarà convocato di certo dopo la pausa estiva. Insomma, dalla Regione sarebbe arrivata, nell'ottica dei Ministeri, una fuga in avanti non troppo gradita.

Compresa quella recentissima dell’assessore Veri che ha stralciato dal piano anticipato dalla stampa le richieste per quattro ospedali, rimandando il resto a un confronto più approfondito e condiviso, anche viste le critiche piovute ad ampio raggio. Non è un mistero, d’altronde, che sul tema ci siano ampie divisioni politiche.

Basti ricordare che in commissione sanità regionale, nell'ultima riunione, il capogruppo della Lega Pietro Quaresimale ha chiesto conto all’assessore del perché fossero filtrate anticipazioni su un piano, quello complessivo di riordino, che nessuno aveva letto in maggioranza.





E così la Verì è stata costretta alla marcia indietro, paventando addirittura la possibilità di un’inchiesta interna per capire chi avesse fatto uscire il documento di 150 pagine. Il tema è caldissimo, come dimostrano anche le reazioni, per nulla contenute, dell’opposizione.

“Il tavolo – ha detto il capogruppo Pd in Regione Silvio Paolucci – conferma i risultati della legislatura ultima. Infatti l’ultimo anno il 2018 si chiude in equilibrio e con un piccolo utile. Meglio ancora i livelli essenziali di assistenza arrivati a 207. Partivamo da 152. Questo riconoscimento del lavoro degli anni 2014-2018 e smentisce clamorosamente la montagna di bugie dette da Febbo e dai 5 stelle in questi 5 anni ma anche le parole di Marsilio al primo consiglio. Fumata nera anzi nerissima per le proposte aggiuntive avanzate dall’Assessore che in realtà è prigioniera di una coalizione che prima ha utilizzato fake news, social, comitati, parole di rancore e puntato il dito verso il sottoscritto ed il Pd ed ora è in difficoltà rispetto alle promesse elettorali che non trovano riscontro con le norme nazionali. Se non fanno un passaggio di scuse prima e di onestà intellettuale dopo sarà dura”.

Dure critiche anche da Domenico Pettinari, Movimento Cinque Stelle: “Ci ripetono di voler salvare gli ospedali minori, parlando della riapertura di tutti i pronto soccorso, e poi non dicono niente sui reparti strategici che dovrebbero essere riattivati. Ciò che emerge è quindi l’impossibilità di avere garanzie effettive sull’assistenza necessaria per il paziente che arriva all’interno del pronto soccorso. Il danno collaterale per queste strutture abruzzesi, alla fine, sarà che nessuno possa più andarci. La verità è che un piano così scritto rischia di essere valutato negativamente e bocciato dal Ministero per colpe esclusivamente della Regione e del centro destra. Almeno il piano presentato negli anni scorsi dal Pd con l’ex assessore Paolucci e D’Alfonso era chiaro e metteva, nero su bianco, il depotenziamento dei nostri ospedali. Adesso la situazione è ben più grave perché i tagli sono fatti di nascosto”. 

Il tutto mentre ancora sono bloccate le nomine dei manager Asl vacanti per le aziende provinciali di L'Aquila e Chieti e anche quella per il dipartimento regionale Sanità. Tasselli fondamentali su cui ancora c'è la quadratura. 

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