REGIONE: IL CONSIGLIO DA PAGANO A DI PANGRAZIO, POLEMICHE M5S-FI

di Filippo Tronca

2 Luglio 2014 13:20

L'Aquila - Politica

L'AQUILA – Passaggio di consegne, con sullo sfondo roventi polemiche, oggi a Palazzo dell’Emiciclo tra l’ex presidente del Consiglio regionale Nazario Pagano (Forza Italia) e il suo successore Giuseppe Di Pangrazio (Partito Democratico), in quella che è conosciuta come la “cerimonia della campanella”, simbolo della massima Istituzione regionale, con cui il presidente è solito richiamare l’attenzione dell’aula e di riportarla all’ordine nei momenti di maggior conflittualità.

Alla cerimonia sono intervenuti, oltre ai presidenti Di Pangrazio e Pagano, i componenti del nuovo ufficio di presidenza Lucrezio Paolini (Italia dei Valori), Paolo Gatti (Forza Italia), vicepresidenti; Alessio Monaco (Regione Facile) e Giorgio D’Ignazio (Nuovo centro destra), i consiglieri segretari.

Tra gli ex c’erano solo il vicepresidente Giovanni D’Amico e il consigliere segretario Paolo Palomba, assenti invece il vice presidente vicario Giorgio De Matteis dell'Unione di centro e l'altro consilgiere segretario Alessandra Petri di Fratelli d'Italia.

“Questa cerimonia simbolica – ha sottolineato Di Pangrazio – testimonia la continuità dell’Istituzione, che va garantita al di là dei partiti e delle appartenenze. Proprio in questo spirito, chiedo al presidente Pagano e ai componenti dell’Up uscente di affiancare il nostro lavoro, fornendo spunti, riflessioni e suggerimenti sui temi di cui ci andremo a occupare.





Ci attiveremo anche perché i cittadini stessi possano partecipare direttamente all’attività consiliare, attraverso mezzi innovativi. In questo senso sarà importante anche il coinvolgimento delle università”.

“Da parte mia, l’augurio per i componenti del nuovo Ufficio di Presidenza è di lavorare e deliberare sempre all’unanimità, in armonia, nell’interesse esclusivo della collettività”, ha detto ancora. 

“Quello di Presidente del Consiglio regionale – le parole di Pagano durante la consegna della campanella al suo successore – è un ruolo di grande responsabilità, ma che può dare grandi soddisfazioni per chi crede nelle istituzioni. Il mio augurio al presidente Di Pangrazio è di poter lavorare in serenità, per migliorare l’Abruzzo e la sua riconoscibilità, sia in Italia che all’estero”.

Lontano però dal clima sereno e conciliato della cerimonia non si placano le polemiche sull’esclusione del Movimento 5 Stelle dall’Ufficio di presidenza, a cui ha fatto seguito l’abbandono dell’aula da parte dei sei consiglieri pentastellati, prima del discorso di insediamento del presidente Luciano D’Alfonso.

I grillini hanno parlato di “vicenda vomitevole”, di “inciucio”, di “spartizione delle cariche”, di “arroganza istituzionale” e di “discriminazione del secondo partito abruzzese”.





Oggi un'ulteriore replica, altrettanto stizzita, dopo quelle in aula consiliare da parte di Mauro Febbo, capogruppo di Forza Italia.

“Credo che il confronto con il M5S, già dalle prime battute, stia assumendo dei contorni che ricordano l'infanzia, quando chi portava il pallone, se lo riprendeva se le cose non andavano bene. Ho già spiegato che in Consiglio esistono due minoranze: una, quella del centrodestra, con 7 rappresentanti e l'altra, dei 5 Stelle, con 6 membri. Quelle dell'Ufficio di presidenza sono cariche istituzionali, che devono essere da garanzia per l'intera Assemblea”.

Per Febbo, “se alcuni consiglieri di maggioranza, non solo del Pd, hanno voluto indicare Gatti e D'Ignazio non vedo cosa ci sia da gridare allo scandalo, visto che si trattava di candidature di alto profilo. D'altronde, per lo stesso motivo, anche noi abbiamo votato Di Pangrazio come presidente, avendolo già conosciuto e apprezzato negli anni scorsi”.

 

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