I CRITERI DI FINANZIAMENTO ATTESI DA APRILE ANCORA AL PALO IN GIUNTA

REGIONE, CAOS CULTURA: FONDI BLOCCATI, BILANCIO RISICATO E TROPPI CONDOTTIERI

di Filippo Tronca

11 Dicembre 2015 08:32

Regione - Politica

L'AQUILA – Cultura abruzzese in affanno, in un Paese che batte i record europei per i pochi libri venduti e letti, e i biglietti staccati per teatri e cinema d’autore.

Ancora nessuna certezza, però, sulle risorse che la Regione Abruzzo potrà mettere in campo, una fettina sottile del bilancio, come non ci sono notizie sui bandi per accedervi, previsti dalla nuova legge gradita all’Europa fin da aprile e non ancora definiti nei criteri ed emanati a tre settimane dal 31 dicembre, termine ultimo per accedere ai fondi residui del 2015, circa un milione di euro, che rischiano di andare persi.

E soprattutto, lamentano anche molti consiglieri regionali, in maggioranza manca una regia unica e riconoscibile, visto che in questa legislatura, novità assoluta, non siede in Giunta un assessore dedicato a tempo pieno alla cultura.

La delega è infatti in mano al presidente Luciano D'Alfonso, ma per alcuni dettagli è stata spacchettata tra assessori effettivi, assessori ombra e consiglieri delegati, e candidati alla gestione delle mazze continuano addirittura ad aggiungersi.

Una situazione caotica che difficilmente partorirà stelle danzanti, come nel celebre aforisma del filosofo Friedrich Nietzsche, ma più prosaicamente, questo il timore, conflitti di campanile, e zuffe furibonde sulla ripartizione della magra torta.

Come il caos che ha portato alla drammatica crisi di maggioranza di agosto, con la levata di scudi  dei consiglieri di Abruzzo civico, Mario Olivieri e Andrea Gerosolimo, e di Luciano Monticelli, del Partito democratico contro la decisione di rifinanziare la sola Istituzione sinfonica abruzzese, a discapito, però, di tante altre istituzioni lasciate a secco.

TANTI ATTORI, NESSUN PROTAGONISTA

Per quanto riguarda la regia delle politiche culturali, anche dopo il rimpasto la delega tout court è stata mantenuta dal presidente D’Alfonso. Più di un consigliere anche di maggioranza ritiene, però, che il presidente, senz’altro persona colta e di ottime e ricercate letture, sia già impegnato su troppi fronti, basta vedere le sue agende giornaliere traboccanti di impegni, per potersi occupare con successo di questo complicato settore.

Poco cambia se di cultura poi si occupa anche l’assessore al Sociale Marinella Sclocco, che ha anche una speciale delega alla “Valorizzazione dei beni culturali”. E ancor più marginalmente Leandro Bracco, ex grillino ora nel gruppo misto che, su delega speciale del presidente, si occupa “Cultura, estetica e creatività”, lavorando da mesi con grande impegno a itinerari ragionati, turistico culturali che, assicura, saranno resi noti a breve.

C’è poi il ruolo da protagonista che forse suo malgrado si è ritagliato il capo dipartimento del settore, Giancarlo Zappacosta. In uno dei suoi interventi a mezzo stampa, è arrivato anche a dettare la linea sulle politiche culturali a venire, ammonendo le istituzioni culturali a imparare “a stare sul mercato” e a smettere di fare affidamento solo sui contributi pubblici, riferendosi in particolare all’Isa.





Questo ha fatto però arrabbiare non poco la politica aquilana, a cominciare dalla senatrice Stefania Pezzopane del Pd, da sempre molto attenta alle sorti dell’Isa, che si è chiesta se il dirigente parlasse a nome del titolare della delega o a titolo personale.

ASSESSORI OMBRA

Che la cultura sia una nave senza cocchiere lo dimostra anche il fatto che a interloquire con le varie associazioni culturali ci abbiano pensato prima Gerosolimo, Olivieri e Monticelli, come trittico di ribelli, per perorare la necessità di una legge quadro con criteri certi ed equi, nell’erogazione dei fondi.

Ora stanno lavorando all’individuazione dei requisiti da inserire nei bandi ancora Monticelli e anche Pierpaolo Pietrucci del Pd, che si erano trovati sulle parti opposte della barricata durante la partita del rifinanziamento dell’Isa. E memorabili sono state e le loro risse in commissione Cultura.

Secondo quanto si è appreso, Monticelli, che questo settore sembra esserselo preso decisamente a cuore, consapevole del rischio di discriminazione delle piccole associazioni e manifestazioni periferiche, sarebbe arrivato a offrire al presidente D’Alfonso la sua disponibilità a ricoprire a titolo gratuito una speciale delega proprio sulla cultura. È ancora in attesa di una risposta.

IL TEMPO corre, il BANDO e' immobile

La crisi di maggioranza provocata dal rifinanziamento dell’Isa si è risolta con un rimpasto di Giunta che è valso l’assessorato a Gerosolimo e con un maxi emendamento approvato in Consiglio che ai quattrini per la Sinfonica, che era arrivata intanto alla canna del gas chiudendo in anticipo la stagione, ha aggiunto altre centiania di migliaia di euro a favore di altre istituzioni e manifestazioni culturali.

Segnatamente, il liceo musicale Braga di Teramo, il Teatro dei Marsi di Avezzano (L'Aquila), la Fondazione Michetti di Francavilla, il Premio Flaiano di Pescara, Teatro Marrucino di Chieti, teatro Fenaroli di Lanciano (Chieti), la Fondazione Brigata Maiella, l'Ente manifestazioni pescaresi, la Perdonanza celestiniana aquilana, la Giostra Cavalleresca Sulmona (L'Aquila) e il Mastrogiurato di Lanciano.

Un bottino elargito secondo la vecchia logica dei finanziamenti a pioggia, della spartizione della torta tra consiglieri e territori di riferimento.

Proprio quello che la nuova legge 41 del dicembre 2014, imposta dall’Unione europea, voleva impedire, istituendo il Fondo unico regionale per lo spettacolo (Furs), che ha sostituito le leggi e leggine regionali cosiddette “ad personam”, o con latino maccheronico “ad istituzionem” ovvero di quelle che individuavano in modo chiaro l’ente da finanziare e che avevano portato a possibili abusi come dimostrato dalle inchieste giudiziarie con l'arresto dell'ex assessore di centrodestra, Luigi De Fanis.

Leggi fatte approvare, narrano le cronache politiche dell’Emiciclo, anche nottetempo, sotto forma di incomprensibili emendamenti alla manovra di bilancio da parte di questo o quel consigliere, talvolta addirittura senza firme leggibili dei proponenti.





Ora, in nome delle leggi del libero mercato applicate alle politiche culturali, ai fondi regionali si potrà accedere solo tramite bando, con criteri di valutazione oggettivi e un progetto chiaro e ambizioso.

Mancano ancora, però, e il tempo è quasi scaduto, i tasselli fondamentali per rendere davvero operativa la legge 41: l’atto di indirizzo triennale, la costituzione di una commissione tecnica per la valutazione degli interventi. E soprattutto la definizione dei criteri e requisiti da inserire nei bandi.

Da aprile a oggi questi criteri ancora non sono stati approvati dalla Giunta regionale. E per logica conseguenza non possono essere ancora emanati i bandi.

Il tempo stringe perché vanno ancora erogati i fondi residui del 2015, avanzati dopo le erogazioni che hanno avuto il via libera a ottobre. C’è la possibilità di farlo fino a fine anno, ovvero non c'è quasi più tempo. Se non saranno assegnati, questi fondi rimanenti potrebbero essere aggiunti a quelli del 2016, ma non c’è nessuna certezza e il rischio dall'altra parte è quello di perderli.

LA DIMENSIONE DELLA TORTA

Nel bilancio di previsione, che dovrà essere approvato entro il 31 dicembre pena il governo in dodicesimi, sono attesi almeno 2,5 milioni di euro nel capitolo cultura.

La cifra è stata indicata dal consigliere Monticelli e ritenuta congrua per soddisfare non solo i pesci grossi, ovvero le 14 istituzioni beneficiarie del fondo unico dello spettacolo (Fus) del ministero, a cui devono contribuire per un massimo del 40 per cento gli enti locali, Regione in primis. Ma sarà sufficiente, viene assicurato, anche per dare risposte alle tantissime altre associazioni culturali nonché agli eventi meritevoli di aiuto pubblico, che di solito si devono accontentare delle briciole.

La fetta del bilancio da cui poter attingere sarà, però, molto piccola.

Tolta la spesa sanitaria quella per i trasporti, restano 270-275 milioni di euro, il 9 per cento del bilancio, con cui si dovranno soddisfare, oltre alla cultura, tutte le altre le altre voci, in primis i debiti da pagare, oltre 60 milioni, le urgentissime politiche sociali e le ingenti spese della macchina amministrativa.

 

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