REGIONE: BOCCIATA INDENNITA’ ANZIANITA’ BILANCIO SALVO DA SALASSO DA 20 MILIONI

di Alberto Orsini

19 Luglio 2014 19:27

Regione - Politica

L’AQUILA – La Corte costituzionale boccia la retribuzione individuale di anzianità (Ria), l’indennità aggiuntiva allo stipendio riservata al personale della Regione Abruzzo concessa con una legge che allineava l’ammontare di tutti i dipendenti regionali a quelli provenienti da altre amministrazioni che l’avevano maturata.

Lo scorso 9 luglio i giudici delle leggi hanno discusso, ritenendolo fondato, il dubbio di legittimità costituzionale della norma sollevato dal giudice del lavoro del tribunale di Teramo, Giuseppe Marchegiani, in una ordinanza emessa a seguito di un ricorso di un dipendente che rivendica il pagamento da parte della Regione della indennità.

La Regione può così tirare un sospiro di sollievo: facendosi scudo di questa sentenza favorevole, non dovrà subire il salasso da circa 20 milioni di euro con tutti i dipendenti che avrebbero messo volentieri le mani sulla Ria, condannando così l’ente al default.

Per la Consulta, “il trattamento economico dei dipendenti pubblici è affidato ai contratti collettivi, di tal che la disciplina di detto trattamento, e, più in generale, la disciplina del rapporto di impiego pubblico rientra nella materia dell’‘ordinamento civile’ riservata alla potestà legislativa esclusiva dello Stato”, insomma non può essere normata dalle Regioni, di qui l’illegittimità.

L’affaire-Ria è nato con il susseguirsi di tre leggi regionali: la 118 del 1998, la numero 6 del 2005 e la 16 del 2008. Nel 2011, infine, l’abrogazione che, però, non incide sui casi avviati in precedenza.





La vertenza è stata affrontata da maggioranze di centrodestra e centrosinistra che, però, non hanno mai saputo affrontare di petto la questione, sperando in un aiuto dei giudici delle leggi che alla fine è arrivato, insperato.

Per la Corte costituzionale, con la legge del 2005 “il legislatore regionale ha inteso perseguire finalità perequative del trattamento di anzianità di tutti i dipendenti regionali riconoscendo il diritto alla riliquidazione della r.i.a. in favore del personale regionale già in organico, assunto tramite corso-concorso o concorso pubblico”, come si legge nella sentenza.

Nel 2008 il nuovo ritocco, “ulteriormente ampliando l’ambito dei destinatari di tale previsione, individuandoli nei ‘dipendenti che alla data del 1989 erano inquadrati in ruolo in una delle pubbliche amministrazioni’”.

STORIA DELLA RIA

Il caso si è originato a partire da una legge varata all’ultimo momento durante la legislatura di centrosinistra con la presidenza di Ottaviano Del Turco, nella quale veniva stabilita, in maniera anomala, la perequazione verso l’alto del trattamento economico dei dipendenti rispetto a quello spettante ai lavoratori con l’indennità più sostanziosa: in particolare, gli ex segretari comunali assunti dalla Regione con il corso-concorso del 1989.

All’epoca la Giunta era guidata dal vice presidente, Enrico Paolini, a causa del ciclone giudiziario su Sanitopoli che aveva spazzato via Del Turco, il suo braccio destro Lamberto Quarta e alcuni assessori.

La legge è stata proposta dall’assessore titolare del settore Giovanni D’Amico e il Consiglio l’ha approvata, sollevando un vespaio di polemiche.





L’esecutivo in seguito ha compreso la reale portata finanziario della norma, quindi ha provato a fare marcia indietro ma, complice la scadenza del mandato e le elezioni alle porte, l’assemblea dell’Emiciclo non ha votato la revoca.

Durante la consiliatura di Gianni Chiodi andata in archivio da pochi mesi, su proposta dell’assessore al Personale Federica Carpineta la legge è stata abrogata, ma intanto la frittata era già stata fatta.

Infatti le prime 35 sentenze già eseguite hanno comportato un esborso di 1,17 milioni di euro, ma il grosso del maxi-contenzioso deve ancora arrivare e la stima parla di poco meno di 16 milioni necessari per fare fronte alle richieste presentate ai giudici del lavoro più gli oneri riflessi a carico del datore di lavoro, pari a 5,6 milioni.

In tutto sono 1.111 i tentativi di conciliazione esperiti, cui hanno fatto seguito 801 ricorsi: 706 dal personale di categoria e 95 dai dirigenti.

Per fronteggiare la situazione, la Regione ha istituito un tavolo tecnico per proporre una transazione ai sindacati riconoscendo una riduzione della Ria al 30 o al 50% e scongiurare il dissanguamento delle finanze abruzzesi o almeno contenerne le proporzioni.

L’ancora di salvataggio definitiva alle casse regionali, però, è arrivata ora dalla Consulta, che potrebbe aver messo la parola fine alla questione riconoscendo l’illegittimità della legge ed evitando il salasso al bilancio abruzzese.

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