PUNTELLAMENTI: STIMA SALE A 500 MILIONI E I LAVORI ‘URGENTI’ FATTI DUE ANNI DOPO

di Filippo Tronca

8 Settembre 2014 07:30

L'Aquila -

L'AQUILA – Ammonterebbero a circa 500 milioni di euro i lavori di messa in sicurezza degli edifici dell'Aquila danneggiati dal terremoto del 6 aprile 2009. E a beneficiarne ci sono state ditte che, in ragione della “somma urgenza”, hanno fatto incetta di lavori nei primi mesi del post-terremoto, ma poi li hanno effettuati, con molta poca urgenza, anche 2 anni dopo.

Questo scenario che emerge dalle stime più aggiornate e dalla lettura degli elenchi disponibili delle ditte affidatarie, suscita più di un interrogativo. Ai 200 milioni dei lavori appaltati dal Comune dell’Aquila a circa un centinaio di ditte nel 2009, bisogna aggiungere infatti quelle che fanno riferimento alle commesse affidate dal provveditorato alle Opere pubbliche, dalla direzione regionale dei Beni culturali, dalla Curia e da tutti gli altri enti pubblici che avessero edifici lesionati da salvaguardare.

In ogni caso, tutti questi lavori sono stati assegnati a chiamata diretta e senza gara, in quanto considerati lavori emergenziali, pagati a consuntivo, cioè una volta valutato il danno e installato effettivamente il puntellamento, e non secondo i preventivi riferiti a un progetto di messa in sicurezza meticolosamente verificato, come si dovrebbe fare in condizioni normali.





La nuova stima dei costi è superiore a tutte quelle ufficiosamente effettuate e su cui, comunque, non esiste un consuntivo verificabile e ufficiale. Il nodo centrale è la palese contraddizione sulle tempistiche di consegna da parte di alcune ditte, che hanno agito anche 24 mesi dopo l’affidamento del lavoro, che pure era stato considerato talmente urgente da non poter consentire un normale appalto.

Altro aspetto della vicenda meritevole di approfondimento è costituito dai lavori di manutenzione delle opere di messa in sicurezza.

Come conferma tutta la letteratura scientifica, se non viene periodicamente monitorato e fatto oggetto di interventi, un puntellamento rischia di non svolgere più nel modo migliore il suo compito di consolidamento dell’edificio, e anzi potrebbe addirittura, in caso di nuovo evento sismico, rappresentare un pericolo aggiuntivo.

A lanciare l'allarme sulla mancata manutenzione era stato l'ex vice commissario per la Tutela dei beni culturali, Luciano Marchetti, poi arrestato ai domiciliari perché coinvolto in un presunto giro di tangenti scoperto nell'ambito dell'inchiesta “Betrayal” della procura della Repubblica del capoluogo.





Le opere provvisionali e di messa in sicurezza post-sismica sono tornate al centro dell'attenzione anche a seguito della precedente indagine “Do ut des” che ha travolto la Giunta del sindaco Massimo Cialente, portando il sindaco alle dimissioni (poi ritirate) e al cambio di vice sindaco, titolo passato da Roberto Riga (indagato) all'ex procuratore Nicola Trifuoggi.

A giugno i pubblici ministeri David Mancini e Antonietta Picardi hanno firmato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti gli 8 indagati: i 4 arrestati ai domiciliari Vladimiro Placidi, ex assessore comunale alla Ricostruzione dei beni culturali della vecchia Giunta Cialente; Pierluigi Tancredi, ex assessore di centrodestra degli anni Duemila, all’epoca dei fatti consigliere comunale; Daniela Sibilla, 38, dipendente del Consorzio beni culturali e già collaboratrice di Tancredi durante i suoi mandati di assessore; Pasqualino Macera, all’epoca dei fatti funzionario responsabile Centro-Italia della Mercatone Uno S.p.a.

Chiesto il processo anche per gli altri 4 indagati nell’inchiesta della squadra Mobile, diretta da Maurilio Grasso: l’ex vice sindaco Roberto Riga, il dirigente comunale Mario Di Gregorio, il progettista dei puntellamenti di palazzo Carli Fabrizio Menestò e l’imprenditore Daniele Lago.

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