PORTI E RETI: DEL VECCHIO, ”TRA OPPORTUNITA’ PERSE E OCCASIONI DA COGLIERE”

19 Giugno 2019 20:42

Regione - Cronaca








PESCARA – Seconda puntata di “Note di curiosità”, la rubrica che Enzo Del Vecchio, ex vice sindaco ed ex consigliere comunale a Pescara, cura ogni settimana e “regala” agli organi di informazione.
 
Questa settimana, Del Vecchio parla di “Porti e Reti: opportunità perse e occasioni da cogliere”
 
“Ed ecco che ci si trova di fronte ad un classico che, purtroppo, non fa neanche più notizia: lo svanire delle “promesse elettorali”; un classico che, a ben guardare, ha visto protagonista, da ultimo, il Porto di Pescara. Con grande enfasi e titoloni di giornali veniva accolto l’impegno pre-elettorale del già viceministro Rixi, nel corso della sua scampagnata lungo la vasca di colmata del Porto di Pescara, che, per risolvere l’annosa questione si incaricava di far inserire l’argomento nello ‘sblocca cantieri’ con la nomina di un ‘commissario straordinario’”, esordisce Del Vecchio.
 
“Inchiostro e carta – prosegue – per redigere l’emendamento ma, come ‘la farina del diavolo in crusca finisce’ così l’emendamento del Porto di Pescara nel cestino finì e senza che nessuno ne abbia dato notizia: peccato, ma in fondo quella ‘falsa promessa’ a poco sarebbe servita poiché, e come annunciato dall’attuale amministrazione regionale i progetti per la costruzione dei moli guardiani e la deviazione del fiume Pescara, propedeutico alla nascita del vero Porto di Pescara, vanno avanti poiché il primo lotto per 15 milioni di euro (fondi Masterplan) ha avuto il via libera dal Comitato Via regionale il 6 giugno u.s. ed il progetto del secondo lotto, già finanziato con fondi Cipe, è in corso di redazione da parte dell’Arap”.
 
“Ed allora cosa manca? – si chiede l’ex vice sindaco – Manca la disponibilità dell’attuale vasca di colmata strapiena di materiale che il Provveditorato Interregionale alle Opere pubbliche, struttura dipendente dal Ministero delle Infrastrutture, dove era Viceministro proprio Rixi, deve provvedere a svuotare. E per questo era necessario o lo è, il commissariamento oppure, diversamente, ci vuole solo ed esclusivamente l’impegno del Ministero delle Infrastrutture, che ha a capo Danilo Toninelli del Movimento 5 stelle), della struttura dallo stesso dipendente?”.
 
IL RESTO DELLA NOTA
 
Purtroppo le interrogazioni e le interpellanze sono indirizzate, come fumo negli occhi, per sapere se scegliamo di rimanere con l’Autorità di Ancona o andare con Civitavecchia e non per sapere quali sviluppi veri e necessitanti con urgenza il ministro Toninelli vuole assicurare per svuotare la vasca di colmata che vuol dire consentire un tempo congruo di dragaggi per la sicurezza della navigabilità e delle attività della locale marineria.
 
Ancora una volta, peccato!
 
Svanita la cartina di tornasole della c.d. legge “sblocca cantieri” ora l’auspicio è che le misure contenute nel cosiddetto “decreto crescita” – decreto legge n. 34 del 30.04.2019 -, di prossima conversione in legge, non si configurino come un’altra occasione persa per l’Abruzzo.
 
Due sono le misure contenute nella citata norma che mi preme portare in evidenza:
• Art. 34 – Piano grandi investimenti nelle zone economiche speciali;
• Art. 44 – Semplificazione ed efficientamento dei processi di programmazione, vigilanza ed attuazione degli interventi finanziati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione.
 
In buona sostanza il Governo promuove con l’art. 34 ulteriori iniziative ed investimenti per lo sviluppo delle imprese ricadenti nelle “Zone Economiche Speciali”, esattamente come quella della Regione Abruzzo approvata dalla Giunta Regionale con delibera 122 del 07.02.2019, ed attualmente all’attenzione del Ministero della Coesione per il definitivo assenso da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, salvo rocambolesche acrobazie paesane che potrebbero solo ritardare l’approvazione della Zes abruzzese con gravi ripercussioni sul nostro sistema economico produttivo.
 
Per dare conto di quali sono le opportunità economiche a cui potremmo accedere o rinunciare nell’art. 34 del decreto legge 34/2019 è previsto: “Piano grandi investimenti – Zes a cui sono destinati 50 milioni di euro per il 2019, 150 milioni di euro per il 2020 e 100 milioni di euro per il 2021 a valere sulle risorse del Fondo sviluppo e coesione (Fsc), di cui all’articolo 1, comma 6, della legge 27 dicembre 2013, n. 147.”
 
Con l’altra previsione normativa, l’art. 44, il Governo nazionale intende operare una sorta di coordinamento delle risorse del Fsc – Fondo per lo Sviluppo e la Coesione – riguardanti i periodi: 2000/2006, 2007/2013 e 2014/2020 attraverso l’istituzione di un contenitore unico denominato “Piano Sviluppo e Coesione”.
 
Si tratta di un’operazione apparentemente neutra ma che nelle pieghe dei vari commi, di cui è infarcito l’articolo citato, si possono scorgere spazi per “l’appropriazione” del governo centrale di risorse da destinare ad altri lidi.
 
Di certo ambiti per riprogrammazioni, come più volte si è sentito in questi mesi dall’amministrazione regionale, non sembrano poterci essere laddove il decreto legge cristallizza gli interventi ed il relativo finanziamento alla data di entrata in vigore dello stesso decreto legge, e cioè al 30.04.2019.
 
Un limite che non sembra superabile neanche dalla previsione “transitoria” che riguarda esclusivamente i programmi 2000/2006 e 2007/2013.
 
Ed allora, interrogazioni ed interpellanze si trasformino in interventi emendativi capaci di superare le criticità insite del decreto legge 34/2019 e che potrebbero comportare definanziamenti per la nostra Regione.
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