PIETRO TROZZI: SCI CONTRO DISABILITA’, ”IN PISTA SIAMO TUTTI UGUALI”

di Elisa Marulli

25 Dicembre 2011 08:04

L'Aquila -

L’AQUILA – “La grandezza dell’uomo è nella sua decisione di essere più forte della sua condizione”.

Una frase del premio Nobel per la Letteratura Albert Camus che si addice perfettamente a Pietro Trozzi, presidente dell’associazione sci handicap Abruzzo (Asha), che dal 2005 promuove attività sportive per le persone con handicap fisico attraverso la pratica dello sci alpino.

“In pista siamo tutti uguali, si scia alla pari e si sta tutti insieme, senza alcuna differenza”, racconta Pietro, da sempre appassionato di sci, attività che ha continuato a praticare anche dopo un grave incidente stradale in cui è rimasto coinvolto anni fa.

Nulla lo ha fermato, seguendo l’aforisma camusiano ha deciso di essere “più forte della sua condizione”, tanto da essere diventato campione italiano nel 2008 di slalom gigante nella categoria sitting.

Come presidente dell’Asha, insieme agli altri componenti dell’associazione accomunati dalla condizione di disabilità, Pietro organizza a Roccaraso, in località Aremogna, attività sportive sciistiche per i disabili per favorire l’integrazione sociale e la riabilitazione fisica.

Perché lo sport, racconta nell’intervista ad AbruzzoWeb, può essere la chiave per superare questa condizione.

Quando è nata l’associazione che presiede?

L’associazione è nata nel 2005 ed è costituita da persone che, come me, sono affette da disabilità fisica, come paraplegia o tetraplegia.





Avendo noi soci fondatori un trascorso di vita sportiva, e in particolare nel mondo dello sci alpino per disabili, vogliamo che nella nostra Regione ci sia un gruppo che promuova attività sportive per persone con handicap, invernali ed estive.

Che tipi di attività svolgete?

Facciamo sia attività agonistica che ludica. Per esempio, stiamo preparando atleti che andranno al Sestriere a gareggiare il 14 e 15 gennaio 2012.

Per la parte più prettamente ludica, organizziamo corsi di sci aperti alle persone disabili. Dopo la metà di gennaio, inizieranno i corsi all’Aremogna, a Roccaraso, divisi per i livelli “principianti” e “avanzato”.

Una persona disabile in che modo riesce a sciare?

Ci sono due tipi di sci: quello attivo e quello passivo. Lo sci attivo è quello che riguarda le persone autonome, che possono quindi sciare da sole con l’uso del monosci, ossia un seggiolino sotto al quale c’è uno sci.

Chi deve essere assistito, usa il dualski, sci accompagnato, oppure il tandem, dove il maestro scia sullo stresso attrezzo con il disabile. Grazie all’uso di questo attrezzo, riusciamo a trattare anche disabilità complesse, ad esempio con spasticità e distonia.

Ogni tipo di condizione ha poi una sua attrezzatura specifica.

Quali sono i benefici che un disabile trae nel praticare lo sci?





Prima di tutto, è uno dei pochi sport in cui si lascia la carrozzina. Si scia alla pari, e poi si sta insieme, disabili e non.

Lo sci, inoltre, ti permette di stare all’aria aperta. La montagna, che può sembrare ostica, difficoltosa, in realtà non lo è.

In che momento ha deciso che lo sci lo avrebbe aiutato a superare in qualche modo la sua disabilità?

Sono un maestro di sci, amo da sempre questo tipo di attività. Dopo l’incidente stradale ho ripreso a sciare, prima con i corsi e poi mi sono avvicinato al mondo delle gare, arrivando anche al prestigioso primo premio nello slalom gigante nel 2008.

Secondo lei, della possibilità di fare sport da parte dei disabili è una cosa di cui si parla ancora poco?

Se ne parla abbastanza. Secondo il mio parere, però i disabili spesso si  adagiano sulla loro condizione. Entrano in uno stato depressivo senza reagire. Lo sport può invece aiutarli tantissimo sia a livello fisico che psichico.

Cos’è significa per lei sciare?

Sciare è la mia vita. Non mi pongo il problema di essere disabile. In pista, sulla neve, siamo tutti uguali.

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