PESCARA: SOSPIRI, ”ABNORMI I DINIEGHI DEL COMUNE A RISTORANTE CASAMATTA”

22 Gennaio 2020 15:14

Pescara - Politica

PESCARA – – In una lunga nota il presidente del Consiglio regionale  Lorenzo Sospiri, rivela i problemi che sta incontrando il ristorante ‘CasaMatta’ di via Venezia a Pescara, per ottenere le autorizzazioni necessarie ad iniziare l'attività.

 Sospiri a scanso di equivoci rende noto che l'attività sarà gestita società Il Piacere Srl, di cui il presidente è socio, questo “nella mia sfera personale, come di altre società di cui non mi occupo personalmente né le stesse attività si occupano di attività regionali. La società in questione è gestita da un amministratore unico che con i propri tecnici ha preso in locazione un immobile e ha svolto tutte le iniziative procedurali della Scia e i lavori per la sua messa in funzione”.

LA NOTA COMPLETA

Nella vita si fa politica per passione, non per lavoro. Poi c’è la sfera personale nella quale è bene che ci sia spazio per il lavoro proprio per essere indipendenti dalla politica, che significa anche svolgere attività commerciali o imprenditoriali purchè le stesse nulla abbiano a che fare con la veste pubblica né interferiscano con i propri ruoli politico-amministrativi ricoperti e, a rigor di logica, non mi sembra che la ristorazione abbia interferenze con la Presidenza del Consiglio regionale.

Detto questo, nella mia sfera personale faccio parte della società Il Piacere Srl come di altre società di cui non mi occupo personalmente né le stesse attività si occupano di attività regionali.

La società in questione è gestita da un amministratore unico che con i propri tecnici ha preso in locazione un immobile e ha svolto tutte le iniziative procedurali della Scia e i lavori per la sua messa in funzione. Nel contratto è specificato che ‘i locatori concedono in locazione alla società l’immobile a uso commerciale’.

Oggi la novità: gli uffici comunali hanno espresso il diniego al cambio di destinazione d’uso che comunque non rende inagibile lo spazio.





E sotto questo profilo è evidente che il provvedimento pare abnorme, fallace e sarà soggetto a un legittimo ricorso al Tar, visto che, se l’immobile è ancora F3, qualcuno dovrà spiegare com’è possibile che l’intera palazzina sia occupata da civili abitazioni private e non certo case a uso pubblico, men che meno uffici pubblici. È evidente che, senza alcun imbarazzo, la questione verrà portata dinanzi al Tribunale amministrativo regionale che dovrà dire chi ha ragione.

Personalmente credo che sia bello impegnarsi per una passione nella sfera privata, una passione come può essere anche la ristorazione, e investire energie per dare alla città un altro bel posto, e non comprendo quale possa essere lo stupore o il problema se a farlo è un Presidente del Consiglio regionale che, al contrario, deve fare in modo di non essere nella vita un ‘dipendente della politica’.

Nel caso specifico, la società oggetto della vicenda ha un amministratore unico, che non sono io, che ha preso in affitto l’immobile di via Venezia dal proprietario privato e ha attivato le procedure consuete per aprire il ristorante.

La norma non impedisce, nel mentre si è aperta la procedura di Scia, di effettuare i lavori e di iniziare a operare e, al contempo, non impedisce al Comune di effettuare i controlli documentali entro 30 giorni, esattamente com’è accaduto in questo caso.

Oggi scopriamo che secondo il Comune il cambio di destinazione d’uso sarebbe irricevibile perché il locale concesso in affitto sarebbe ancora classificato come F3, ossia potrebbe ospitare solo uffici pubblici.

Ed è qui che scatta l’abnormità del diniego: la zona F3 nel nostro Piano regolatore prevede anche la sottozona F3 ‘destinata a servizi e attrezzature pubbliche o di interesse pubblico: scolastiche, religiose, amministrative, culturali, sanitarie e assistenziali, commerciali, sportive e ricreative’, disponendo che ‘gli interventi si attuano per iniziativa pubblica o privata’; quando non si applica la sottozona F3, si applica la sottozona F5, ‘destinata a servizi e attrezzature di carattere privato dello stesso tipo di quelle della sottozona F3’.

Tant’è che oggi l’intero immobile, ai piani superiori, non ospita più da anni uffici pubblici, ma civili abitazioni, appartamenti privati, che certamente non sono a uso pubblico e a questo punto gli uffici comunali chiariranno dinanzi al Tar come sia stato possibile acconsentire la realizzazione di quegli appartamenti, che non sono di certo case a uso pubblico.





Questo è il merito dei fatti. Veniamo al resto: la norma dice che entro i 30 giorni dalla presentazione della Scia il Comune dovrebbe pronunciarsi sul controllo dei documenti e infatti è accaduto, ovvero il parere di diniego del cambio di destinazione d’uso è arrivato al 29° giorno, senza alcuna interferenza politica, proprio perché io non mi sono mai recato al Comune di Pescara, non ho parlato né ho cercato alcun tecnico e l’intera procedura è stata, come ovvio, portata avanti dall’amministratore unico che è anche il responsabile legale sotto ogni punto di vista della vicenda.

Tutto il resto è folklore teso a dare colore.

Vale la pena fare poche ulteriori sottolineature: il diniego del Comune è un bell’esempio di trasparenza, perché dimostra che non c’è stata alcuna ingerenza politica nella vicenda, tanto che gli uffici comunali sono stati liberi, com’era giusto che fosse, di fare i propri controlli, di valutare e di firmare un diniego, senza tener conto di nomi e cognomi.

Non comprendo chi dovrebbe nutrire ‘imbarazzo’: nella vita non faccio né il geometra né l’architetto, non sono io che controllo le pratiche, dunque non sono tenuto a conoscere norme e cavilli.

Ai tecnici incaricati dall’amministratore societario di seguire le procedure non si può contestare l’aver svolto i lavori senza aver atteso il pronunciamento del Comune perché la legge della Scia non lo prevede.

Ora l’amministratore unico della società porrà in essere tutte le procedure consentite per risolvere la problematica, sempre nel rispetto delle norme vigenti.

La vicenda mi ha permesso però di far emergere una problematica reale, ovvero non credo che quello dell’immobile di via Venezia sia l’unico classificato nel Piano regolatore come F3-Uffici pubblici che di fatto non ospita più uffici pubblici, ma ospita, ad esempio, case private, senza però che gli Uffici del Comune abbiano mai provveduto ad aggiornare il piano stesso ed è una verifica che andrà fatta”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: