PESCARA: CHIUSURA DEL BAR CAMPLONE, BATTAGLIA PER SALVARE I 18 DIPENDENTI

di Alessandra Renzetti

7 Febbraio 2014 08:24

Pescara -

PESCARA – I sindacati scendono in campo per difendere i lavoratori del bar Camplone, uno dei simboli del commercio di Pescara a rischio chiusura.

A breve all’assessorato alle Politiche sociali della Provincia di Pescara si discuterà con la Filcams Cgil per discutere sul destino dei 18 dipendenti di uno dei luoghi di incontro per eccellenza della città adratica.

A spiegare la situazione dal punto di vista dei sindacati è Lucio Cipollini della Filcams Cgil.

“L’azienda – le parole di Cipollini al nostro giornale – ha ricevuto uno sfratto per morosità al 31 gennaio e ha pensato bene di non pagare diversi stipendi ai lavoratori, lasciandoli in sospeso dall’ottobre del 2013. Non è stato un modo corretto di fare imprenditoria, perché i dipendenti si sono fidati dell’azienda e credo che a distanza di qualche giorno non abbiano ancora compreso effettivamente cos'è successo. Devono ancora fare i conti con la realtà. Dal canto suo, l’azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo”.





Non si erano insospettiti?

A quanto pare no, visto il grande rispetto e la grande fiducia nei confronti della proprietà. Purtroppo non c’è stato alcun preavviso. Sostanzialmente è stata chiusa l'attività, mandando la comunicazione all'ultimo momento. I dipendenti sono rimasti in sospeso perché non sono stati ancora licenziati, quindi loro non conoscono neanche la loro posizione, semplicemente non stanno più lavorando, non si sa se sono sospesi o sono ancora in ferie. Credo che addirittura abbiano saputo cosa stesse succedendo direttamente dai giornali. Erano convinti di essere in ferie, non immaginavano che quelle ferie non sarebbero mai finite.

La vostra reazione?

Siamo tutti indignati. Di punto in bianco abbiamo dovuto agire per non rendere la situazione ancora più gravosa per i dipendenti. Se la proprietà fosse corretta, dovrebbe dar loro gli stipendi arretrati. L’azienda ha aperto formalmente una procedura di licenziamento collettivo. Alcuni si sono rivolti già a noi. altri lo faranno. La fase sindacale è comunque chiusa, ora stiamo formalizzando una richiesta d'incontro con la Provincia perché l'intenzione, a prescindere dal nostro ruolo istituzionale, è quello di fare un tentativo di ricerca e possibilmente trovare nuove soluzioni per la riapertura del bar. Va accelerata la fase sindacale per velocizzare il tutto, chiederemo anche la partecipazione di associazioni, aziende comunque legate al turismo.

Estenderemo l'invito a Confcommercio e Confesercenti anche per chiedere se c'è qualcuno interessato a rilevare quell'attività, in tutto questo la Provincia può fare anche da tramite e in sede di discussione si può chiedere che i lavoratori rientrino a lavorare nell'attività. Sebbene sia tutt'altra la ragione sociale anche se dello stesso gruppo, Camplone ha cessato anche altre attività come quella del laboratorio e della pasticceria aperta al pubblico in via D'Annunzio, dove lavoravano 11 dipendenti. Ma da parte di Camplone non c'è stata alcuna propensione alla  riapertura, quindi bisogna guardare oltre. Certo la situazione è un'incognita. Avranno delle loro motivazioni per aver chiuso le attività, ma i dipendenti andavano messi al corrente di quanto stava accadendo.





La Provincia si è dimostrata disponibile nei vostri confronti?

Si, assolutamente. Cercheremo di conoscere anche chi ha la proprietà dei locali e di metterli in contatto con qualcuno che possa essere intenzionato a rilevare l'attività. Questo è il programma a medio termine. Sarebbe bello se riaprisse entro l'estate, stagione in cui il centro della città si anima.

Lei è fiducioso?

Se si collabora, credo che si possa arrivare a una soluzione. Anni fa siamo riusciti a trovare un interlocutore che rilevasse il bar della Stazione di Pescara, la società che la gestiva era andata in fallimento ed era stato chiuso, ma il personale è stato poi reintegrato.

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