MORI’ IN CANALE DEL FUCINO: STRADA ”PERICOLOSA”, 4 RINVII A GIUDIZIO

24 Maggio 2018 12:05

L'Aquila - Cronaca

AVEZZANO – Quattro rinvii a giudizio per la morte di Giuseppe Asci, il barista annegato in un canale del Fucino dopo che la sua auto fu centrata in pieno da un altro veicolo e venne catapultata in acqua. 

Una tragedia avvenuta il 17 gennaio 2013 all'incrocio di Borgo Ottomila, ad Avezzano (L'Aquila). 

Come racconta Il Centro, il prossimo 20 novembre dovranno comparire in tribunale, così come disposto dal Giudice per le indagini preliminari Anna Carla Mastelli: il 66enne dell'Aquila Francesco Fucetola, dirigente del settore viabilità della Provincia, il 62 enne di Cerveteri (Roma) Giuseppe Di Bernardini, responsabile dell'area 3 Marsica-Carseolano del settore viabilità della Provincia, il 63enne Giacomo Continenza, capo cantoniere in alcune strade provinciali del Fucino, compresa quella dov'è avvenuto lo schianto mortale. 

I tre sono imputati per omicidio colposo e omissioni d'atti d'ufficio. 





Di omicidio colposo deve rispondere anche il 59enne di Lanciano (Chieti) Paolo Agabitini, conducente dell'auto che provocò l'incidente. 

Giuseppe Asci aveva 37 anni ed era originario di Venere, frazione di Pescina (L'Aquila). Lavorava come barista alla Conca d'Oro in via Garibaldi ad Avezzano. La sua vettura, una Opel Corsa, finì in acqua. L'amico che viaggiava con lui, E.T., si salvò per miracolo. 

L'incidente rialimentò le polemiche sulla pericolosità delle strade del Fucino e anche attraverso una petizione di 15.660 promossa dal Centro spinse la Provincia, all'epoca guidata da Antonio Del Corvo, a provvedere a una serie di interventi per la sicurezza lungo la Marruviana, da Avezzano a Borgo Ottomila. 

Ma è proprio alla mancanza di sicurezza all'epoca della tragedia che si rifà il decreto del gup Mastelli. 





Si evidenzia, infatti, “l'assenza di idonea struttura protettiva lungo la strada provinciale 20” e viene sottolineato che “le omissioni vennero colmate solo successivamente al sinistro mortale, con l'adozione di un impianto semaforico mobile per disciplinare correttamente la circolazione sotto il profilo della sicurezza”. 

Inoltre “la barriera del ponte risulta male apposta e non estesa fino a proteggere le aree limitrofe rientranti nello spazio di rischio di caduta nel canale”. 

In sede civile, la famiglia di Asci, assistita dall'avvocato Berardino Terra, ha chiesto un risarcimento danni di un milione e mezzo di euro. La sentenza è attesa lunedì 4 giugno davanti al tribunale di Avezzano. 

Gli imputati sono difesi dagli avvocati Delfina Conventi, Ferdinando Paone, Pietro Gallo e Roberto Verdecchia.

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