MIRIAM, SUPER VOCE AQUILANA: ”SOGNO DI FARE UN DISCO”

di Elisa Marulli

11 Settembre 2011 09:49

L'Aquila -

L’AQUILA – Capelli corti biondissimi (“ma non so quanto durerà questo look, mi piace cambiare”) occhi azzurro cielo che si illuminano quando viene pronunciata la parolina magica: musica.

Lei è Miriam Foresti, 26 anni, nata a Roma ma vissuta da sempre all’Aquila, città a cui si è scoperta affezionatissima dopo la tragedia del terremoto di oltre due anni fa. Evento drammatico che, però, le ha dato la spinta e il coraggio di prendere una decisione: dedicare la sua vita alla musica.

E di musica, Miriam, ne ha già “masticata” parecchia. Nel 2007 è stata una delle protagoniste del musical con Giò Di Tonno e Simona Molinari “Jekyll&Hyde” prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo. Nel 2010 ha partecipato al programma televisivo Nuovi talenti all’interno di Uno Mattina Estate andato in onda su Raiuno. Lo scorso maggio è stata la voce solista nello spettacolo di Michele Placido “Un incontro tra cinema e teatro”, e successivamente insieme al Phonema Gospel Choir ha lavorato con il cantante bianco dalla voce nera, Mario Biondi.

Uno sguardo anche al futuro, con tanti progetti ancora da realizzare tra cui un sogno: un disco tutto suo.

Seduta al tavolino del “Bar del Corso”, locale del centro storico che quasi ogni sera offre musica live, Miriam si racconta in questa intervista, con una timidezza che non ci si aspetta da una cantante come lei, che quando sale sul palco è capace di rapire per ore il cuore e le orecchie del pubblico, con un’espressività e una voce fuori dal comune. Ma quando sei sul palco, dice lei, “non sei più te stesso”. 

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Quando è nata la passione per la musica?

Mio padre canta, ho un fratello pianista e uno batterista. Mancava solo una voce! Di fatto ho sempre saputo di voler cantare e ho iniziato da piccola. Ho iniziato a seguire lezioni private di canto verso i 16 anni, studiando sia a Roma che all’Aquila.

Nel 2007 hai partecipato al tour del musical Jekyll&Hyde insieme al cantante Giò Di Tonno.

È stata un’esperienza fantastica, ho avuto la possibilità di vedere i teatri più belli d’Italia. Giò Di Tonno è una persona stupenda, molto alla mano. Nel cast c’era anche Simona Molinari, che conosco da tanto tempo, abbiamo praticamente iniziato insieme e tuttora ci sentiamo.

Il musical è stato una bellissima esperienza. A una persona timida come me il teatro permette di far uscire tutto quello che ha dentro.

Come si può essere timidi e stare su un palco, con gli occhi del pubblico puntati addosso?

Prima di iniziare a cantare ero timidissima, mi tenevo tutto dentro, implodevo di emozioni. Grazie alla musica mi sono sciolta. Quando sei sul palco è come se non fossi più tu.





A quali cantanti ti ispiri?

Il genere che mi colpisce di più è il blues. È un tipo di musica che sento vicina, mi colpisce il fatto che quando è nata attraverso di essa si raccontassero storie, con grande sensibilità.

Se dovessi fare qualche nome, direi sicuramente Etta James, B.B. King, Ray Charles. Tra gli italiani mi piacciono Pino Daniele e la bravissima Carmen Consoli.

Sei impegnata con diverse formazioni musicali. Cosa proponete nelle vostre esibizioni?

Con i ‘Mind the hat’ presentiamo i grandi classici del blues, tra cui Albert King, lo stesso B.B. King, riarrangiati però in chiave funky. ‘Cuppa coffee’è invece una formazione acustica: siamo io alla voce e il mio fidanzato, Augusto Marra, alla chitarra. Spesso mi esibisco anche sola, solo voce e chitarra, riproponendo brani di artisti più disparati, da Tracy Chapman a Jeff Buckley, di cui ho riarrangiato la cover ‘Halleluja’, che lui ha reso famosissima.

C’è un’aquilana, Claudia Ferella, tra i possibili concorrenti del talent show musicale “X Factor”. Cosa ne pensi di questi programmi?

Sono contraria. Non mi fido, mi mettono paura, perché possono rivelarsi un fuoco di paglia. Un conto è se devi lanciare un disco, allora la televisione può aiutarti molto. In caso contrario, il rischio è di rimanere sempre etichettati  come ‘quelli di Amici o di X Factor’.

Insomma, secondo te la gavetta è necessaria.

Bisogna prepararsi, studiare e anche la gavetta ti forma. Come puoi raccontare qualcosa se non hai fatto nessuna esperienza?

Hai mai provato a entrare in qualche programma?

Avevo 18 anni, sono andata a Roma per i provini di ‘Amici’. Ero lì fuori, in fila da ore sotto il sole e mi sono sentita male. Ho avuto un’insolazione e sono andata via. L’ho preso come un segno del destino. (ride)

Hai mai pensato di provare con Sanremo?

Inizio a pensarci ora. Non l’ho fatto prima perché non mi andava di partecipare con progetti che non fossero propriamente miei. Ora invece ho iniziato a scrivere cose mie…





Di cosa parli nelle tue canzoni?

L’ispirazione parte da situazioni autobiografiche. Il tema fondamentale sono le contraddizioni, le contrapposizioni. Sono scritte rigorosamente in italiano e qualche brano ho iniziato a proporlo in chiave acustica nei miei live.

6 aprile 2009, terremoto all’Aquila. Come hai vissuto quell’esperienza?

Ero a casa, con la mia famiglia. Siamo usciti, come tutti. Il 6 pomeriggio abbiamo lasciato la città per andare a Roma. In qualche modo andare via mi è servito. Innanzitutto per dimenticare prima. Non avevi tutti i giorni la distruzione davanti agli occhi, anche se contemporaneamente sembrava strano vedere che la vita lì andava avanti normalmente, nessuno che potesse capire ciò che provavi…

La tragedia del terremoto mi ha dato però una spinta. Da quel momento ho deciso di dedicare la mia vita completamente alla musica.

Quindi ora fai la spola tra Roma e L’Aquila…

Sì. Non pensavo di essere così affezionata a questo posto. Il mio rammarico è che noi aquilani non siamo riusciti a vedere e sfruttare le cose belle che questa città aveva, fino a quando non le abbiamo perse.

La musica come si è inserita in questa tragedia? Come si rimedia alla mancanza di spazi per suonare?

In realtà si fa più musica dal vivo di prima del terremoto. I gestori non erano interessati, ora invece ovunque vai trovi qualcuno che suona live. E questo è bello, è positivo.

Eri anche tra gli artisti aquilani che hanno cantato “Domà”, il brano in dialetto che racconta il terremoto sulle note della canzone “Domani” che tanti cantanti italiani hanno dedicato alla tragedia dell’Aquila.

È stato divertentissimo farlo! Un peccato aver registrato in momenti diversi perché non ho potuto conoscere tutti gli altri artisti. La presentazione del video in piazza Duomo è stato emozionantissima, un momento di aggregazione sano e genuino.

Hai un sogno nel cassetto? Tipo salire sul palco con qualche big della musica…

Per me realizzare un disco tutto mio sarebbe già tanto. Sono realista, molti mi criticano per questo. Io mi sento con i piedi ben saldi per terra, non punto in altissimo ma procedo per piccoli traguardi, tutto quello che viene in più è un dono.

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