MARIO FRATTI: STORIA DI UN PARTIGIANO ”CODARDO” IL ‘DIARIO PROIBITO’ DELLA RESISTENZA AQUILANA

di Marianna Galeota

18 Settembre 2013 18:21

L'Aquila - Video




L’AQUILA – Un diario scritto di getto con l’ardore di un giovane ”Amleto” di vent’anni.





È il libro di Mario Fratti, commediografo e drammaturgo di origine aquilana e di adozione statunitense, dal titolo Diario proibito – L’Aquila anni Quaranta, presentato nel capoluogo questo pomeriggio all’Auditorium ‘Sericchi’ nel complesso Strinella 88. 
 
La storia è ambientata all’Aquila negli anni della Seconda guerra mondiale e racconta le vicende di un giovane ”codardo”, come l’autore stesso definisce il suo protagonista: un pavido che crede nella resistenza e nell’antifascismo, ma che non ha il coraggio di unirsi ai partigiani nella lotta.
 
”Ho pubblicato questo libro a distanza di molti anni, lo scrissi in infatti intorno al 1948 e, rileggendolo a distanza di tempo, sono rimasto molto sorpreso dal mio stile di allora – racconta ad AbruzzoWeb – Oggi è completamente cambiato, molto più conciso, reciso, ping pong!”.
 
Nella sua carriera, che conta 90 opere tradotte in 20 ligue differenti, Fratti ha raccontato altre volte i crimini perpetrati dal regime fascista. 
 
”Dopo la morte dei nove martiri aquilani ho raccontato le nefandezze del fascismo e ho fatto l’elenco di tutte le tragedie: Bologna, Milano, Reggio Emilia, e le ho concentrate tutte all’Aquila – spiega – Questo secondo una legge aristotelica secondo la quale tutto deve avvenire nello stesso luogo”. 
 
Il commediografo aquilano vive e lavora negli Stati Uniti dal 1963, dove la critica lo ha subito accolto con favore e si dice innamorato ”di un Paese che dà un’opportunità a tutti e, se hai qualità, ti accetta – prosegue – In Italia è molto diverso, qui ho vinto ben 33 premi teatrali e non li rappresentavano quasi mai”. 
 
Il ricordo dell’Aquila ai tempi del fascismo è molto nitido nella sua mente: ”Ho vissuto molto serenamente quel periodo – dice – Io e la mia famiglia avevamo due magri pasti al giorno e ricordo di aver visto solo due bombardamenti e la prima donna nuda che si spogliò davanti a me a causa di un’esplosione di una bomba. Qualcuno penserà che L’Aquila fosse un nido di crimini, e invece no! Venivano da fuori”. 
 
Amico di Giorgio Scimia, uno dei 9 martiri aquilani morti per mano dei tedeschi, di lui dice di conservare gli insegnamenti: ”A scuola mi parlavano di fascismo, lui invece mi parlava di antifascismo, di cambiamento, di plusvalore e mi diceva ‘Vieni con noi’ – afferma Fratti – Ero geloso perché li immaginavo a combattere sulle montagne, invece poi ho saputo che sono morti”. 
 
Il commediografo aquilano afferma di non aver mai dimenticato il capoluogo e il sisma del 6 aprile 2009 che lo ha sconvolto e raso al suolo. Un tema, questo, che scelto di portare a teatro insieme a sua figlia, che fa la regista. 
 
”Abbiamo fatto una cosa interessantissima, sulla mia opera dei 9 martiri – conclude – Mia figlia li ha fatti rinascere nel 2009, durante il sisma. I protagonisti, però, non pensano che sia un terremoto, ma un bombardamento degli americani”. 
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