LA REGIONE TOSCANA ABOLISCE I DOPPI VITALIZI, IN ABRUZZO NESSUNA FRETTA

di Filippo Tronca

1 Febbraio 2016 07:00

Regione - Politica

L'AQUILA – È legge la soppressione, anche retroattiva, del vitalizio per gli ex consiglieri regionali che percepiscono anche il vitalizio da ex parlamentare. Non in Abruzzo ovviamente, ma in Toscana dove il 10 dicembre è stato approvato uno storico provvedimento, che permetterà di risparmiare a regime centinaia di migliaia di euro l’anno.

A palazzo dell'Emiciclo si è invece ancora in alto mare, e non sembra esserci volontà politica di imitare la virtuosa Toscana.

L’Abruzzo infatti ha sì abolito nel 2011 il vitalizio a partire da questa legislatura, ma il contestato assegno che molti considerano un insopportabile privilegio è goduto ancora da circa un centinaio di ex consiglieri, o dalle loro vedove, se deceduti.

Una trentina percepiscono in aggiunta anche quello da ex parlamentare, con un costo complessivo di circa 4 milioni di euro l’anno.

Un provvedimento che prevede almeno di tagliare per i doppi percettori di vitalizio l’assegno regionale, lo ha presentato il consigliere regionale Sara Marcozzi del Movimento 5 Stelle nel luglio 2015. Norma che prevede anche il dimezzamento dell’indennità dei consiglieri, da 11 mila euro lordi a 5.000 euro lordi.





Una legge che va in fondo nella stessa direzione dell’impegno assunto da parte della Conferenza dei presidenti dei Consigli regionali, di ridurre del 10 per cento tutti i vitalizi, per un periodo di tre anni a titolo di contribuzione alla grave crisi economica. Con una maggiorazione del taglio fino al 50 per cento per coloro che godono anche di altro vitalizio.

Ma nulla, su entrambi i fronti, è stato ancora fatto.

La proposta di legge grillina, arrivata in Aula consiliare per l’approvazione, è stata subito rispedita in prima Commissione Bilancio.

Non perché non si fosse d’accordo sulla necessità di fare qualche sacrificio, ci mancherebbe, hanno assicurato la stragrande maggioranza dei consiglieri di maggioranza e di opposizione di centrodestra. Ma perché, è stato spiegato, era necessario mettere a punto un testo più organico e meditato.

Compito assegnato all’ufficio di Presidenza del Consiglio, composto dal presidente, Giuseppe Di Pangrazio, Partito democratico, dal vice presidente vicario, Lucrezio Paolini, Italia dei valori, dal vice presidente Paolo Gatti, Forza Italia, dai consigliere Alessio Monaco, Regione facile e dal consigliere segretario Giorgio D'Ignazio, Nuovo centro destra.

Da quel giorno di quella legge se ne sono perse le tracce, come un vascello fantasma nel porto delle nebbie.





Alle ripetute richieste di informazioni sul’iter del provvedimento è stato risposto dai membri dell’ufficio di Presidenza che ci si stava lavorando, ma anche che una norma regionale sarebbe comunque prematura, prima della riforma costituzionale in via di approvazione, destinata inevitabilmente a modificare il quadro. E che resta lo scoglio giuridico rappresentato dalla tutela del “diritto acquisito”, che esporrebbe a ricorsi e rilievi di incostituzionalità l’abolizione retroattiva dei vitalizi in essere.

Perplessità e distinguo, che invece non hanno impedito alla Toscana di approvare la legge 74 entrata in vigore il 15 dicembre, a cui non ha fatto seguito nessun rilievo di incostituzionalità da parte del governo, per via del famigerato diritto acquisito.

Legge che fa seguito ad una riduzione degli assegni di tutti percettori di vitalizio. Con il fine di incidere “ulteriormente sul contenimento dei costi della politica e anche al fine di  temperare disparità di trattamento tra consiglieri eletti in legislature diverse”, la legge dispone “la cessazione dell’erogazione dell’assegno vitalizio regionale in caso di fruizione di analogo istituto, nonché la sospensione dell’erogazione dell’assegno vitalizio qualora il percettore venga rieletto alla carica di consigliere regionale o eletto al Parlamento europeo, al Parlamento nazionale, al Consiglio regionale di altra Regione o nominato componente della Giunta della Regione Toscana o di altra Regione”.

La regione restituirà la differenza fra i contributi versati durante il mandato e quanto finora percepito a titolo di vitalizio. E siccome la differenza non è mai così a svantaggio della Regione ne deriverà, così scrivono nella relazione alla legge, una consistente riduzione della spesa.

L’Abruzzo per pagare i vitalizi ancora in essere sborsa come detto ancora 4 milioni di euro l’anno, in una trentina di casi a vantaggio anche di chi percepisce il doppio vitalizio, i cui nominativi saranno obbligatoriamente pubblicati sul sito del Consiglio regionale, come prescrive una recente legge approvata a dicembre che, appunto, ampliando la trasparenza dispone la sistematica pubblicazione dei dati sui beneficiari e l'importo percepito a titolo di vitalizio.

Privilegio o diritto, a seconda dei punti di vista, quello del vitalizio, che non è più ad appannaggio dei consiglieri in carica a partire da questa legislatura, che infatti non stanno versando i contributi, a differenza dei consiglieri delle precedenti legislature: circa 1.500 euro mensili, 18.000 euro annui per cinque anni, nel caso di una sola legislatura, cioè 90.000 euro totali. Per poi ricevere però a partire dal sessantesimo anno un vitalizio mensile che va dai 2.500 euro in su fino alla morte, ed oltre se permane in vita la vedova alla quale è riconosciuta la reversibilità.

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