INSULTI SU FACEBOOK, PROCESSO CON MAXI RISARCIMENTO COCCIA COLAIUTA-MAIORANO

di Marco Signori

4 Luglio 2016 17:04

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – Botta e risposta al veleno su Facebook e alla fine se la vedono in tribunale, Simone Coccia Colaiuta e Alessandro Maiorano.

Il primo, compagno della senatrice aquilana del Partito democratico Stefania Pezzopane, trascina nelle aule giudiziarie il secondo, impiegato del Comune di Firenze noto alle cronache per la sequela di denunce che, negli anni, ha presentato nei confronti dell'allora sindaco e oggi presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Maiorano che, da parte sua, chiede un maxi risarcimento da 3 milioni di euro.

Coccia, assistito dall'avvocato Francesco Valentini, ha denunciato per diffamazione Maiorano che, dopo essere stato rinviato a giudizio, domani comparirà nell'udienza dibattimentale davanti al giudice del tribunale dell'Aquila Giuseppe Grieco.





“Mi ha sempre insultato in posta privata e aizzando le persone a offendermi e condividendo link contro di me – spiega Coccia ad AbruzzoWeb – Sul suo profilo Facebook pubblicava stati denigratori e offensivi nei confronti della mia persona e della mia compagna”.

“Lui odia il Pd, denuncia Renzi in continuazione, gli piace fare denunce e soprattutto contattare persone via Facebook per offenderle e diffamarle, non lo conosco e non l'ho mai visto”, aggiunge l'ex toy boy.

L'avvocato Valentini, che annuncia la richiesta di costituzione come parte civile, spiega che l'oggetto dell'imputazione “sono due frasi”, e conferma che i due “non si conoscono, non si sono mai visti”, aggiungendo che Maiorano “è uno che perseguita tutti quelli del Pd, da quando Coccia è diventato un personaggio pubblico ha preso contatti iniziando a offenderlo, ci sono un sacco di messaggi diffamatori”.

Per l'avvocato Luca Di Carlo, che ha sostituito Carlo Taormina nella difesa di Maiorano, quella dell'impiegato fiorentino “è stata una sorta di reazione dovuta a una provocazione di Coccia, perché ci sono stati altri messaggi in cui si offendeva la mamma”. Commenti sul social network che avrebbero innescato “una reazione d'impeto” di Maiorano.





“Mi meraviglio del fatto che venga contestata la diffamazione – spiega – essendo avvenuta a mezzo privato, cioè sulla posta di Facebook“.

Per Di Carlo, insomma, è una “vicenda assurda”, il cui “capo d'imputazione non è degno di avere seguito, semmai può essere considerata una ingiuria”. Per questo la difesa dell'accusatore di Renzi ha chiesto un risarcimento di 3 milioni per i danni subìti dalla mamma anziana e invalida di Maiorano.

“Attraverso il social network Facebook – ha scritto il pm David Mancini che il 3 novembre scorso ha disposto la citazione diretta in giudizio di Maiorano – offendeva l'onore e la reputazione di Coccia Colaiuta, pubblicando le seguenti espressioni: 'ridicolo, raccomandato fallito, fallito che tromba la nana, che stomaco che hai, ti denuncio e mi metto a indagare sulla Pezzopane vediamo che salta fuori”.

Altrettanto crude le frasi che, secondo quanto diffuso da Maiorano, gli sarebbero state rivolte contro da Coccia: “Portami tua madre che a c…i in bocca la faccio resuscitare”.

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