FUMETTI: PASTROVICCHIO, PAPA’ DEL NUOVO PK, ”2015 DI NOVITA”’

di Alberto Orsini

24 Dicembre 2014 08:29

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L’AQUILA – Uno dei più brillanti disegnatori Disney della nuova generazione, Lorenzo Pastrovicchio è anche il coautore di uno dei fenomeni fumettistici del 2014: la rinascita di Pk, l’eroe che in oltre 100 albi negli anni Novanta aveva fatto sognare una generazione.

Sono passati tanti anni, la pietra tombale su un’epopea è stata messa e tolta più volte ma, alla fine, l’atteso ‘come back’ c’è stato, con la storia Potere e potenza, scritta da Francesco Artibani, già intervistato da AbruzzoWeb, e disegnata proprio da “Pastro”.

Che, ormai è storia, da disegnatore-creatore è stato il primo a chiamare lo sceneggiatore e a proporre l’impresa impossibile: 160 tavole per ricreare lo spirito, l’atmosfera e l’epica di quei tempi andati.

È stato un successo commerciale, riportando i numeri del settimanale Topolino che l’ha ospitata ad avvicinarsi a quelli stratosferici di qualche anno fa. Ma quella storia ha rappresentato molto di più, lo sdoganamento di immagini forti come Paperino sotto il tiro di puntatori laser pronti a ucciderlo, o il deposito di Zio Paperone ridotto a un cumulo di macerie nella Paperopoli del futuro.

AbruzzoWeb lo ha intervistato, e dal colloquio vengono fuori interessanti novità: su tutte, la certezza di un 2015 ancora pikappico, “una nuova epopea è alle porte, sarà scoppiettante, mettetevi comodi!” .

Il ritorno di Pk, in realtà, è partito da una tua telefonata. Per quanti anni l’hai rimandata? Avevi pensato da subito a Francesco Artibani come coautore oppure hai avuto la tentazione di scriverla da solo, la storia?

Non so quanto tempo sia passato prima di alzare la cornetta (termine desueto che indica “fare una telefonata”) e chiamare Francesco (Artibani), forse troppo… O forse, semplicemente, era giunta quella congiunzione astrale favorevole, affinché se avessi fatto quella telefonata un mese prima o un mese dopo tutto sarebbe rimasto immobile, come prima. Non ho mai pensato di poterla scrivere da solo, una cosa del genere era al di fuori della mia portata, c’era bisogno di un pezzo da 90 e quello era indubbiamente Francesco.

L’ entusiasmo e la reattività con cui ha “risposto alla chiamata” mi hanno lasciato piacevolmente incredulo sulle prime, sembrava troppo facile, era da un po’ che non ci si sentiva e il progetto era difficile e ambizioso, riportare in vita Pk! Abbiamo passato ore, giorni, mesi a telefonarci per accatastare idee su idee ma il “mood” era quello giusto fin da subito, Francesco ha un talento enorme ed è un professionista completo non lascia nulla all’improvvisazione e sapevo che potevamo contare l’uno sull’altro, e questo si è rivelato fondamentale per il progetto.

C’è mai stato un momento in cui hai temuto che il come back non funzionasse? E una tavola che ti ha messo in particolare difficoltà?





Ho avuto sempre la certezza che avremmo portato a termine una grande storia. Nonostante i tempi di produzione fossero ben diversi da quelli preventivati da me all’inizio, siamo riusciti nell’intento di creare qualcosa di speciale sia per i vecchi che per i nuovi lettori di Pk. Tavole che mi abbiano messo in difficoltà non ce ne sono state, ma sicuramente per alcune ci ho dedicato più tempo del normale. Quello che è stato sicuramente difficile è stato tenere il ritmo di lavoro forsennato e nel contempo lavorare di cesello ogni qualvolta ne fosse necessità. Sono due cose che fanno un po’ di difficoltà a stare assieme.

Paperino sotto il tiro dei puntatori laser pronti a farlo fuori: una vignetta forse destinata a entrare nella storia del fumetto Disney. Un padre potrebbe essere in difficoltà nel raccontarla al figlio piccolo che legge Topolino?

Dici che entrerà nella storia? Chi lo sa, mi farebbe sicuramente piacere… All’inizio questa era l’idea alla base di tutto, e avevamo molta paura che non ce la facessero passare. La redazione è stata invece lungimirante e ci ha dato grande fiducia, la nostra abilità è stata proprio quella di far in modo che un bambino, tutto sommato, non arrivasse a capire completamente quello che stesse accadendo (o perlomeno che ci passasse oltre indenne) e nel contempo creare quella giusta tensione a un lettore più navigato.

Anche tu, come Artibani, eri tra i fautori della distruzione della Ducklair Tower nel corso del “sondaggione”? Visti gli eventi successivi, puoi spiegare com’era possibile graficamente riuscire a non distruggerla in una sola tavola?

In realtà le tavole che avrebbero dovuto intercambiarsi, nell’eventualità che si fosse scelto di salvare la torre, sarebbero state due… Anzi ci sono, e credo si potranno vedere nel volumone-raccoltone che uscirà prossimamente tra i vari special.

Con il nuovo costume hi-tech Pk perde anche il berretto, salvo poi recuperarlo per lo scontro finale. Com’è andata questa vicenda?

Ai tempi della famosa telefonata, avevo preparato già qualche bozzetto, e proprio la prima cosa che avevo messo giù era il restyling del costume. Serviva qualcosa di graficamente forte per distinguere immediatamente che non era la classica storia di Paperinik o Fantomius. Purtroppo, per colpa di qualche lettore o giornalista poco ferrati, in generale regnava un po’ di confusione sull’argomento.  Pk non era sicuramente caduto nel dimenticatoio e il suo scudo extrasformer rimane una delle cose più forti degli ultimi anni, ma per attirare l’attenzione dei lettori più distratti serviva di più, e devo dire che mi son pure divertito un sacco nel crearlo.

Tutto questo senza rinnegare nulla delle vecchie avventure e creando in 160 tavole un senso di crescita grafica (cambiando più volte costume) e psicologica del personaggio (che comunque non era più abituato a vivere avventure simili), per riportarcelo infine in tutta la sua magnificenza! Il berretto da marinaio è un forte legame con il suo passato, in qualche modo rappresenta l’anima stessa di Paperino, anima che rincorre per tutta la storia e che, infine, ritrova. Disegnandola l’ho vissuta come una sorta di viaggio Dantesco, anch’io alla fine ho detto “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

Nella Paperopoli del futuro, a differenza che in Pkna o Pk2, campeggiano le rovine del deposito di Zio Paperone. C’è qualche aneddoto dietro quella scena e che emozioni ti ha dato disegnarla?





Anche questa era una di quelle immagini che avevo bene in mente da voler riprodurre, un po’ come il costume nuovo. Pk, a questo punto della storia ancora un inerme Paperinik, deve sentirsi disorientato e capire solo qualche attimo dopo che si trova ancora a Paperopoli, ma in un altro tempo, e che cosa se non il deposito di Paperone distrutto poteva creare al massimo questa suggestione? Questa storia per me è stata un continuo emozionarmi, perché il feeling venutosi a creare tre me e Francesco, a livello grafico-narrativo, è stato totale. Si costruiva assieme, spinti dalla stessa passione e non scartando nessuna soluzione, anche la più assurda, ci venisse in mente, per poi magari capovolgerla completamente qualche giorno dopo… Eccezionale!

Sei “geloso” del nuovo Pk? A quanto sembra la seconda storia sarà disegnata da Claudio Sciarrone (e sceneggiata da Alessandro Sisti), è in buone mani?

Geloso è una parola grossa… Certo, ci tengo particolarmente, e mi piacerebbe che chi venisse dopo di noi ci mettesse la stessa passione e impegno. Detto questo, conoscendo già chi si cimenterà nella seconda puntata, sto abbastanza tranquillo. Anzi, forse, sono un po’ geloso…

Per poter dare il via a una nuova epopea, sarà più interessante affrontare nuove minacce nella realtà del 2014 o andare a “sistemare” quella del 2255?

Una nuova epopea è già alle porte, sarà un 2015 scoppiettante per Pk, e comunque si cercherà sempre di rinnovare nella tradizione. Ci sono tanti discorsi lasciati in sospeso e tanti che devono ancora essere raccontati. Mettevi comodi!

C’è un personaggio che vorresti sottoporre a uno dei tuoi noti restyling?

Sì… È da un po’ che ci penso: Nonna Papera!

Esiste la sceneggiatura perfetta? E quella che il disegnatore non vorrebbe mai ricevere? Che caratteristiche hanno?

Domanda difficile, molto… Non ci sono caratteristiche particolari. Certamente ho delle predilezioni su alcuni argomenti, come tutti, però a prescindere dalle tematiche, la sceneggiatura per me è perfetta se arriva nel momento in cui il mio stato d’animo suona sulle stesse armoniche di ciò che leggo: cosa rara e speciale, cosa che in questo caso, e in pochi altri, è accaduta.

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