FUMETTI: BRUNO ENNA, PAPA’ DEL ‘PICCOLO’ PAPERINO, ”RIVEDRA’ GLI AMICI DA GRANDE”

di Alberto Orsini

11 Settembre 2016 08:30

Italia -

L’AQUILA – Ha dato un’infanzia a Paperino, ma anche ideato storie dell’indagatore dell’incubo Dylan Dog e creato un personaggio, Saguaro, che ha dato vita a una mini saga di 35 albi sugli agenti federali nativi degli anni Settanta.

Incredibile la versatilità di Bruno Enna, 47 anni, sassarese, sceneggiatore per Disney e Bonelli, i due grandi del fumetto italiano, passando anche per il fumetto francese.

Nell’intervista ad AbruzzoWeb racconta la genesi del suo personaggio ormai più affermato, Paperino Paperotto, cui è stata dedicata di recente una raccolta intitolata Sunny Edition, e di come i suoi personaggi possano essere inseriti nelle varie continuity.

In particolare, non esclude un futuro incontro tra le versioni “adulte” dei suoi personaggi mentre nega la possibile apparizione, nella sua serie, dei genitori del papero più famoso del mondo.

Quanto a un’altra delle sue avventure, quella di Pk, attualmente in ristampa la sua Mekkano in versione “Giant” spiega di essere entusiasta della “nuova era”: talmente tanto da non volerne far parte come sceneggiatore, ma solo godersela come lettore.

Una differenza (a parte quelle ovvie di ambientazione e tono) e una somiglianza nel congegnare una storia di Dylan Dog e una di Paperino?

Di differenze ce ne sono tante, ovviamente, ma visto che me ne chiedi una… Direi cambiare totalmente modalità di pensiero, mettendosi al servizio di un pubblico ogni volta diverso. Una somiglianza si trova invece nel metodo di lavoro, che per me non cambia più di tanto.

A che cosa ti sei ispirato per creare Saguaro? È vero che Sergio Bonelli in persona ti diede alcuni suggerimenti?

Sono partito da un articolo, letto sulla Repubblica, sugli Shadow Wolves. Ho poi elaborato una proposta per un romanzo grafico, con un protagonista nativo americano. Tale proposta è stata sviluppata prima per una miniserie e poi per una serie. Sergio Bonelli mi ha suggerito molte cose, in fase ideativa. Per esempio, il viso del protagonista: io pensavo inizialmente di ispirarmi al Val Kimer di Cuore di tuono, mentre lui mi ha chiesto di provare con Tom Berenger e io ho pensato subito alla sua letale prestazione in Platoon.





Come è nato Paperino Paperotto? Quali messaggi volevi veicolare ai piccoli e meno piccoli che lo leggono?

Il paperotto è nato alla fine del corso all’Accademia Disney di Milano, da una serie di discussioni avute con i colleghi sceneggiatori Paola Mulazzi e Diego Fasano. Insieme, abbiamo pensato di scrivere le storie del “piccolo” Paperino, cercando di metterci allo stesso livello dei bambini, con uno sguardo ironico verso quello degli adulti. I messaggi che veicola la serie sono sempre positivi, spensierati, anche se non mancano storie che suggeriscono spunti di riflessione.

Che opinione hai della continuity di Carl Barks e Don Rosa e della Saga di Paperon de Paperoni?

Credo che ogni tipo di continuity possa vivere autonomamente. Adoro leggere le storie di Barks e di Don Rosa, ma non amo la “dietrologia” in generale. Il bello del mondo Disney sta nella sua varietà, secondo me, poi ognuno è libero di scegliere la propria interpretazione.

Preferisci la linea di alcune storie italiane per le quali Pdp e Nonna Papera sono fratelli?

Sono cresciuto all’interno della generazione che li considerava tali, ma personalmente preferisco “glissare” sull’argomento. Ci sono altri aspetti del loro rapporto che mi interessano.

I genitori di Paperino, Quackmore e Ortensia, sua sorella Della, potrebbero mai fare un’apparizione nelle tue storie? Nonno Dabney? E Ciccio?

In generale, direi di no. Forse Ciccio potrebbe essere l’unico a fare un’apparizione.

Louis è il miglior amico di PP8, possibile che si siano persi di vista nella vita da adulti?

Credo sia più che probabile. Uno vive in campagna e l’altro in città. Io stesso ho perso di vista la maggior parte dei miei (piccoli) amici. Ma non è detto che, in futuro, non possano rincontrarsi.





Tra gli altri, che fine hanno fatto Tom, Betty Lou e Millicent nella attuale Paperopoli? Li vedremo mai in versione cresciuta?

Ti rispondo come ho risposto alla domanda precedente: tutto è possibile 😉

Da lettore quanto hai apprezzato le nuove storie di Pk? Vorresti metterci le mani di persona anche tu come sceneggiatore per le prossime puntate?

Le ho apprezzate moltissimo! Lo spirito è sempre quello, espresso dai miei colleghi con rinnovato entusiasmo. Quelle storie mi esaltano, ecco. Proprio per questo, forse, non riesco a pensare a una mia storia da presentare. Mi sembra che la continuity della nuova saga vada bene così e mi piace l’idea di poter fruire il tutto da lettore. Ma mai dire mai.

Anche tuo fratello Stefano è sceneggiatore di fumetti, una cosa che gli invidi e una che gli critichi nel lavoro? Avete lavorato insieme o mai pensato di farlo?

Gli invidio la cultura (vastissima) e il senso dell’umorismo. Non ho critiche da fargli (a parte quelle che ogni fratello minore potrebbe fare al maggiore). Non abbiamo mai lavorato assieme, ma in futuro… chissà!

Dalle tue collaborazioni con il mercato francese che quadro emerge, chi se la passa meglio tra noi e loro?

Secondo me è inutile fare paragoni: sono due mercati completamente diversi, con approcci (creativi e produttivi) del tutto differenti. Penso però che il mercato italiano stia cominciando a fare dei passi in direzione di quello francese, puntando verso il fumetto-libro. Vedremo se e come cambierà.

Gli studi e le esperienze di scenografia teatrale hanno influenzato la tua opera o fornito qualche chiave di lettura diversa?

Forse, a livello di “approccio” creativo. Nel senso che, quando devo affrontare qualcosa di nuovo, cerco sempre di trovare il modo meno scontato per farlo. Per il resto, la scenografia e la sceneggiatura restano sempre molto distanti.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: