Francesco Paolo Michetti

11 Maggio 2007 00:00

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Tocco da Casauria, 02/10/1851 – Francavilla al Mare, 05/03/1929

     E’ certamente il più grande pittore che l’Abruzzo possa vantare e uno dei maggiori esponenti del “realismo napoletano” che ebbe in un altro abruzzese, Filippo Palizzi di Vasto (Ch) il suo caposcuola. La pittura di Francesco Paolo Eustachio Michetti ha dominato l’ultima parte dell’800, ma egli fu anche scultore e fotografo di grande valore, architetto, scenografo, filosofo amante della natura, tra i primi a girare una pellicola e a guardare al cinema come nuova e fondamentale forma di arte.





     L’eclettico e poliedrico artista nacque il 2 ottobre 1851 a Tocco da Casauria (allora in provincia di Chieti, oggi di Pescara), dove si avviò allo studio della pittura con il maestro Marchiani che si adoperò per fargli ottenere un sussidio dall’Amministrazione Provinciale di Chieti, grazie al quale poté frequentare l’Accademia di Belle Arti di Napoli sotto la guida di Cesare Dalbono. Ebbe come maestro Domenico Morelli e si avvicinò al Palizzi, che influenzò notevolmente la sua ricerca espressiva, sebbene il suo carattere indomito lo porterà ad allontanarsi a poco a poco dalla tradizionalista cultura partenopea, cercando nuove fonti d’ispirazione.

     Le troverà nel “suo” Abruzzo, dove si ritirerà dopo il 1870, nel cinquecentesco convento francescano di Santa Maria del Gesù a Francavilla al Mare (Ch), il famoso “Conventino” frequentato da Gabriele D’Annunzio (grande amico del pittore i cui quadri ispirarono alcune sue opere), dal Tosti, dallo scultore Costantino Barbella, Nicola D’Antino e dall’antropologo Antonio De Nino. L’influenza abruzzese segnerà profondamente l’espressione artistica di Michetti che qui, pur alternandosi in frequenti viaggi a Napoli, si dedicherà agli studi antropologici sulle tradizioni popolari (e nelle sue opere riprodurrà spesso abbigliamenti e gioielli tipici, le “presentose”, della cultura abruzzese) evolvendo anche la sua tecnica pittorica passando dall’uso del pastello all’olio fino ad inventare egli stesso una tempera miscelata dalla glicerina.
 width=La sua arte si rivela col primo dipinto di grandi dimensioni, La processione del Corpus Domini, esposto a Napoli nel 1877 tra entusiasmi e critiche, che lui stesso definisce “il verbo divino”. Tra il 1878 e il 1881 partecipa ad importanti mostre, quali l’esposizione universale di Parigi, e poi ancora Firenze, Torino e Milano. Il voto, esposto alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma nel 1883, segna il suo trionfo e la sua affermazione come pittore autorevole, seguito da La figlia di Jorio che, premiata alla Biennale di Venezia del 1895, approdò a Berlino l’anno successivo, acquistata da un privato, per tornare in Abruzzo solo nel 1932, grazie alla Provincia di Pescara dove ancora oggi l’opera è conservata e visibile.
Tra i suoi tanti dipinti sono veri e propri capolavori anche L’offerta del 1896, La processione del Venerdì Santo, in cui come in tante tele Michetti ben descrive la quotidianità popolare abruzzese, nel suo tradizionale aspetto a metà tra sacro e profano; per approdare nel 1900 all’Esposizione Universale di Parigi con Le Serpi e Gli storpi, due tempere tanto interessanti quanto impopolari.





      Con l’adesione al ‘900 e la delusione di Michetti per l’indifferenza di pubblico e critica verso le sue grandi opere, la ricerca pittorica dell’artista inizia il suo declino per svilupparsi nella fotografia, cui si dedicherà completamente, mantenendo nei suoi scatti la qualità poetica delle tele e dedicandosi anche a sperimentazioni pittoriche di tempere monocromatiche derivate dal bianco e nero delle stampe (come nel caso di Donna sulla battigia).
La fama di Michetti, come il successo della sua attività artistica, raggiunse ragguardevoli riconoscimenti nel corso della sua vita. Nel 1901 divenne Presidente dell’Accademia di Belle Arti a Napoli e, nel 1909, il re Vittorio Emanuele III lo nominò Senatore su proposta di Francesco Giolitti mentre, l’anno successivo, gli fu dedicata una Sala alla Biennale di Venezia.
Si spense il 5 marzo 1929, a causa di una polmonite, nella sua casa di Francavilla al Mare.

     Anche l’Abruzzo ricorderà, nel corso degli anni, il suo più grande artista, quello che maggiormente ne ha valorizzato la cultura e le tradizioni, mostrando la vita di una terra dolce e selvaggia sempre attingendone insegnamento e ispirazione.
Nell’estate del 1947, nel periodo della ricostruzione post-bellica, la città di Francavilla al Mare dedica al “suo” pittore un
Premio che, da allora a oggi, è andato via via crescendo, guadagnandosi un posto di primo piano nello scenario artistico italiano e internazionale, quale rassegna a tutto campo del mondo figurativo del ‘900.
Nel 1996 persino il Consiglio Regionale dell’Abruzzo ha inteso rendere omaggio a Michetti, intitolandogli la Sala delle Conferenze di Palazzo dell’Emiciclo a L’Aquila ricordandone, oltre all’alta levatura artistica, anche il ruolo politico quando, da Senatore del Regno d’Italia, si oppose all’entrata in guerra distaccandosi così dalle opinioni del suo fraterno amico D’Annunzio.
Nel 1998 si è inaugurata una delle più qualificate strutture espositive italiane, il Museo Michetti (MuMi), sede attuale del Premio, nel duecentesco convento di San Domenico a Francavilla al Mare. Diviso in due spazi principali, dei quali uno destinato alle mostre temporanee, il MuMI conserva le due grandi tele di Michetti “Le Serpi” e “Gli storpi”.

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