FONDI UE: SPESA A RILENTO, ITALIA RISCHIA DI PERDERE MILIONI, ABRUZZO IN CODA

14 Aprile 2018 15:12

Regione - Economia

BRUXELLES – Ogni mese che passa per l'Italia si fa sempre più concreto il rischio di perdere milioni di euro di fondi strutturali europei che autorità nazionali e regionali non stanno spendendo sul territorio nella misura concordata. 

Questo il pericolo che emerge dalla lettura degli ultimi dati pubblicati dalla Commissione Ue sul suo portale web. Il tasso di spesa italiano risulta ancora fermo fra il 5 e il 7 per cento per i Fondi europei di sviluppo regionale (Fesr) e Fondi sociali europei, Fse (contro una media Ue del 9,7 e del 12 per cento), con picchi negativi (zero per cento) per alcuni programmi regionali (Fesr Sicilia, Abruzzo, Bolzano) e nazionali ('Governace' e 'Legalità').

La necessità di recuperare il tempo perso, accelerando decisamente il ritmo di spesa dei fondi europei, nasce dalle nuove regole in vigore. 

Norme che, nell'ambito del quadro finanziario 2014-2020, obbligano le autorità di gestione nazionali a rendicontare una spesa che raggiunga i target minimi concordati per ogni programma entro una certa data. 





Se ciò non avverrà entro la fine dell'anno, scatterà il disimpegno automatico e, salvo diverse intese 'ad hoc' dell'ultima ora, l'Italia perderà i fondi non spesi. Per quanto riguarda le regioni, i dati migliori sulla spesa sono dell'Emilia-Romagna, che con il suo 17 per cento è prima in Italia sul Fesr ed è terza per il Fse (20 per cento). 

La media italiana di soldi Fesr spesi e rimborsati dall'Ue è appena del 4,57 per cento sui quasi 34 miliardi previsti per il 2014-2020 (media Ue 9,74 per cento), mentre per il Fse il Paese è fermo al 7 per cento dei 17,7 miliardi totali (media Ue 12 per cento). 

Restando sul Fesr, che rappresenta la fetta più consistente dei fondi Ue, le uniche regioni che con l'Emilia-Romagna sono in doppia cifra sulla spesa sono Valle d'Aosta (14 per cento) e Toscana (10 per cento). Le altre toccano al massimo l'8 per cento. 

Quasi tutto il Mezzogiorno è nelle ultime posizioni: uniche eccezioni la Calabria (6 per cento, settima in Italia col Piemonte) e la Puglia (4 per cento, nona con Marche e Provincia autonoma di Trento) che però presentano un dato unico per Fesr e Fse. 

Sono ferme a percentuali intorno allo zero Sicilia, Abruzzo e la Provincia autonoma di Bolzano, dove i ritardi sono legati anche alla designazione tardiva dell'autorità di gestione. Per quanto riguarda il Fse, guida la classifica dei pagamenti il Piemonte (25 per cento), seguito dalla Provincia autonoma di Trento (23 per cento). 





In coda ci sono nuovamente Sicilia (3 per cento), Abruzzo (2 per cento), Molise (2 per cento, dato unico per Fesr e Fse) e la Provincia autonoma di Bolzano (1 per cento). Gli stessi problemi emergono se si volge lo sguardo ai programmi nazionali: 'Reti e infrastrutture' (1,85 miliardi) è fermo al 3 per cento della spesa; 'Città metropolitane' (893 milioni) all'1 per cento, mentre 'Governance' (828 milioni) e 'Legalità' (610 milioni) si aggirano intorno allo zero. 

Qualche nota più positiva arriva dal fronte degli impegni (ovvero i fondi assegnati a determinati progetti ma non ancora spesi) anche se ogni regione utilizza standard diversi per rendicontarli a Bruxelles. 

Dati aggiornati al 31 dicembre 2017 mostrano che l'Emilia-Romagna è già in 'overbooking' con il 113 per cento dei fondi Fesr impegnati, la seconda percentuale più alta in Europa dopo Madeira (141 per cento). 

Ed anche per alcuni programmi nazionali, nonostante la spesa sia ancora bassa, le percentuali sugli impegni fanno ben sperare: come nel caso di 'Reti e infrastrutture', arrivato al 71 per cento, di 'Governance' (48 per cento) e di 'Città metropolitane' (43 per cento).

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