INTERVISTA AL 'BACO DA SETA': 'IO, BELEN, LE PILLOLE, I SOLDI E IL TERREMOTO'

FABRIZIO CORONA SGOMMA ALL’AQUILA: ”LA MIA VITA A 300 ALL’ORA”

di Alberto Orsini

29 Luglio 2010 15:40

Regione - Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – Arriva all’Aquila sgommando con la sua Bentley bianca e va via alla stessa maniera dopo un battito di ciglia, Fabrizio Corona.

Fuori impazzano il Consiglio regionale sulla sanità e le rivoluzioni nella ricostruzione. Dentro al ristorante Il baco da seta, però, alla corte di Loreto, Pino e Roberto Giangrossi, il clima è cristallizzato e gli sguardi focalizzati tutti su di lui.

Quando l’ospite arriva, neanche troppo in ritardo, è appena entrato il presidente dell’Aquila Calcio, Elio Gizzi, che festeggia a cena con la signora il ripescaggio in terza serie. Corona entra, si presenta, e si ferma a parlare con il “collega” Gizzi, visto che è presidente onorario della Sangiustese, che però dalla Lega Pro è appena stata radiata.

Fabrizio raggiunge il suo tavolo. Qualche metro più avanti c’è anche un ex presidente dei rossoblù, Eliseo Iannini, a cena con amici. In un tavolo a fianco, l’avvocato Ferdinando Paone. Vicino una giovane coppia, dopo un po’ arrivano i figli dei titolari Riccardo e Marzia Giangrossi, che ottengono una foto e un autografo assieme agli amici Eleonora Graziani e Valentina Taranta.

Quella di Corona all’Aquila è una toccata e fuga, naturalmente. In linea con il personaggio. Saluta gli amici ristoratori, che conosce da ben prima del terremoto, firma autografi e si fa le foto, e trova anche il tempo di rilasciare un’intervista esclusiva ad AbruzzoWeb.

Ci si aspetta Belen Rodriguez, ma Belen non c’è. Ci sono Emanuele Ferretti, amico rosetano titolare dell’omonima pasticceria: quello che ha fatto scoprire a Corona che alle pendici del Gran Sasso si mangia il pesce, e bene. E c’è una misteriosa bionda, ma lo scoop di una nuova fiamma è rimandato: si tratta di un’amica.

L’ospite si siede e ordina una cena che non consumerà completamente. Antipasti crudi e pesce alla griglia. Vino bianco, “fermo, e un po’ fruttato”. Ha poche cose con sé. Un cellulare, che suona una volta sola, il portachiavi della sua auto sportiva inglese, un blister di pillole e una boccetta che contiene pure pillole. Un sorso di vino, e poi comincia l’intervista.

È la prima volta che vieni da quando c’è stato il terremoto.

Sì. Tra l’altro ho una storia assurda. Il giorno che c’è stato il terremoto era domenica, ero a Roma alla Fattoria. Era finita la trasmissione e a tarda ora stavo tornando a Milano con la macchina. Esattamente dieci minuti dopo che siamo passati da qui, è successo il terremoto. Abbiamo sentito un po’ tremare lungo la strada, ma non ho capito cosa succedeva. Abbiamo attraversato il terremoto, in pratica.

Da uomo di comunicazione, che visione hai avuto di questa tragedia?

Mi ricordo le scene di sfogo contro i giornalisti di quel ragazzo che si sposava e non voleva essere ripreso, e su questo sono d’accordo. Purtroppo ci sono molti che ci hanno marciato, ma è giusto anche fare la cronaca degli eventi, perché oggi viviamo in un mondo di comunicazione e di media. E le tragedie fanno parte di tutto quello che succede del mondo.

Hai mai pensato a venire a lavorare qui dopo il sisma?

Ti dico la verità, se non fossi stato famoso mi sarebbe piaciuto, mi ci sarei buttato. Oggi, invece, se mi fossi buttato la gente avrebbe pensato che ci mangiavo su, sarebbe stato strumentalizzato, e quindi ho evitato, perché mi avrebbero dato addosso.

In una città terremotata ci vivresti? Senza locali, senza centro storico…

Se ci sono nato, sì. Magari mi rimbocco le maniche per ricostruire, per fare qualcosa di buono.

Anche se poi mancano le opportunità.

Ti faccio un esempio. Io sono di Catania, sono andato via giovane e ho fatto quello che ho fatto, nel bene e nel male. E ancora non ho finito, ho voglia di fare tante altre cose. Tutti gli amici miei che son venuti a Milano, sono stati cinque anni, si sono laureati, hanno lavorato, ma dopo sono tornati indietro, sperando di costruire qualcosa di buono là. Solo che ci vuole qualcuno che abbia le palle per fare qualcosa di buono. E per adesso non c’è.

Tu ci torneresti a Catania?

Mai. Non fosse stato per Belen, me ne sarei già andato via da un anno dall’Italia.

E dove saresti?

Vorrei andare in America, trasferirmi fisso lì.

Ma con l’inglese te la cavi?

Assolutamente sì. Ho avuto una fidanzata olandese con cui ho convissuto che non parlava italiano ma solo inglese: per due anni ho parlato solo inglese.

In provincia ci vivresti, lontano dalla metropoli?

Al di là dei luoghi, il mio obiettivo di vita è trovare un equilibrio mentale, perché vivo schizzato tutti i giorni a trecento all’ora. Magari mi piacerebbe vivere in un paesino e avere una vita normale. Bisogna vedere se la testa mi assiste. Forse dovrei andare da uno psicologo.

Bisognerebbe anche vedere se duri più di due giorni, nel paesino…

Se durassi più di due giorni, sarebbe la mia felicità.

Parliamo un po’ delle intercettazioni. Hai difeso Belen, coinvolta nell’inchiesta della Procura di Milano, prendendotela con i giudici che tirano in ballo persone famose.

Lo fanno solo per pubblicità. Trovo che le intercettazioni siano assurde, soprattutto se riguardano la vita privata e non l’inchiesta in corso. Non sono contro in assoluto: è giusto che le facciano, ma dovrebbero essere regolamentate per quanto riguarda la stampa. Bada, non sono d’accordo sulle punizioni ai giornalisti, ma dovrebbero essere puniti i magistrati che fanno passare le informazioni. Però i giornalisti dovrebbero avere l’etica di scrivere soltanto i fatti inerenti all’inchiesta. Se l’inchiesta è sul calcio e Moggi, che il figlio inviti Ilaria D’Amico a Parigi non dovrebbe interessare, ma è la notizia più letta. La roba di Belen è uguale, e allora su quello bisogna fissare una regola.

Sono le regole del sistema, queste. Oggi c’è un Consiglio regionale sulla sanità, importante, ma se c’è Corona, il giornalista molla quello e va da Corona. Sono le regole di cui tu ti approfitti.

Ne ho sempre approfittato, del sistema, anche se adesso un po’ meno. Il sistema fa schifo. Faccio un altro esempio. Ero in carcere, viene da me il giudice e mi dice: ti offro un patteggiamento per tutti i tuoi tre procedimenti, però mi dai qualche notizia sull’Hollywood, su cui sto indagando. Rispondo che primo, non patteggerò mai, secondo, che non sono un infame, terzo, che voglio sapere perché sta indagando sull’Hollywood. Mi risponde che sta indagando perché lì usano cocaina. La spacciano? No. La sniffano? Sì. Bene, la sniffano in tutti i locali d’Italia, forse anche in questo ristorante. Qual è il problema? Che quello è il locale dei vip.

La fama di cattivo maestro ti piace?

Molto.

Però non sei cattivo.

Non sono cattivo con le persone a cui tengo, pochissime. Saranno due o tre. Con gli altri sono cattivo, non guardo in faccia nessuno. Sto diventando più bravo con l’età, però.





È vero che si matura con l’età, allora?

No, sono gli eventi. Ho avuto una fidanzata che mi ha cambiato parecchio.

Ti piacerebbe avere un altro figlio?

Devo trovare con chi farlo. Chi è la pazza che farebbe un figlio con me?

Ci vogliono i due giorni di continuità nello stesso posto di cui parlavi prima…

Quello, e due giorni di sanità mentale, che però non c’è mai.

Come ti senti come padre?

Uno schifo. Ho avuto problemi, perché mio figlio non lo vedo mai. Ho dovuto affrontare un processo al tribunale dei minori e ho avuto la sentenza dieci giorni fa: da settembre potrò vederlo una volta a settimana, però adesso non lo vedo da due mesi.

Pensi che avresti potuto fare di più?

Negli anni in cui sono stato in casa sono stato un buon padre. Negli ultimi due anni e mezzo, no.

Per un figlio dev’essere pesante avere Fabrizio Corona come padre?

Penso che sarebbe la vita più divertente del mondo! E se mi conoscesse, sarebbe veramente orgoglioso.

Quando sarà più grande forse si divertirà di più.

Penso che crescendo mio figlio vorrà stare solo con me… Nascerà quel rapporto classico di amicizia tra padri e figli.

Con la tua ex moglie Nina Moric com’è il rapporto adesso?

Un disastro.

Può migliorare?

No. Quando una delle due persone è ancora innamorata, il rapporto è sempre un disastro.

Hai dichiarato invece che con la tua ex fidanzata Belen Rodriguez non è ancora scritto l’ultimo capitolo.

Di questo non parliamo, perché mi dovresti dare 100 mila euro. Ne ho già rifiutati 50 mila per un’intervista su questo. Per la prima volta in vita mia ho detto di no.

Come mai?

Nella vita si cambia.

C’è anche un po’ di nausea per le interviste?

No, è che per me è stata una storia importante, quindi ne ho rispetto.

Per il futuro pensi a un nuovo legame stabile o vuoi essere libero?

Miro ad avere una famiglia tradizionale. Ci ero quasi arrivato, però vedi, mi perdo in “zona Cesarini”.

Fino a quando continuerai con i ritmi di vita impazziti? Ti sei dato un limite per calmarti?

Devo andare da uno psichiatra e penso che questa cosa di aver perso la fidanzata possa farmi decidere. Forse è il momento giusto, ti rendi conto che così ti perdi tutte le cose belle della vita.

Pensi di esserti perso tanto?

Sì. Soprattutto nelle persone, anche la mia prima moglie. Quando alle persone fai del male, le fai soffrire, è sempre sbagliato.

Però te la sei goduta.

A 36 anni è come se ne avessi 150. Ho fatto le esperienze superficiali, quelle intense, mi mancava fare l’attore e ho fatto anche quello. Ho fatto il giornalista, il commesso, ho viaggiato, ho fatto il modello, sono stato in tutto il mondo, con donne di tutte le nazionalità, sono stato in carcere, ho avuto la morte di persone care come mio padre, ho avuto un figlio e un matrimonio: ho fatto tutto.

Non hai rimpianti, insomma.

Assolutamente no.

La cosa che vorresti ancora fare qual è?

Un mio giornale.





Fatto come?

Il problema è che durerò un anno.

Troppe querele?

Bravo, il problema sono le querele! Stravenderò, ma tutto quello che guadagnerò finirà in spese legali… Fallirò dopo un anno. Solo a settembre avrò due querele, una della Ventura di 150 mila euro, e una della D’Urso di 120 mila.

Sei sempre sicuro di te?

All’apparenza sì. Ho un solo tallone d’Achille.

Quale?

Le donne di cui m’innamoro. In quella situazione mi lascio andare, divento me stesso, normale, quindi come tutte le persone normali sono insicuro.

Come si fa a essere sempre sicuri di sé? Ci si nasce o ci si diventa?

Ci si nasce. Quando sei con la gente indossi una maschera, forse quando sei da solo puoi essere insicuro, ma sono pochissimi i momenti.

Non ti puoi permettere la debolezza?

Non mi vedrai mai parlare delle mie angosce personali, ansie e problemi. Se ti fai vedere debole con quelli che potrebbero essere i tuoi nemici, perdi tutto. Guarda il giudice che mi intercettava da due anni: sapeva che ero il più grosso pezzo di merda della Terra, ma sapeva che avevo un solo tallone d’Achille: mia moglie. E lì mi ha colpito. L’ha chiamata e le ha detto che voleva sapere determinate cose, e in cambio le avrebbe detto con chi l’aveva tradita il marito negli ultimi due anni. Fregato. Dopo dieci giorni che ero in carcere, lei ha chiesto il divorzio.

Ritorniamo a parlare di sistema.

Faccio ancora un esempio. In carcere con me c’erano due ragazzi che facevano gli amministratori di un condominio enorme, di non so quante palazzine. Ragazzi perbene. Che però, per la ristrutturazione, il giardinaggio eccetera, davano lavori, ma in cambio prendevano una commissione.

C’è il sospetto che anche nella ricostruzione dell’Aquila la cosa stia funzionando così…

Lascia perdere la ricostruzione, all’Aquila siamo di fronte a una tragedia. Il problema è che questi sono finiti in carcere per estorsione perché una ditta ha denunciato “mi hanno dato il lavoro, ma hanno voluto i soldi”. Legalmente lo sarà pure, però in Italia funziona tutto così. Se mi dai una notizia e io faccio un servizio, lo vendo a 30 mila euro. Io pagavo stecche a tutti: mi dai una notizia, ti do 2 mila euro. È la commissione. Il diritto di agenzia, oggi in Italia è considerato estorsione. Lascia perdere i grandi appalti. Se parli di soldi dello Stato è diverso: se sei un amministratore statale e passi lavori con soldi pubblici, non devi prenderne. Ma se sei un privato, puoi, devi.

Come cominciano le tue giornate?

Mi sveglio alle 7.30 e prendo trenta pillole per dimagrire, perché bevo tantissimo ogni giorno e mangio di tutto, gelato, pizza. Ho 36 anni e mi riempio di pillole: di queste, che pubblicizzo, dovrei prenderne tre, e invece ne prendo quindici.

Ti viene mai il dubbio che faccia male?

Certo. Ho il 50 per cento di possibilità di morire d’infarto.

A cinquant’anni come ti vedi?

Non mi vedo.

È una scaramanzia o una paura?

Diciamo una scaramanzia…

Anche perché non puoi confessare paure in un’intervista!

Uno dei motivi per cui m’ha lasciato Belen è questo. Mi diceva sempre, ma io posso stare con uno che fa un’intervista e dice che non arriverà a cinquant’anni? Come fai a costruire un futuro con uno che dice una cosa del genere?

Dall’altra parte, un timore inverso non potrebbe essere quello di invecchiare e diventare una normale persona di mezza età?

No, perché ci sono personaggi che invecchiano e comunque… Guarda Gianni Agnelli. Lascia perdere che io non faccio uso di sostanze stupefacenti, ma lui si drogava fino a 75 anni. Forse si è drogato anche il giorno prima di morire.

E uno come Vasco Rossi, a sessant’anni è ancora lui?

È sempre lo stesso, lui non perde. Perde invece uno come Marlon Brando, che te lo vedi grasso, triste, depresso e con i figli che si uccidono. Ma non Vasco. O Mina, che non si fa più vedere: la donna più bella del mondo, rimane quel concetto lì.

Domani che farai?

Stanotte arriverò a casa all’una, spero perché all’una e mezzo ho due appuntamenti. Domani mi sveglio alle sette, prendo le pillole, vado in palestra, poi vado in ufficio. A mezzogiorno ho un appuntamento, poi parto, vado a Firenze, poi a Lucca…

È la vita di Corona.

Una vita del cazzo.

Però..?

Però è adrenalina. A trecento all’ora.

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