I DATI DELL'OSSERVATORIO LEGAMBIENTE SUI MUTAMENTI CLIMATICI: ''ORA E' IL TEMPO DI NUOVE POLITICHE URBANE''

EMERGENZA MALTEMPO ABRUZZO: 7 EVENTI ESTREMI IN 9 ANNI, MAPPA DELLE ZONE COLPITE

20 Novembre 2019 08:19

Regione -

L'AQUILA – Frane, alluvioni, grandinate eccezionali, esondazioni fluviali, nubifragi, danni alle infrastrutture da siccità prolungata o dalla forte pioggia. In nove anni in Abruzzo si sono verificati sette eventi climatici straordinari, sette vittime, centinaia di famiglie sfollate, migliaia di interventi e cittadini soccorsi.

Dal 2010 a inizio novembre 2019 sono stati rilevati danni dovuti al maltempo in 350 comuni, 73 giorni di stop a metro e treni, 72 giorni di blackout elettrici. Aumentano frequenza e impatti delle ondate di calore; nel 2018 l'Italia è stata colpita da 148 eventi estremi, che hanno causato 32 vittime e oltre 4.500 sfollati, un bilancio di molto superiore alla media degli ultimi cinque anni. 

Aree urbane al centro del rapporto 2019 dell’Osservatorio di Legambiente sull’impatto dei mutamenti climatici in Italia, un dossier presentato questa mattina a Roma presso la rappresentanza in Italia della Commissione europea e intitolato Il clima è già cambiato, come purtroppo dimostrano le inondazioni dei giorni scorsi a Venezia, Matera e Pisa e gli eventi meteorologici estremi che si sono abbattuti su molti territori e che colpiscono la penisola con sempre maggiore frequenza.

L’Osservatorio di Legambiente Cittàclima, realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol, ha l’obiettivo di raccogliere e mappare le informazioni sui danni provocati in Italia dai fenomeni climatici, di contribuire ad analisi e approfondimenti che riguardano le città e il territorio italiano, oltre a condividere analisi e studi internazionali e esperienze di piani e progetti di città, paesi, Regioni.

L’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio sia rispetto alle piogge che alle ondate di calore è fondamentale per salvare vite umane e limitare i danni. In modo da pianificare e ottimizzare gli interventi durante le emergenze e per indirizzare l’assistenza, ma anche per realizzare interventi di adattamento che favoriscano l’utilizzo dell’acqua, della biodiversità, delle ombre per ridurre l’impatto delle temperature estreme negli spazi pubblici e nelle abitazioni.

È nelle città che si corrono maggiori rischi rispetto al passato e a pagare il conto più salato degli impatti dei cambiamenti climatici saranno i poveri. 

Il nostro Paese deve decidere di affrontare le inedite sfide che lo scenario climatico che stiamo vivendo ci pone di fronte, e di affrontarle con politiche nuove per evitare che gli impatti siano ancora più rilevanti nei territori. La prima questione è legata ai cambiamenti in corso nel mar Mediterraneo, un’area considerata dagli scienziati un “hot spot” del cambiamento climatico, ossia una delle più sensibili. La seconda è che viviamo in uno dei Paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo. Lo raccontano i numeri del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia di Ispra: sono 7.275 i Comuni (91% del totale) a rischio per frane e/o alluvioni, il 16,6% del territorio nazionale è a maggiore pericolosità, 1,28 milioni di abitanti sono a rischio frane e oltre 6 milioni di abitanti a rischio alluvioni.

Sono impressionanti gli scenari di allagamento delle coste italiane elaborati da Enea, in collaborazione con CNR e altri centri di ricerca universitari italiani ed esteri, che mostrano come a rischio inondazione ci siano 40 aree costiere, un territorio pari a quella della Liguria, tra cui la foce del Pescara, del Sangro e del Tronto in Abruzzo.

“Purtroppo il nostro Paese non dispone di alcun indirizzo strategico che individui l’adattamento come priorità delle politiche di intervento – dichiara Giuseppe di Marco, presidente Legambiente Abruzzo – Nel 2014 è stata approvata la Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici e, per dargli attuazione, doveva essere approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Dopo cinque anni siamo ancora in attesa che si passi dal campo degli studi a una vera e propria pianificazione capace di fissare le priorità ed orientare in modo efficace le politiche e nel frattempo rincorriamo le emergenze con grande dispendio di risorse”.

Occorre considerare che anche il non intervento per fermare gli impatti del clima è una scelta, le cui conseguenze oggi si iniziano a conoscere. Secondo alcune stime in Italia i danni economici potrebbero arrivare a ridurre fino al 7% il PIL procapite se l’Accordo di Parigi non sarà rispettato.





Se guardiamo alla spesa realizzata in questi anni per gli interventi programmati di messa in sicurezza e prevenzione emerge come dal 1998 al 2018 siano stati 5.661 gli interventi programmati lungo tutta la penisola per un importo di oltre 5,6 miliardi di euro (Fonte Ispra, piattaforma Rendis), con una media di 266 milioni di euro l’anno, in un rapporto di 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni. Eppure sappiamo che un euro speso in prevenzione fa risparmiare fino a 100 euro in riparazione dei danni.
“Occorre un rapido cambio di passo – aggiunge Di Marco – per accelerare le politiche di adattamento ad un clima che cambia, con nuove politiche urbane e anche la regione e le città abruzzesi sono chiamate a fare rapidamente la loro parte. In particolare queste ultime devono diventare la priorità degli interventi di queste politiche”.

L'ondata di maltempo che ha cancellato interi tratti della costa abruzzese la scorsa settimana non è presente nella mappa, ma ha rappresentato una vera emergenza per l'Abruzzo, tato che il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, a margine del tavolo convocato a Pescara per fare il punto sul maltempo ha spiegato che “I 50 milioni che ho richiesto al governo sono appena sufficienti a tamponare l'emergenza. Credo che ne serviranno molti di più una volta quantificata la vera entità dei danni: diciamo che siamo nell'ottica di alcune centinaia di milioni”.

MAPPA EVENTI ECCEZIONALI ABRUZZO

Frane da piogge intense a Canistro (L'Aquila) il 14 ottobre 2015: Il territorio marsicano è stato colpito da un violiento nubifragio, tra cui Avezzano e Scurcola. Ma anche Canistro in provincia dell’Aquila è stata colpita dall’alluvione. Come anche in altri luoghi alluvionati, anche qui le auto sono state coperte da acqua e fango. L’alluvione della Marsica ha provocato 3 vittime e 8 feriti sotto la colata di macigni e di fango che ha distrutto Villa S. Sebastiano.

Danni da siccità prolungata a San Giovanni Lipioni (Chieti) il 19 ottobre 2017: Il Trigno a valle dello sbarramento di San Giovanni Lipioni, comune abruzzese che si trova tra Trivento e Roccavivara, è ridotto ai minimi termini. La lunga siccità dei mesi estivi, a cui si è aggiunto il caldo anomalo autunnale, ne ha ridotto notevolmente la portata riducendolo a poco più di un rigagnolo. All’altezza del santuario di Canneto nell’alveo sono rimaste soltanto pietre e sterpaglie secche.

Allagamenti da piogge intense a Pescara il 10 luglio 2019 – La violenta grandinata e il nubifragio che ne è seguito hanno causato a Pescara una ventina di feriti e ingenti danni per allagamenti, disagi alla viabilità a causa di crepe e smottamenti, e il danneggiamento di tetti di case e auto. All'ospedale di Pescara, dopo l'allagamento del piano terra, con lo stop per due ore degli interventi, la situazione è tornata alla normalità. Nelle strade in pochi minuti la furia dell'acqua ha trascinato via anche le auto.

Danni alle infrastrutture da piogge intense: Violenta grandinata a Pescara e su parte della costa abruzzese, con chicchi grandi come arance. Diciotto le persone finite in pronto soccorso. E la violenza della grandine ha fatto molti danni in tutta la città, con tetti danneggiati, parabrezza e vetri sfondati. Numerosi i disagi per la circolazione anche nell'entroterra, con lunghe code sulla superstrada da Teramo al mare dove le auto sono rimaste ferme per la scarsa visibilità.

Danni alle infrastrutture da piogge intense a Pescara il 12 settembre 2012: Forte temporale persistente con un accumulo di 265mm di pioggia caduti. Parecchi i danni a infrastrutture l vento forte ha trascinato alcuni cassonetti dei rifiuti a valle, nella zona dei colli, e molte strade sono inaccessibili a causa dell’acqua alta. Traffico in tilt

Esondazioni fluviali a Pescara il 2 dicembre 2013 – Alluvione che ha colpito la zona sud di Pescara e il quartiere di Villaggio Alcyone ha portato all'evacuazione di almeno 1500 persone, minacciate dalla piena di un torrente a causa del ciclone che sta interessando le coste adriatiche e ioniche della penisola. Una vittima. Episodi precedenti:  Allagamenti da piogge intense il 10 aprile 1992 – Precipitazioni intense a Pescara, dove all'alluvione si e' sommata una violenta mareggiata: decine le auto travolte dalle acque, oltre 50 barche da pesca e da diporto perdute nel porto.canale. La violenza della piena aveva infatti demolito la campata centrale del viadotto, facendo crollare in acqua 40 metri di strada. Centinaia le famiglie sfollate e 3 le vittime.

Danni alle infrastrutture da piogge intense a Montesilvano (Pescara) il 11 novembre 2013: Allagamenti ed esondazione del fiume Saline con accumulo di pioggia di circa 144 mm in 24 ore. Danni ad abitazioni e strade inagibili.

Frane da piogge intense a Pineto (Teramo) il 6 marzo 2015: Frane e allagamenti. A causa di uno smottamento dovuto alle forti piogge ci sono state tre esplosioni a una condotta del gas, in Abruzzo, che hanno provocato un vasto rogo. Le fiamme sono altissime e risultano visibili a chilometri. All'origine c'è uno smottamento dovuto al maltempo che avrebbe provocato la caduta di un traliccio della corrente sulla condotta. Tre persone sono state trasportate al pronto soccorso: due con lievi ferite, una con conseguenze più serie.Le autostrade A24 e A25 sono state chiuse dalle 4 di questa mattina per bufere di neve; il vento molto forte ha toccato e superato in alcuni momenti i 140 km orari. La visibilità ridotta a zero ha spinto la direzione del COA della polizia stradale a chiedere la chiusura al traffico per problemi di sicurezza. Il tratto interessato dalla tempesta di vento e neve è quella tra la Valle Peligna e la Marsica e quella di L'Aquila Ovest e Colledara (Teramo). Più tardi il tracciato dell'A24 è stato completamente riaperto, anche se c'è codice giallo per vento forte tra la Valle del Salto e Teramo. Chiusa e poi riaperta la A25 tra Pratola e Celano. La circolazione ferroviaria è stata sospesa in tratti della linea Avezzano-Roccasecca e della linea Pescara-Sulmona a causa della caduta di alberi provocata dal vento.

Allagamenti da piogge intense a Pineto il 13 gennaio 2018 – Le precipitazioni piovose che hanno maggiormente interessato la costa sud del teramano hanno provocato anche l’allagamento di alcuni sottopassi a Pineto. Tra quelli interessati il sottopasso autostradale sulla SP27a dove un’auto con tre persone a bordo è rimasta bloccata. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco per soccorrere gli occupanti dell’auto che è stata recuperata con il verricello.





IL CLIMA E' GIA' CAMBIATO

Il clima è davvero già cambiato. Le analisi confermano l’aumento della temperatura in ogni parte del pianeta ed in parallelo il ripetersi con sempre maggiore frequenza ed intensità di fenomeni atmosferici di una dimensione tale che nessuno può più negare o far finta di non vedere.

L’accelerazione dei processi e l’intensificarsi degli impatti devono portare quanto prima a prepararsi ed adattarsi ad un clima che è già cambiato e che cambierà ancora, con l’obiettivo di salvare le persone e ridurre l’impatto economico, ambienta le e sociale dei danni provocati. Il rapporto Wmo (Organizzazione meteorologica mondiale) sul clima globale, che analizza il periodo 2015-2019, afferma che la temperatura media è aumentata di 1,1 gradi rispetto al periodo preindustriale e di 0,2 gradi rispetto al periodo 2011-2015.

Anno dopo anno si ripetono record, quanto mai preoccupanti, che non possono lasciare indifferenti: gli anni più caldi, gli uragani più violenti di sempre, le ondate di calore più forti e prolungate. Mentre si definiscono analisi sempre più attente e approfondite delle mutazioni atmosferiche in corso, si rincorrono fenomeni sempre più preoccupanti. In molte aree del pianeta, ad esempio in California, la siccità sta aumentando in modo rilevante il rischio di incendi.

L’estate 2019 ha visto incendi senza precedenti nella regione artica. Solo a Giugno, questi incendi hanno emesso nell’atmosfera 50 milioni di tonnellate di anidride carbonica, più di quanto sia stato rilasciato dagli incendi dell’Artico nello stesso mese dal 2010 al 2018 messi insieme. In parallelo si riduce l’estensione media (estiva) del ghiaccio marino nell’Artico, ben al di sotto della media del 1981-2010, così come l’estensione media del ghiaccio marino invernale. I quattro record più bassi per l’inverno si sono verificati durante gli ultimi 5 anni. Allo stesso modo i valori di estensione minima (estate) e massima di settembre (inverno) dell’Antartico sono scesi ben al di sotto della media 1981-2010 e la quantità di ghiaccio persa ogni anno dalla calotta antartica è aumentata di almeno sei volte.

Secondo i dati del Cnr, nell’ultimo secolo, i ghiacciai delle Alpi hanno perso il 50% della loro copertura. Di questo 50%, il 70% è sparito negli ultimi 30 anni. I ghiacciai delle Alpi sotto i 3.500 metri di quota sono destinati a sparire nel giro di 20-30 anni. L’Ipcc stima che nelle regioni del mondo con i ghiacciai meno estesi, compresa l’Europa, perderanno più dell’80% della loro attuale massa di ghiaccio nel 2100. Le regioni che potrebbero perdere quasi tutti i loro ghiacciai sono: Caucaso, Asia settentrionale, Scandinavia, Ande tropicali, Messico, Africa orientale ed Indonesia. Questo porterà ad altre conseguenze immediate, quali frane e valanghe, perché in molte aree di alta montagna il ritiro dei ghiacciai e la fusione del permafrost diminuiranno ulteriormente la stabilità dei pendii, mentre il numero e l’estensione dei laghi glaciali continueranno ad aumentare.

Tutti i dati indicano che le concentrazioni globali di CO2 potranno addirittura superare la soglia di 410 ppm entro la fine del 2019. Anche i mari diventano più caldi e si riduce la capacità di assorbi mento di anidride carbonica. Il 2018 ha registrato i più alti valori di contenuto di calore oceanico nei primi 700 metri di profondità, con il 2017 al secondo posto ed il al 2015 terzo. Si è inoltre registrato un aumento complessivo dell’acidità del 26% dall’inizio della rivoluzione industriale a causa della CO2 assorbita dall’acqua di mare. La cattiva notizia è che i livelli di anidride carbonica hanno raggiunto nuovi record, con tassi di crescita della CO2 quasi del 20% superiori rispetto ai cinque anni precedenti.

Il bilancio degli eventi climatici estremi ci mostra come, anche per il 2019, non esistono regioni del Mondo risparmiate dall’impatto dei cambiamenti. Le ripercussioni economiche sono drammatiche.

Le stime evidenziano come il costo delle catastrofi legate al clima sia pari ad almeno 520 miliardi di dollari all’anno. Nel 2018 si sono conta ti 850 disastri naturali mondiali, soprattutto alluvioni, inondazioni, frane (46%) ed uragani e tempeste (42%). In un confronto con gli ultimi 30 anni il 2018 è stato il quarto anno più oneroso in termini di perdite assicurate. I Continenti più colpiti dai disastri naturali sono stati l’Asia (43%), il Nord America (20%), l’Europa (14%) e l’Africa (13%).

Sono circa 10.400 le persone in tutto il mondo che nel 2018 han no perso la vita in disastri naturali ed il 35% delle vittime è stato causato da alluvioni ed inondazioni, soprattutto in Asia ed Africa, una percentuale molto superiore alla media del periodo 1980-2017 che era stata del 14%.

L’organizzazione mondiale della sanità ha stimato tra il 2030 e il 2050 circa 250mila decessi l’anno correlati ai cambiamenti climatici. Una recente ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dalla Pennsylvania State University ha analizzato i dati relativi ai danni determinati da disastri avvenuti in tutto il mondo tra il 1960 ed il 2014, prendendo in considerazione solamente quegli eventi estremi collegati dalla letteratura scientifica al cambiamento climatico, come tempeste, uragani, ondate di calore, siccità, incendi e frane. I risultati mostrano che l’impatto economico di questo tipo di disastri, quando particolarmente nefasti (tra l’1% dei più dannosi), è aumentato di circa 20 volte.

 

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