E IL PAPA PARLO’ IN DIALETTO AQUILANO, ‘JEMO NNANZI DI FRANCESCO DARA’ FORZA’

di Giulia Di Cesare

4 Aprile 2014 08:08

L'Aquila -

L’AQUILA – “Jemo ‘nnanzi, andiamo avanti”. Questa frase è stata ripetuta milioni di volte all'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile 2009 che l'ha spazzata via. Ma quanto cambia se a pronunciarla come segnale di speranza e fiducia è nientemeno che Papa Francesco?

“Si è rivolto al mondo intero in dialetto aquilano! È stata una cosa travolgente dal punto di vista emotivo”, racconta emozionato ad AbruzzoWeb Cesare Ianni, esponente del gruppo di azione civica aquilano “Jemo ‘nnanzi”, ha raccontato ad AbruzzoWeb le emozioni della giornata di ieri, che ha visto la truppa neroverde ricevuta in Vaticano e citata dal Santo Padre.

“La nostra associazione – ha spiegato Ianni – è semplicemente un gruppo di cittadini che cerca di fare qualcosa di concreto per la città e per la ricostruzione morale della comunità. In questo campo possiamo fare la differenza, siamo qui a ricordare a tutti che noi non cederemo”.

Una ricostruzione morale che deve andare di pari passo con quella materiale. “La città va ricostruita insieme alla comunità – ripete – Ci battiamo da 5 anni per supportare il concetto di aquilanità, ma ci rendiamo anche conto che lo sconforto tra i cittadini è alto. D’altra parte, se si va in centro e si continuano a vedere zone rosse, vicoli abbandonati e si sente odore di muffa, come potrebbe essere diversamente? È una cosa comprensibile, umana”.





L’associazione non vuole, però, arrendersi a questo stato delle cose.  “Proprio per questo motivo – continua Ianni – abbiamo deciso di voler dare un segnale importante. Bergoglio è un uomo così carismatico, così vicino alle realtà sofferenti. Insomma, ci siamo detti, perché non tentare? Perché non provare a essere ricevuti in un’udienza generale e chiedere al Santo Padre una parola di conforto verso L’Aquila?”.

Così l’associazione si è messa a lavoro, cercando di capire come ottenere udienza e scegliendo con cura la data migliore. Racconta Ianni, “ci siamo messi a lavoro mesi fa e abbiamo pensato che la data del 2 aprile fosse la migliore. Non solo per la sua vicinanza alla data del terremoto, ma anche perché in questo giorno ricorre l’anniversario della morte di Papa Wojtyla, un altro Papa carismatico e legato in maniera indissolubile al nostro territorio”.

La preparazione all’udienza, logicamente, è stata lunga. “Abbiamo inoltrato una richiesta al Prefetto della Santa sede, chiedendo di partecipare a questa udienza – prosegue – È stato di grande aiuto il nostro vescovo ausiliare, monsignor Giovanni D’Ercole, che ha supportato questa nostra richiesta. Quando abbiamo preparato questa domanda di incontro pensavamo che il Papa avrebbe detto due parole sulla città e invece… Invece ha parlato di noi!”.

Le emozioni per le 120 persone che erano presenti in piazza San Pietro a rappresentare la città sono state fortissime. “Per tutti noi  – continua Ianni – è stata un’esperienza indescrivibile, alcuni sono scoppiati a piangere. Quando Bergoglio si è avvicinato per ricevere la maglia, è stato molto difficile per me essere lucido. Si è avvicinato in un modo così leggero, con quel sorriso sincero. Ha infuso in tutti noi una grande forza”.

L’effetto dirompente delle parole del Papa non si è fermato solo alle persone presenti ieri a Roma. “Tornato all'Aquila ho fatto un giro e ho incontrato molte persone che mi hanno ringraziato, persone emozionate che hanno preso un po’ di coraggio da questo messaggio così forte. Sono felice, è quello che speravamo. Questa, per me, è un’ennesima conferma: guidati da una forte passione, si possono fare cose incredibili. E la nostra passione in questi anni è stata sempre e solo rivolta alla nostra città”.





A pochi giorni dal quinto anniversario del terremoto, l’idea è quella di puntare, ancora una volta, i riflettori sull’importante ruolo dei cittadini nella ricostruzione.

Spiega Ianni “noi cittadini non possiamo tirarci indietro. La ricostruzione non può essere affidata solo alle istituzioni o al Governo. È vero, noi non possiamo ricostruire palazzi, ma possiamo e dobbiamo occuparci di un aspetto altrettanto importante: la ricostruzione del senso di appartenenza e di comunità. Se L’Aquila dovesse essere ricostruita senza gli aquilani, diventerebbe un contenitore vuoto”.

Un messaggio importante, quello di Bergoglio, che, oltre a riportare all’attenzione mondiale la situazione aquilana, dà sostegno morale a tutti i cittadini che lottano per la propria città.

“È difficile spiegare a parole quello che è successo ieri – conclude Ianni – Ma so che il Papa che in mondo visione parla nel nostro dialetto, il Papa che per alcuni minuti ha parlato davanti a più di 20 mila persone della nostra situazione e della forza che dobbiamo avere per continuare ad andare avanti, ci ha dato un forte messaggio di speranza, di senso di appartenenza, di comprensione. La potenza delle sue parole non è comprensibile a pieno, ma sappiamo che da ieri, questa nostra volontà, la volontà di andare avanti, è stata scolpita su pietra”.

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