I CONTI DELLA SPESA DEI TITOLARI UFFICI SPECIALI; CICCHETTI, ''IMPRESE IN DIFFICOLTA'', SCUOLE NON RICOSTRUITE, IL RITARDO DELLE FRAZIONI

DECENNALE SISMA: ALTRI 6 MILIARDI PER RICOSTRUZIONE, PARTE PUBBLICA AL PALO

31 Marzo 2019 20:46

L'Aquila -

L'AQUILA – Per la ricostruzione privata dell'Aquila e dei comuni dell'esteso cratere del terremoto occorrono complessivamente nuove risorse per 6 miliardi di euro: la stima, nel decennale del sisma del 6 aprile 2009, viene dai responsabili dei due uffici speciali, per la ricostruzione dell'Aquila (Usra), Salvo Provenzano, e dei comuni del cratere (Usrc), Raffaello Fico, due giovani tecnici da poco al timone dei due organismi.

L'istanza, accompagnata dalla richiesta di snellimento burocratico per spendere i fondi già stanziati in scadenza nel 2020, è stata formulata al sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla ricostruzione Vito Crimi.

In questo quadro si inserisce l'allarme del presidente dei costruttori provinciali, Adolfo Cicchetti, che in quello che è stato definito il cantiere più grande d'Europa, parla di “metodo L'Aquila che ha funzionato”, ma anche “di mille posti di lavoro persi lo scorso anno e di imprese in difficoltà”.

In entrambi i crateri, il recupero delle abitazioni private è molto più avanti rispetto a quella pubblica che segna il passo, soprattutto per scuole ed edifici pubblici, nonostante ci siano fondi disponibili, non impegnati perché le stazioni appaltanti degli enti pubblici non pubblicano le gare: in questo senso i due responsabili fanno un appello alla velocizzazione.

All'Aquila la ricostruzione privata ha raggiunto il 75 per cento. Tornano a splendere chiese e palazzi, i gioielli della città di Federico II. Le periferie sono completate da anni.





La vera ombra riguarda la ricostruzione pubblica, praticamente al palo, in particolare quella delle scuole: nessuna ad oggi è stata ricostruita, una è in ricostruzione, la Mariele Ventre. Restano come nel 2009 gli scheletri delle vecchie scuole, abbandonate e non demolite, dalla Mazzini alla Carducci all'Istituto d'Arte Muzi.

Da diversi anni sono disponibili 44 milioni ma le uniche scuole ricostruite e rientrate in centro sono due private. I bambini delle tante pubbliche vanno ancora a lezione nei MUSP, Moduli ad Uso Scolastico Provvisorio che nel 2009 fecero fronte all'emergenza.

Ci sono dunque ragazzi che non hanno mai conosciuto una scuola vera.

Un discorso a parte va fatto per le 60 frazioni del capoluogo: ad esempio Onna, Paganica e Tempera mostrano evidenti i segni dei ritardi e in alcuni luoghi il tempo sembra essersi fermato alle 3:32 di quel 6 aprile di 10 anni fa. Il dato complessivo dei contributi concessi per tutte le frazioni è pari a 1.627 istruttorie per un totale di 6.765 unità immobiliari. Per non parlare di alcuni dei 56 Comuni del cosiddetto cratere sismico, dove la ricostruzione muove ancora i primi passi.

A Provenzano servono 2 miliardi più circa 800 milioni per la ricostruzione pubblica, a Fico circa 4 miliardi e 500 milioni per la pubblica. “Abbiamo bisogno di dare un colpo di reni perché la ricostruzione privata ha raggiunto livelli buoni, accettabili.

Ma occorre arrivare fino in fondo. Vanno trovate nuove risorse, e poi occorrono procedure per spendere quelle disponibili, in tempi ottimali”, spiega Provenzano che ha un proiezione per il futuro: “Ritengo che la fine della istruttoria si concluderà nel 2021, mentre per la ricostruzione privata obiettivo fattibile è il 2023-2024”.





All'Aquila, cancellato il contributo di autonoma sistemazione, sono intorno a 4mila le famiglie che ancora vivono nel mega insediamento del progetto Case costruito a tempo di record dopo il sisma per dare un tetto a circa 20mila persone, o nei moduli abitativi provvisori; nei comuni del cratere sono 4.800 le famiglie che hanno una sistemazione provvisoria con 10.451 abitazioni ancora da recuperare e 4.604 in cui sono in corso lavori. Considerano gli 80mila sfollati iniziali l'emergenza abitativa non c'è più.

“Non è semplice fissare una data per la conclusione, ci sono fattori che non dipendono da noi. Faccio un esempio: ci sono 2 miliardi di euro di progetti da consegnare. Occorrerebbe stabilire un limite temporale per legge, per poi stabilire tempistiche. Comunque nel giro di 5-6 anni, se arriveranno tutti i progetti, la ricostruzione potrà dirsi conclusa al 90 per cento”, annuncia Fico.

“Spesso – spiega ancora Cicchetti – nella ricostruzione, come nei cantieri, è la coda il momento più difficoltoso, perché cala l'attenzione, perché si pensa di essere in discesa. L'Aquila, basta farsi un giro, è una città che sta tornando a vivere con un sorriso splendido, ma manca qualche dente”, chiarisce il presidente dell'Ance provinciale.

C'è il nodo della vita sociale: il centro storico è ancora praticamente disabitato, vive di giorno con gli operai e la sera del fine settimana con la movida. Hanno aperto circa 80 attività commerciali, un dato ben lontano, ricorda Confcommercio L'Aquila, dalle oltre mille botteghe di prima del terremoto. Questi pionieri che hanno scommesso sulla ripartenza del centro storico sono oggi a rischio chiusura, scontano l'assenza di residenti. Quello che chiedono a gran voce è la realizzazione di parcheggi, il rientro di uffici, banche e poste per far tornare un flusso. Il Comune sta lavorando sul rientro di alcuni enti e su tre grandi posteggi ma i tempi non saranno brevi. D'altra parte, sottolinea il sindaco Pierluigi Biondi, che ha appena archiviato una crisi nella giunta, quello dell'Aquila è “il più importante esempio di rigenerazione urbana dal dopoguerra”.

 

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: