DI TONNO, COLDIRETTI DONNE IMPRESA E IMPRENDITRICE VITIVINOCOLA, ''PESANTI RICADUTE OCCUPAZIONALI IN REGIONE''. ''TRUMP VUOLE COLPIRE MADE IN ITALY, BERSAGLI ANCHE PASTA E OLIO''

DAZI USA: ”A RISCHIO EXPORT ABRUZZESE CONTAINER CON NOSTRO VINO GIA’ FERMI”

di Filippo Tronca

18 Gennaio 2020 07:45

Regione - Cronaca

PESCARA – Due container dovevano partire a fine dicembre dal porto di Livorno in Toscana, destinazione Stati Uniti. Con dentro oltre 100mila euro di vino Montepulciano abruzzese. Rimasti dov'erano.

A causa della spada di Damocle, rappreentata dai dazi che il presidente Donald Trump intende applicare su molti prodotti del made in Italy, a cominciare dal vino, che verrebbe tassato al 100 per cento. Barriera che e potrebbe estendersi anche a olio, pasta, formaggi, biscotti e altri prodotti. 

Una sciagura anche per l'Abruzzo, come conferma ad Abruzzoweb Antonella Di Tonno, 38 anni, titolare della cantina Tenute Talamonti di Loreto Aprutino, in provincia di Pescara, nonchè responsabile regionale di Coldiretti Donne impresa.

Per la cronaca, il vino mai partito era il suo, e sono tante le storiche e gloriose cantine che hanno le commesse bloccate. Punta di diamante di una produzione annuale media che in Abruzzo è di circa 4 milioni e 500mila quintali di uva e oltre 3 milioni di ettolitri di vino di cui almeno un milione a denominazione di origine. Un comparto di circa 18mila aziende vitivinicole attive su una superficie agricola complessiva di circa 30mila ettari. 





“La situazione è critica – conferma Di Tonno – gli Usa sono tra i principali mercati di esportazione del vino abruzzese, dove si registra una media di circa 25 milioni di euro di fatturato annuo, per di più in costante crescita. La mia azienda, ad esempio, ha il 35 per cento del fatturato negli States. Altre aziende hanno percentuali anche più alte, tanto che hanno aperto società di import-export oltre oceano”.

Spiega poi Di Tonno: “Un dazio del 100 per cento significherà per noi un riposizionamento completo sul mercato. Il Montepulciano abruzzese, per l'ottimo rapporto qualità  prezzo, è il terzo più esportato. Si vende in media a 15 dollari a bottiglia, una fascia di costo relativamente popolare, ma con questi dazi sarà necessario aumentarlo  anche del 50 per cento, e questo significherà perdere buona parte della competitività, si andrebbe oltre la soglia psicologica che porta il consumatore a fare altre scelte, e ad abbandonare per sempre il tuo prodotto”. 

La motivazione ufficiale della stretta protezionistica di Trump, sarebbe quella che Francia e Germania hanno finanziato Airbus con aiuti di stato, a danno dell'americana Boing. Ne è nato un contenzioso davanti alla World trade organization(Wto), che ha dato ragione agli Usa, che dunque ora vantano ora 7 miliardi di “crediti”, che l'amministrazione Usa intende far “scontare” con i dazi sull'agroalimentare europeo. 

Si attendono così con il fiato sospeso le serrate trattative in corso in queste ore. Il presidente nazionale della Coldiretti, Ettore Prandini, ha scritto ai commissari Ue all’agricoltura Janusz Wojciechowski e al commercio Phil Hogan, in vista della loro missione a Washington.

Con la nuova black list Trump minaccia di aumentare i dazi fino al 100% e di estenderli a circa i due terzi del valore dell’export del made in Italy agroalimentare in Usa. Un mercato pari a 4,5 miliardi di euro, in crescita del 13% nei primi nove mesi del 2019. Il vino poi ha un valore delle esportazioni di quasi 1,5 miliardi di euro in aumento del 5% nel 2019 mentre le esportazioni di olio di oliva sono state pari a 436 milioni anch’esse in aumento del 5%. A rischio è anche la pasta, con 305 milioni di valore delle esportazioni e con un aumento record del 19%.





“Riteniamo che l'atteggiamento di Trump nelle sue politiche protezionistiche non sia coerente – osserva Di Tonno -. Sta infatti firmando accordi con la Cina, che faciliteranno e intensificheranno gli scambi commerciali tra i due Paesi, che pure vengono descritti come in forte competizione per non dire nemici. E parallelamente sta vibrando un colpo durissimo all'agroalimentare europeo, e soprattutto al made in Italy che, va ricordato, già subisce un danno calcolato in 1,5 miliardi di euro l'anno, a causa del fenomeno dell''italian sounding', ovvero dei prodotti che evocano nomi italiani, ma non certo fatti da noi, e che nulla c'entrano con gli originali, come il famigerato Parmesan”.

La preoccupazione riguarda ovviamente anche la ricaduta occupazionale, se i dazi non saranno scongiurati in extremis.

“Diciamo che i prodotti di alta gamma, ne risentiranno meno – spiega Di Tonno -, perché hanno una clientela di nicchia e facoltosa, disposta a spendere di più. Per il resto gli effetti saranno pesanti. Occorrerà per forza di cosa cercare altri mercati di sbocco a livello globale, in Asia e Russia innanzitutto, perché notoriamente, anche per i prodotti abruzzesi, il mercato nazionale e quello europeo sono pressochè saturi. E non sarà operazione facile. Il rischio è che in Abruzzo non poche aziende dovranno gettare la spugna. Noi come ricordato abbiamo già dovuto annullare la spedizione di 100 mila euro di prodotto. Altri colleghi, appena negli States si è sparsa la voce di dazi imminenti, si sono visti arrivare richieste di maxi spedizioni da effettuare immediatamente, per anticipare i tempi e riempire intanto i magazzini, prima dell'applicazione dei dazi. Ma per tutti il rischio è un tracollo dell'export, già dai prossimi mesi”:

E aggiunge: “la mia azienda ha una ventina di dipendenti, e crea un significativo indotto. Come detto, vedersi compromesso un mercato come quello degli Usa che rappresenta il 35 per cento del nostro fatturato, nel medio lungo periodo, non potrà non avere effetti pesanti”.

Un motivo di speranza, rivela poi l'esponente di Coldiretti, è che “per la prima volta, dall'altra parte dell'oceano si stanno mobilitando contro i dazi, anche gli importatori americani, che sono una lobby influente, molte specializzate sul made in Italy, e stanno facendo pressioni molto forti sulla casa Bianca, per indurla ad un ripensamento. Del resto anche lì si rischiano pesanti ricadute occupazionali. Per quanto riguarda l'olio extra vergine di oliva, altra eccellenza abruzzese a rischio, va ricordato che a settembre si è salvato dall'applicazione dei dazi, per le sue proprietà benefiche per la salute. Un argomento, supportato da medici e nutrizionisti, che potrebbe essere ancora decisivo”.

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