DALLA PEZZOPANE A ORLANDO: LA SCALATA DI FINA, ”SI’ AL REFERENDUM ANCHE PER IL BENE DEI PARTITI”

di Marco Signori

30 Aprile 2016 08:30

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – Dopo l'esperienza che definisce “bellissima e molto formativa” in giunta provinciale con Stefania Pezzopane presidente, per Michele Fina, classe 1978 di Luco dei Marsi (L'Aquila), è stata tutta un'ascesa.

Molti se lo aspettavano in Parlamento, soprattutto dopo che la condanna di Luigi Lusi, il tesoriere della Margherita accusato di appropriazione indebita di 12 milioni di euro dalle casse del partito, ha dato ragione a molte sue denunce pubbliche.

È invece arrivato ai vertici di un ministero, quello della Giustizia, come consigliere del guardasigilli Andrea Orlando. Lavora nella stanza accanto ad un altro marsicano, Massimiliano Verrecchia, capo della segreteria del sottosegretario Federica Chiavaroli.

“Nessuna auto blu e ben pochi privilegi, solo la mia Fiat Bravo del 2007 e la mia bici”, dice a proposito di alcune malelingue che serpeggiano nel suo Abruzzo. Dialoga con AbruzzoWeb nel pieno rispetto di un ruolo che definisce “delicato”, dicendosi “contento di quello che faccio” e senza escludere un ritorno nella politica attiva: “Siamo precari per definizione, se qualcuno mi avesse detto tre anni fa che, essendomi occupato sempre di ambiente, oggi avrei fatto il consigliere del ministro della Giustizia mi sarei messo a ridere, è molto probabile che continui a fare quel che faccio ma chi può dirlo…”.





Ma Fina la politica l'ha tutt'altro che messa da parte. Insieme allo stesso Orlando e a Matteo Orfini, anima a livello nazionale Rifare l'Italia, una associazione del Pd che se fossimo ancora nella Prima Repubblica chiameremmo corrente.

“Rappresenta una sensibilità del Partito democratico, sebbene la parola 'corrente' non mi faccia affatto inorridire. Perché rivendico il fatto che nei partiti esistano delle sensibilità diverse che si organizzano. Preferisco dividermi sulle idee più che sui campanili, sugli interessi particolari o sui comitati elettorali. Mi fanno sorridere quelli che criticano i partiti del Novecento e ripropongono modelli notabilari ottocenteschi. Preferisco combattere lealmente per la mia visione con chi la condivide e contribuire così ad un grande partito moderno e plurale”, argomenta.

Eppure nel Pd di Matteo Renzi, lontano anni luce da quel partito “pesante” tratteggiato da Pierluigi Bersani, quelli che venivano chiamati “giovani turchi” si sentono “come quelli che non hanno votato Renzi ma che hanno riconosciuto da subito che ha vinto, che hanno detto da subito che dovesse essere lui a guidare oltre che il partito anche il governo, che con lealtà sostengono l'azione del governo marcando le proprie differenze”.

La questione morale è sempre più attuale, e per Fina “non c'è dubbio che i partiti devono attrezzarsi meglio sviluppando maggiori anticorpi”, ma “andrebbero anche riformati applicando l'articolo 49 della Costituzione facendo una legge sui partiti. Ci sono da troppo tempo già molte proposte in Parlamento ma non se ne riesce a vedere l'approvazione”. E anche se nella Capitale non ha avuto un seguito, la mappatura dei circoli fatta da Fabrizio Barca a Roma è “un bell'esperimento che andrebbe replicato anche in Abruzzo”.

“Si parla dei politici come categoria – aggiunge – ma ci sono stati molti casi dolorosi che hanno riguardato anche altri settori dello Stato, se si fa di tutta l'erba un fascio si fa un favore ai corrotti, diventa un fumogeno nel quale lo scorretto si confonde”.





Per l'ex segretario provinciale del Pd dell'Aquila altre due leggi potrebbero aiutare: quella sulle lobby e quella sulle fondazioni legate alla politica, che “messe insieme alla riforma elettorale possono creare un sistema di anticorpi minimo”.

E così Fina, insieme a Rifare l'Italia, è tra i primi a partire con i “comizi per la Costituzione” voluti dal premier. Domenica a Scontrone, a cui lo lega anche il rapporto sentimentale con il sindaco Ileana Schipani, apre la campagna referendaria insieme alla responsabile Enti locali del Pd Valentina Paris.

“Il superamento del bicameralismo è stato sempre un nostro cruccio – spiega – ci sono parole molto belle anche di Berlinguer, ma già all'Assemblea costituente avevano fatto notare i limiti di questo sistema”.

E ricorda la figura di “Bruno Corbi, deputato costituente di Avezzano, dirigente del Partito comunista abruzzese, il più votato del Pci in quelle elezioni in Abruzzo dopo il ligure Umberto Terracini, che aprì un suo intervento in Assemblea sostenendo la contrarietà alla creazione di due Camere, che avrebbero provocato lentezze compromettendo l'attuazione di alcuni dei princìpi inalienabili della prima parte della Costituzione. È importante ricordare queste parole perché il primo di questi principi è che la nostra Repubblica è fondata sul lavoro, non sul rinvio”.

 

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