CORONAVIRUS: USB ABRUZZO ‘OPERATORI SANITA’ STANCHI DI ESSERE CHIAMATI EROI, SI GARANTISCA LORO SICUREZZA’

8 Aprile 2020 13:43

Regione -

CHIETI – “Da quando è iniziata l'emergenza Covid-19 ci stiamo battendo per la tutela e la sicurezza negli ospedali abruzzesi e in particolare in provincia di Chieti. Abbiamo inviato diverse segnalazioni ad Asl e politica Regionale e siamo arrivati a presentare un' esposto contro ASL2, ma ci duole constatare come i pochi passi in avanti fatti fin ora non siano sufficienti e siano giunti con lentezza”.

Così in una nota l'Unione sindacale di base abruzzo comparto Sanità. 





“I lavoratori e gli operatori tutti della sanità abruzzese sono stanchi di essere chiamati eroi. Ma gia` da prima che arrivasse la pandemia, i fatti raccontano un’altra storia, quando le stesse amministrazioni avrebbero dovuto valorizzare le professionalita` per avere oggi un sistema sanitario abruzzese degno – protestan. Cosa è accaduto negli anni affinchè oggi ci trovassimo a fronteggiare l’emergenza in cosi` grave difficoltà? Riduzione orizzontale degli organici, insufficiente aggiornamento del personale e una gestione a tratti irrazionale hanno ridotto i livelli qualitativi dei servizi. Nonostante ciò, stiamo facendo sforzi enormi per far fronte all'epidemia Covid-19 malgrado le ASL, in continuità col passato, si stiano muovendo con ritardo e senza una cabina di regia regionale in grado di dare direttive precise, chiare e concrete. Gli operatori sanitari sono esposti al contagio più dei comuni cittadini e sembra non si sia ancora capito che, se i lavoratori degli ospedali non vengono tutelati crolla l'intero sistema sanitario e non ci sarà più nessuno in grado di garantire le cure e l'assistenza necessaria a chi ne ha bisogno. Chi lavora nelle corsie degli ospedali rappresenta il caposaldo principale per poter affrontare la pandemia. Vogliamo organizzazione e tutele per un lavoro in sicurezza che dia la garanzia di poter tornare a casa a chi oggi non può”.

Nello specifico l'Usb chiede “di mettere a norma il Laboratorio Analisi di Chieti e di sanificare tutti gli ambienti di lavoro, di distribuire (non centellinare) idonei DPI per evitare che il personale, come in alcuni casi è già accaduto, debba provvedere personalmente all'acquisto, di predisporre linee guida, protocolli, procedure uniche in tutte le strutture sanitarie regionali, di attivare le procedure per la stabilizzazione del personale in appalto e di assunzione di medici, infermieri, tecnici di radiologia e laboratorio, OSS… attraverso Bandi e Avvisi regionali sulla base delle emergenze della pandemiariattivare posti letto nei , piccoli ospedali e organizzare servizi territoriali in grado di dare risposte e sostegno li dove le strutture ospedaliere sono al collasso o dove la ospedalizzazione non si rende necessaria riducendo così notevolmente i costi”.

Per l'Usb Abruzzo  poi, “si rendono necessarie misure urgentissime per effettuare screening (tamponi orofaringei e/o ricerca anticorpale) a tutti gli operatori sanitari della regione prima che la pandemia raggiunga livelli ingestibili, come già visto in altre regioni. Per raggiungere tale obiettivo si dovrebbero innanzitutto potenziare e ampliare i Laboratori Analisi. Spicca tra questi quello di Chieti per cui, nel luglio 2019, il personale gia` aveva tenuto uno sciopero poichè lo stesso non e` a norma, mentre adesso che serve tutta la sua potenzialità si lavora al suo interno a scarto ridotto. Nella stessa estate si avanzo` la proposta di spostare il Laboratorio Analisi in un luogo piu` consono (livello 11 del corpo M) poiche` i locali dello stesso risultavano non in sicurezza. Tesi confermata, ma mai realizzata, questo inverno (in dicembre!) dal Comitato degli esperti ASL”.





“Questa situazione ha “costretto” oggi ASL2 Lanciano Vasto Chieti ad esternalizzare all’UDA un servizio per l’esecuzione dei tamponi quando, pochi anni orsono, la stessa ha smantellato un proprio servizio di diagnostica molecolare che sarebbe stato perfettamente in grado di rispondere alle esigenze di diagnostica del nuovo coronavirus – incalza l'Usb -. In sostanza si potrebbe evitare l’intervento dell’Università, che risulterà costoso anche sotto un punto di vista lavorativo; considerato, infatti, che la struttura universitaria non è certo adeguata alla mole di esami a cui dovrà far fronte, anche e soprattutto nel numero di tecnici e della loro esperienza. Dovranno essere assunti  tecnici con contratti di lavoro atipici chiedendo, così, al mondo del lavoro, ulteriori e inutili precarizzazioni”.

“È il momento delle scelte importanti e definitive, quelle cioè che investono sulle strutture pubbliche rendendole più adeguate e pronte anche alle future battaglie contro i virus pandemici. Tali incongruenze oggi vengono pagate caramente dai dipendenti della sanità e dai cittadini ma, altrettanto caramente saranno pagate se non si investe sul futuro di una struttura pubblica che ha bisogno di spazi, strumenti e personale dedicato”, conclude l'Usb Sanità

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: