CORONAVIRUS: SCUOLE PARITARIE IN CRISI PROFONDA, IN ABRUZZO A RISCHIO CENTINAIA POSTI DI LAVORO

17 Aprile 2020 17:22

Regione - Economia

L’AQUILA – Primo brutto segnale per le scuole paritarie abruzzesi, la non approvazione di emendamenti alla legge Cura Abruzzo per la creazione di un fondo, per il sostegno per i nidi e le scuole paritarie, da 0 a 6 anni che, dal decreto del 5 marzo, dove si sancisce la chiusura di tutti gli istituti d’istruzione, di ogni ordine e grado, sono andate in difficoltà, trovando le loro risorse dal pagamento delle rette da parte delle famiglie e, per quelle accreditate, dai contributi statali e regionali.

Una situazione che come illustra un articolo di www.laquilablog.it, si fa sempre più critica, per un settore che nella sola regione ha novecento dipendenti, tra insegnanti e personale amministrativo, tecnico e ausiliario, quasi novemila gli alunni iscritti, nell’anno scolastico 2019-2020. A rischio è stato calcolato sono le scuole frequentate da ben  2200 bambini, 400 dipendenti, tra personale e ata. 





La Federazione Italiana Scuole Materne (Fims) della provincia dell’Aquila, come anche il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia per l’Abruzzo, hanno scritto recentemente sia al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, e all’assessore alla Pubblica Istruzione, Piero Fioretti, per avere risposte.

 Accorato e senza risposte anche l’appello della Fims nazionale, che “chiede a Governo e Parlamento un sostegno diretto alle scuole d’infanzia paritarie e ai loro servizi educativi no profit: per non poche di loro, infatti, è un problema serissimo di sopravvivenza. Il messaggio del 1 aprile 2020 dell’INPS conferma che il Bonus Nido verrà rimborsato alle famiglie su presentazione delle fatture emesse dai servizi educativi. Certamente, nei mesi di marzo e aprile e, ovviamente, nell’eventuale prosieguo, in ragione della durata dell’emergenza, il servizio non ha potuto, non può e non potrà essere prestato”.





“Data la situazione, la richiesta della Fims è di indirizzare i fondi del Bonus Nido, non spesi nel periodo di sospensione, al sostegno dei costi fissi che diversamente costituiranno un pesante carico per le istituzioni scolastiche ed educative per l’infanzia che li erogano. Una situazione che può comprometterne la ripresa del servizio pubblico che assicurano, indebolendo, contemporaneamente, la presenza dei servizi educativi e delle scuole d’infanzia paritarie in vasti territori del Paese e l'intero ambito del sistema nazionale integrato di educazione ed istruzione 0 – 6”, conclude la nota.

Chiede interventi anche Conferenza Episcopale Italiana, ed emblematico è l’articolo di ieri del sottosegretario Ivan Maffeis, su Avvenire. “In queste settimane le voci dei vescovi – insieme a quella delle religiose e dei religiosi – si sono unite a quelle di tante associazioni di genitori per rappresentare la forte preoccupazione circa la stessa tenuta del sistema delle paritarie. Se già ieri erano in difficoltà sul piano della sostenibilità economica, oggi – con le famiglie che hanno smesso di pagare le rette a fronte di un servizio chiuso dalle disposizioni conseguenti all’emergenza sanitaria – rischiano di non aver più la forza di riaprire. Dietro le parole, c’è il volto di centinaia di migliaia di alunni e di migliaia di dipendenti; c’è la ricchezza di un presidio educativo unico; ci sono i princìpi – centrali in democrazia – di libertà educativa e di sussidiarietà. Nel nostro contesto, paradossalmente, non passa nemmeno il criterio dell’investimento: la prospettiva di una scomparsa delle scuole paritarie, oltre che un oggettivo impoverimento culturale, costituirebbe un aggravio di alcuni miliardi di euro all’anno sul bilancio della collettività. Senza aggiungere che, chiuse le paritarie, ci si troverà ad affrontare la mancanza di servizi con cui supplirle. Allo Stato non si chiedono privilegi né elemosina, ma di riconoscere il servizio pubblico che queste realtà assicurano. Intervenire oggi – con un fondo straordinario destinato alle realtà paritarie o con forme di sostegno, quali la detraibilità delle rette, alle famiglie – è l’ultima campanella. Se questa suonasse senza esito, diverrà un puro esercizio accademico fermarsi a discutere circa il patrimonio assicurato al Paese da un sistema scolastico integrato”.

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