CORONAVIRUS: PARTONO TEST SU IMMUNITA’, BOCCIA, ”LINEE GUIDA URGENTI”

2 Aprile 2020 18:41

Italia -

ROMA – Test sierologici per verificare l'immunità al Covid-19. 

In attesa della “fase 2” dell'emergenza, le Regioni si preparano ad affrontarla tentando di scovare chi ha sviluppato anticorpi. 

Dal Veneto a Puglia, le sperimentazioni stanno partendo o sono al via in gran parte del Paese: lo scopo è quello di definire se una persona è stata colpita dal virus, anche inconsapevolmente, e quindi per un certo periodo di tempo è immune. 

Favorevoli ai test, pronti a metterli a disposizione per i propri dipendenti, ci sono anche alcune grandi aziende italiane come la Ducati, che puntano a ripartire al più presto con la produzione in sicurezza all'interno delle proprie fabbriche. 

Nel Veneto, dopo aver approvato il progetto scientifico per la ricerca molecolare con prova sierologica attraverso il prelievo del sangue, la regione ha avviato i test con i dipendenti della sanità e delle case di riposo. 





L'esame – che ha ricevuto la validazione delle Università di Padova e Verona – consiste in un prelievo del sangue per andare a cercare nei soggetti la presenza delle immunoglobuline, che possono indicare se c'è stata o meno l'immunizzazione. 

Nell'ultima frontiera, per battere il virus in tempi più rapidi, si è lanciata anche l'Emilia Romagna. Da Piacenza a Rimini, lo screening per il Covid-19 verrà effettuato su tutto il personale della sanità e dei servizi socioassistenziali. 

La Regione sta pensando al “dopo” pandemia: si farà un'indagine su un campione di popolazione per capire che percentuale di cittadini ha avuto l'infezione e non se n'è accorta. Anche la sanità ligure ha iniziato i test sierologici sul personale sanitario e gli ospiti delle Rsa. 

E nei prossimi giorni saranno coinvolti anche i donatori di sangue. E sempre per gli ospiti delle Rsa il Piemonte ha iniziato uno screening a tappeto col test sierologico. Una serie di monitoraggi sono in corso anche nelle Marche mentre in Puglia si è partiti dagli ospedali. 

“Siamo nella fase della validazione dei test, stiamo sperimentando diverse tipologie”, spiega Pierluigi Lopalco, coordinatore scientifico della task force pugliese per l'emergenza. Ma c'è chi frena come la Lombardia.





“Ci atterremo alla scienza”, dice il governatore Attilio Fontana. Anche se a Pavia alcuni malati sono già stati curati con il sangue dei guariti, per l'assessore lombardo alla Sanità Giulio Gallera non è ancora il momento della mappatura sulla presenza degli anticorpi nelle persone, che avverrà solo a pandemia finita. 

Anche perché “i kit che oggi sono a disposizione non danno risposte certe”. In generale la fase della somministrazione alla popolazione al momento sembra ancora lontana, in particolare al Sud, dove il numero di persone entrate in contatto con il virus al momento per fortuna è molto più basso. 

Insomma le Regioni vanno in ordine sparso anche per testare una valida arma per la fase della riapertura quando sapere quanti hanno sviluppato immunità sarà cruciale. Talmente cruciale che la Regione Lazio chiede “una strategia nazionale unica”. 

“Siamo fortemente determinati ad attivare i test su ampio raggio – avverte l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato – ma è “assolutamente imprescindibile vi sia un'unica strategia nazionale per evitare di andare in ordine sparso e soprattutto anche un tetto tariffario per evitare speculazioni”. 

Il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, a Torino per l'arrivo dei primi 22 medici volontari della task force della Protezione civile ha dichiarato: “È illusorio pensare a un mondo senza positivi tra un mese. Occorre rafforzare la prevenzione e servono linee guida chiare” per i test sierologici “le linee guida sanitarie devono essere decise dal Comitato scientifico – aggiunge a proposito dei test sierologici – per cui auspico linee guida urgenti sui test”.

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