CORONAVIRUS: AL VIA TEST IMMUNITA’, DOPO POLEMICHE IN ABRUZZO REGIONI SI PREPARANO

16 Aprile 2020 07:20

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Dopo settimane di discussione sulla loro validità scientifica, partirà entro due settimane la campagna per i test di immunità in tutta Italia, con il coinvolgimento di un campione di circa 150mila persone, suddivise per profilo lavorativo, genere e 6 fasce di età, con l'obiettivo di individuare i potenziali “immunizzati”, ovvero coloro che hanno sviluppato anticorpi al SarsCov2, e avere un quadro epidemiologico più chiaro della propagazione del virus.

I dubbi sull'efficacia e la validità dei test hanno scatenato più di qualche discussione in tutto il Paese e in Abruzzo, meno di un mese fa, l'opportunità di utilizzarli ha generato roventi polemiche che hanno portato alla diffida dall’uso del kit per la diagnosi diversi sindaci, in primis il primo cittadino di Prezza e consigliere regionale dell’Udc, Marianna Scoccia, da parte del servizio prevenzione e tutela sanitaria della giunta regionale.

Oggi però il Comitato tecnico scientifico (Cts) ha definito le caratteristiche della tipologia di test sierologico che dovrà essere impiegato su scala nazionale, e c'è il via libera del governo all'avvio della procedura pubblica per l'acquisto dei kit per gli esami ematici. A breve sarà pubblicato un bando con le indicazioni.

Un “unico test nazionale” che dovrà garantire “standard minimi di qualità” – tra cui avere un'attendibilità superiore al 95% – e sarà tra quelli che prevedono un prelievo da “sangue venoso” perché “quelli da sangue periferico non sono accettabili”.

A differenza degli ormai noti “tamponi”, esame di laboratorio che serve per individuare la presenza del coronavirus all'interno delle mucose respiratorie, i test sierologici servono ad individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus. Mentre i primi forniscono un'istantanea sull'infezione, i secondi “raccontano” la storia della malattia. Attraverso i test sierologici infatti è possibile andare ad individuare gli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario in risposta al virus.

In Abruzzo contro i dispositivi acquistati in gran numero da alcuni sindaci, in particolare nella Marsica, si erano schierati sia la Regione, con l’assessore regionale alla salute Nicoletta Verì, della Lega, che il Ministero della Salute, quest’ultimo attraverso una perentoria dichiarazione del direttore generale della Prevenzione sanitaria, l’abruzzese Claudio D’Amario.

I primi cittadini hanno agito in autonomia, in molti casi acquistando il test e annunciando l’avvio dello screening, con il sindaco di Aielli, Enzo Di Natale, che ha addirittura lanciato una raccolta di firme sui tamponi veloci. Ma il Dipartimento Sanità della Regione li ha diffidati dal proseguire, con note perentorie e con buona pace di chi, come il sindaco di Cerchio, Gabriele Tedeschi, ha sì sospeso l’operazione, ma chiedendo chiarimenti immediati, non arrivati.

In quell'occasione l'assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì aveva lanciato l’allarme sui test sierologici “di cui sento parlare oggi e che non sono validati dal Ministero e i cui risultati non hanno alcun valore scientifico; anzi in alcuni casi potrebbero procurare ulteriori danni”, aveva spiegato Verì che aveva aggiunto che l’unico test “è quello molecolare, ovvero fatto sui tamponi, ed in questa direzione abbiamo appreso dal Ministero che presto saranno validati nuovi kit diagnostici”.





E dopo la Verì, anche il direttore generale dell'Area prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, Claudio D'Amario, era tornato sul tema spiegando che il “falso positivo del test sierologico potrebbe creare perfino procurato allarme, con conseguenze di tipo penale stante la obbligatorietà della denuncia per le malattie infettive”.

Lo scorso 27 marzo, alla Scoccia è stata recapitata una lettera di diffida firmata dal dirigente del servizio, Stefania Melena, in cui si parla di “non ben definiti test rapidi sulla popolazione asintomatica”.

“L’effettuazione dei test diagnostici per il Coronavirus – scriveva Melena – è disciplinata dalla circolare ministeriale del 27 febbraio alla quale è allegato il documento a firma del gruppo di lavoro del Consiglio Superiore di sanità nel quale viene ritenuto non giustificato il ricorso a test diagnostici molecolari in oggetti asintomatici, ritenendo tali indagini inutili se non addirittura fuorvianti. Parimenti nei numerosi documenti redatti e pubblicati dall’Organizzazione mondiale della Sanità non si evidenziano indicazioni relative all’effettuazione dei test nei soggetti asintomatici”.

Così oggi, il sindaco di Aielli, Enzo Di Natale, scrive su Facebook: “Alla fine avevamo ragione noi. Ora sono curioso di leggere i comunicati stampa di quei politici che si erano affrettati a definire i test anticorpali pericolosi. Finita l'emergenza, molte saranno le domande che esigeranno una risposta”.

Come spiega la Fondazione Umberto Veronesi, “I test sierologici applicati al coronavirus assumeranno importanza sempre più rilevante nella pianificazione del post lock-down. E' infatti grazie a questi strumenti che potremo avere un quadro più chiaro di chi è entrato realmente in contatto con il virus. Un'informazione utile per poter allentare progressivamente le misure restrittive”.

Sono essenzialmente di due tipi: quelli rapidi e quelli quantitativi: “I primi, grazie ad una goccia di sangue, stabiliscono se la persona ha prodotto anticorpi -e quindi è entrata in contatto con il virus-; i secondi, dove serve un prelievo, dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi prodotti. In entrambi i casi i test sierologici vanno alla ricerca degli anticorpi (immunoglobuline) IgM e IgG. Le IgM vengono prodotte temporalmente per prime in caso di infezione. Con il tempo il loro livello cala per lasciare spazio alle IgG. Quando nel sangue vengono rilevate queste ultime, le IgG, significa che l'infezione si è verificata già da diverso tempo e la persona tendenzialmente è immune al virus”.

In attesa che lo screening parta a livello nazionale, varie Regioni si stanno già attivando a livello territoriale.

La Toscana, ad esempio, ha già annunciato un accordo con 61 laboratori privati che permetterà di effettuare test sierologici per 400.000 persone, includendo anche i lavoratori dei servizi essenziali.





Nel Lazio, nei prossimi giorni, sarà avviata una campagna con 300 mila test e si partirà dalle forze dell'ordine: l'indagine epidemiologica infatti riguarderà 60mila appartenenti a Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e i militari dell'Esercito impegnati in “Strade sicure”.

In Lombardia, invece, saranno effettuati 20.000 test sierologici al giorno, dal 21 aprile, cominciando dagli operatori sanitari. Ed il Comune da Milano sottoporrà ai test sierologici tutti i 4mila conducenti dei mezzi di trasporto pubblico della città.

Anche la Sicilia sta per avviare uno screening con test sierologici, da affiancare all'esame con tamponi, che riguarderà personale sanitario, Forze dell'ordine, uffici pubblici e la popolazione carceraria.

L'Emilia Romagna invece avverte che i test non potranno essere effettuati da privati e che questi laboratori potranno lavora per la Regione. Non solo test d'immunità però.

Nella fase 2 della riapertura, per garantire sicurezza e un'adeguata sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro è necessaria anche “l'esecuzione periodica dei tamponi” ai lavoratori, ha affermato Guerra.

Anche per il sottosegretario alla Salute Sandra Zampa si dovrà “immaginare che chi torna a lavorare sia tenuto sotto stretta osservazione e che, al primo sintomo, ci sia la possibilità immediata di test con tampone e misure di isolamento”.

E in vista della ripresa, un forte richiamo è giunto dal ministro Roberto Speranza che ieri ha partecipato alla riunione dei ministri Ue della Salute. E' necessario, ha avvertito, “armonizzare la fase due dell'emergenza Covid”.

Bisogna, ha detto, “mettere in condivisione l'attività di ricerca scientifica, l'uso dei test e la messa a punto degli strumenti tecnologici più innovativi. Questa è la strada da prendere per dare all'Ue quel ruolo che i cittadini si aspettano”.

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