APPROVATA A MAGGIORANZA LA PROPOSTA DEL GRUPPO DI OPPOSIZIONE DI CENTROSINISTRA, ASTENUTO IL MOVIMENTO 5 STELLE, SCONTRO TRA LEGNINI E MARCOZZI PER CORSA ALLA PRESIDENZA DELL'ORGANISMO

CONSIGLIO REGIONALE: SI’ A ISTITUZIONE COMMISSIONE INCHIESTA SUI VELENI DI BUSSI

6 Agosto 2019 16:40

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Il Consiglio regionale, riunito oggi a L’Aquila, ha approvato a maggioranza la istituzione della commissione di inchiesta sui veleni di Bussi sul Tirino (Pescara).

L’assemblea ha votato positivamente il provvedimento, si sono astenuti i pentastellati per i quali l’iniziativa è tardiva e “fuori sede” vista la competenza nazionale della tematica.

La proposta è stata presentata dal gruppo di opposizione di centrosinistra, primo firmatario l’ex vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, candidato alla presidenza per la coalizione alle elezioni del 10 febbraio scorso, e da esponenti della maggioranza di centrodestra.





Legnini, indicato come favorito alla presidenza della neonata commissione, nel ruolo di sottosegretario all’economia con delega alla editoria e alla ricostruzione negli anni scorsi aveva stanziato circa 50 milioni di euro per la prima bonifica pubblica, con il bando esperito dall’allora commissario per l’emergenza, il compianto Adriano Goio, che è al palo da tempo.

Lo scopo dell’organismo è quello di arrivare, in sei mesi, a chiarire lo stato del procedimento di bonifica, gli interventi fatti e da fare, le iniziative di monitoraggio, il perché dei tanti ritardi, le eventuali omissioni e inadempimenti. La commissione sarà presieduta da un consigliere tra quelli che indicherà l’opposizione. I componenti saranno poi nominati dal presidente in maniera proporzionata alle forze dell’assise.

Proprio il fatto che Legnini sia favorito nella corsa alla presidenza, ha causato uno duro scontro in aula con il Movimento cinque stelle, in particolare con il consigliere Sara Marcozzi, anche lei candidata alla presidenza.

“In questa vicenda non mi verrebbe proprio di parlare di lavoro specchiato da parte della Magistratura. Lo dicono le cronache e i procedimenti penali archiviati nei confronti di alcuni giudici. E lo dicono i provvedimenti disciplinari, con sanzioni irrisorie e ridicole, da parte del Csm nei confronti di magistrati che avrebbero portato a cena giudici popolari per indurli a dire una cosa piuttosto che un’altra – ha tuonato Marcozzi -. Non c’è niente di peggio. Quando Legnini era vice presidente del Csm, la commissione disciplinare ha punito il giudice che si è macchiato di questa condotta con appena due mesi di ritardo sulla pensione. Per questo il presentatore di questa richiesta (Legnini, ndr), per opportunità, non dovrebbe presiederla”.





La reazione di Legnini: “E’ una polemica stucchevole. Mi sono astenuto, per scelta, dal presiedere la sezione disciplinare su questa vicenda, essendomene occupato in precedenza, da parlamentare e da componente del governo. Non potevo essere giudice di un giudice. Spero che la Marcozzi se ne faccia una ragione, una volta per tutte”. 

Sul tema della commissione, Legnini ha ricordato le tappe della vicenda: “Sono trascorsi 12 anni dalla scoperta dell'inquinamento. Otto anni e mezzo dal primo stanziamento, per avviare la bonifica. Tre dal trasferimento di competenze dal commissario straordinario, purtroppo deceduto, al Ministero dell'Ambiente. Un anno e mezzo dall'aggiudicazione dei lavori di bonifica. Sei mesi dall'annuncio del Ministro dell'Ambiente della risoluzione dei problemi e dell'avvio delle opere”.

“Ad oggi non è accaduto nulla, ad eccezione di limitati interventi di messa in sicurezza, peraltro alcuni risalenti a dodici anni fa. La commissione d'inchiesta ha un obiettivo minimo: accertare cosa è accaduto in questi anni, cosa occorre fare per avviare in concreto il disinquinamento del sito e reindustrializzare. In alcun modo si vuole mettere sotto inchiesta il ministro dell'Ambiente”.

“La Marcozzi, infatti, aveva puntato su questo: La commissione è tardiva e, semmai, dovrebbe essere istituita a livello nazionale. Il Movimento Cinque Stelle è al governo da un anno, il ministro Sergio Costa si è preoccupato, primo da 12 anni a questa parte, di intraprendere anche giudizi civili nei confronti di società non punite”.
 

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