DECISIONE DEL CENTRODESTRA INDOLORE SORPRENDE LO STESSO PRESCELTO, CHE CRITICA ALESSANDRINI E ANCHE D'ALFONSO; ''NOI FAVOREVOLI A NUOVA PESCARA''

COMUNALI PESCARA: MASCI, ”VELOCITA’ SCELTA INASPETTATA. RITROVARE VISIONE EPOCA PACE”

di Marco Signori

2 Aprile 2019 06:15

Pescara - Politica

PESCARA – “Incoronazione? Diciamo che è soltanto un impegno gravoso di cui sono onorato. Se me l'aspettavo? Al di là delle parole ho visto una coalizione molto compatta, c'è un'aria positiva frtutto anche del lavoro fatto in questi anni dai consiglieri che insieme a me hanno fatto un lungo percorso di maggioranza e opposizione e questo ha cementato i rapporti”.

Testa bassa e subito a lavoro, Carlo Masci, 61 anni, avvocato, sul quale il centrodestra nazionale ha dato il via libera per la candidatura a sindaco di Pescara, in modo quasi indolore che ha sorpreso anche il diretto interessato: “C'è stato un grande lavoro del coordinatore regionale di Forza Italia Nazario Pagano, a Roma, sui tavoli che hanno deciso, e c'è stata una convergenza degli altri partiti che è arrivata velocemente, anche inaspettatamente”, dice in una lunga intervista ad AbruzzoWeb.

“Una indicazione unanime – dice – che mi carica di responsabilità importanti perché è vero che ho l'onore di rappresentare il centrodestra, ma devo meritarmi tutta la fiducia da parte di chi me l'ha data e in primis da parte dei cittadini che esprimeranno il loro voto”.

Il capoluogo adriatico, infatti, era stato ipotecato all'indomani delle regionali da Matteo Salvini in persona, che aveva detto senza mezzi termini che Pescara avrebbe avuto un candidato sindaco della Lega. Ma la scelta su Pescara può ora far presagire un avviso di sfratto a Montesilvano per l'uscente Francesco Maragno? “Maragno ha operato bene e mi fermo qui – dice Masci – perché non dipende da me la scelta, anche perché da ieri mi sono autosospeso da qualsiasi incarico di partito”.





Consigliere comunale da venticinque anni, Masci è il precursore delle liste civiche e ricorda quando costituì la prima, alle comunali del 1994, ma avverte: “Quando diventano troppo grandi rischiano di essere ingestibili, perché poi sono condizionate dagli uomini”.

E ricorda il momento in cui ha virato verso Forza Italia, di cui è stato coordinatore provinciale: “Sono riuscito ad arrivare in Consiglio regionale e a fare l'assessore con una lista civica, Rialzati Abruzzo, che nel 2009 prese 43 mila voti – ricorda – alle elezioni successive ottenemmo il 7,5 per cento e fu eletto Mauro Di Dalmazio in provincia di Teramo, perché c'era la contingenza del nostro candidato presidente, Gianni Chiodi, di Teramo, e del candidato di centrosinistra, Luciano D'Alfonso, di Pescara”.

“Poi Di Dalmazio ha giocato una partita a sé”, ricorda Masci rispetto alla scelta dell'ex consigliere teramano di spostarsi col centrosinistra, presentando anche una lista alle ultime regionali utilizzando il simbolo di cui Masci rivendica la titolarità e per questo ha fatto ricorso, “si era inserito nella nostra lista ma ha preferito distaccarsi completamente, in quel momento ho capito che le liste civiche in logiche così grandi diventano ingestibili”.

Un po' com'è accaduto a Gianluca Zelli, che con il suo movimento Azione Politica ha eletto Roberto Santangelo che poi si è dissociato? “Non mi permetto di dare lezioni a nessuno – afferma Masci – ognuno fa le sue esperienze, io ne ho fatte diverse, ho vinto, ho perso, e oggi sono rappresentante dell'area politica più vasta che c'è, l'importante è rimanere coerenti. Certo, la politica deve essere letta per fare un discorso di evoluzione, io l'ho letta così e ho fatto una scelta che molti anche amici hanno criticato”.

Il riferimento è proprio al momento in cui decise di indossare la casacca partitica, scegliendo Forza Italia, quando “con Pagano abbiamo fatto proprio il discorso di inserire questa linfa vitale della società civile in un partito liberale in cui mi sono sempre riconosciuto, è stato un percorso che ha avuto il più bell'epilogo, anche grazie a quel percorso sono oggi il candidato del centrodestra, proposto da Forza Italia e accettato da tutta la coalizione”.





Masci ricorda quasi con nostalgia l'amministrazione di Carlo Pace, durante la quale “Pescara ha avuto una spinta eccezionale, grazie a un sindaco di grande visione, grandi suggestioni, entusiasta della sua città e di fare le cose per la sua città, molte delle cose che D'Alfonso ha inaugurato sono state messe in cantiere da Pace”.

“A Pescara – fa osservare il candidato sindaco – non c'è un metro di isola pedonale o di riqualificazione urbana che non sia stata fatta dalla giunta di centrodestra, di Pace prima e di Luigi Albore Mascia dopo, una giunta altrettanto operativa che ha trasformato intere zone della città, la strada parco, l'insediamento universitrio di viale Pindaro sono partite in quell'epoca, la pedonalizzazione del centro, riprese poi da Albore Mascia, il centrodestra ha dato un contributo incredibile”.

“A D'Alfonso devo riconoscere l'intuizione del ponte del Mare – ammette Masci – ormai sicuramente un simbolo della città, mentre la giunta Alessandrini è stata ragionieristica, nessuna spinta ideale, molto spenta, quasi una giunta ripiegata su se stessa, la città ha perso quello slancio che l'ha sempre caratterizzata, quella voglia di espandersi anche oltre le proprie potenzialità. Pescara ha una forza in se stessa che la rigenera ogni volta, si trasforma continuamente, la giunta Alessandrini è stata incapace di interpretare questo sentimento”.

Il centrodestra, intanto, lavora su liste, che “saranno sicuramente forti” ma non si sa ancora quante, e programmi: “Bisogna rilanciare la città in tutti i settori – dice Masci senza mezzi termini – la città sembra abbandonata, invece penso possa diventare la capitale dell'Adriatico, abbiamo una grande sfida da raccogliere che è quella della Grande Pescara, da assessore regionale al Bilancio ho reperito risorse per fare il referendum, da consigliere regionale l'ho votata, da cittadino ho votato a favore, da candidato sindaco penso possa diventare una grande opportunità, da Trieste a Bari Pescara può essere il punto di riferimento di una grandissima area, la 14esima città d'Italia”.

D'altra parte, ricorda Masci, “Pescara è nata nel 1927 dalla fusione di due comuni su intuizione di Giacomo Acerbo e Gabriele d'Annunzio, oggi facciamo la Pescara 4.0, siamo stati fautori dal primo momento, se i cittadini ce ne daranno l'opportunità la realizzeremo, quando è stato stabilito il referendum in Regione c'era la giunta Chiodi di cui mi onoravo di fare parte. I voti delle persone sono i voti anche del centrodestra, senza i quali oggi non ne staremmo parlando”.

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