I TECNICI: ''CEMENTO ARMATO PER LA SICUREZZA; NEL 2018 RECUPERARE LE OPERE''

COLLEMAGGIO, DENTRO IL RESTAURO: MASSIMO MIGLIORAMENTO SISMICO E ARTE RISCOPERTA

di Alberto Orsini

25 Dicembre 2017 09:58

L'Aquila -

L’AQUILA – “Nella ricostruzione della Basilica di Collemaggio sono state realizzate tutte quelle opere che permettono di garantire, usando termini non scientifici, il massimo miglioramento sismico possibile”.

Lo spiega ad AbruzzoWeb Claudio Brega, ingegnere responsabile per conto di Eni nell’operazione di ricostruzione post-terremoto 2009 da 12 milioni di euro che si è conclusa da poco con la restituzione della chiesa di Papa Celestino V agli aquilani, entrando “dentro il restauro”.

Numerosi dettagli vengono spiegati anche dalla soprintendente Alessandra Vittorini, la cui struttura ha seguito passo passo le operazioni dell’impresa torinese Arcas Spa.

Tra gli elementi che danno sicurezza alla Basilica, Brega cita “la ricostruzione delle piliere con la struttura in cemento armato, poi rivestita con i conci originali: avere strutture in cemento armato dà molta solidità e tranquillità da un punto di vista sismico e strutturale. E ancora – prosegue – il rinforzo di tutto il muro perimetrale, che logicamente non poteva essere smontato e rimontato, per cui siamo intervenuti con una tecnica, quella del reticolatus, quindi con dei fili di ferro, che ormai non si vedono più, che passano tra i conci e i sassi perimetrali, rinforzati con dei tiranti”.

Altri interventi di rilievo, “il rifacimento e messa in sicurezza di tutto il colonnato e la stessa copertura, che lega maggiormente la struttura”.

“L’auspicio è che questi interventi possano garantire senz’altro un miglioramento significativo rispetto allo stato dell’arte che la Basilica aveva ante-2009 – conclude Brega – Poi come sempre in questi casi bisogna trovare un equilibrio tra l’intervento dal punto di vista tecnico e sismico e il rispetto dei vincoli di una ricostruzione di questo tipo”.

La Vittorini racconta dal suo peculiare punto di vista i tratti principali del restauro, annunciando anche il grande obiettivo per l’anno che verrà: il recupero del patrimonio artistico per rivedere davvero Collemaggio più bella di com’era.





Soprintendente Vittorini, in che modo è stato impostato il restauro?

Tutti ci ricordiamo le immagini all’indomani del terremoto del 2009, nel transetto si vedeva il cielo, c’era un cumulo di macerie, questi grandi pilastri che sorreggevano la parte centrale della chiesa si erano completamente sbriciolati. Si è posto un problema di consolidamento, di ricostituzione e ricostruzione della parte crollata e di intervento su tutti i dettagli storico-artistici, come in tutti restauri, questo però è stato particolarmente più complesso.

Come si sono poi svolti effettivamente i lavori?

Nei due anni si è compresso tutto, si è proceduto dal fondo della Basilica secondo il percorso di chi entra, in tre filoni: il consolidamento strutturale che ha ricompreso la ricostituzione della parte crollata, ricostruzione della parte che mancava e le finiture rispetto all’originalità del monumento.

Quali sono gli elementi principali?

C’è la parte della navata, riportata a suo tempo alla sua immagine medievale, che era fortemente lesionata, c’è la parte del transetto, sul quale si è dovuto intervenire anche con reinterpretazioni delle parti definitivamente perse, e invece l’attentissimo recupero dei frammenti che era possibile riutilizzare. C’è la parte più preziosa, dell’abside, del coro e delle cappelle, che ha consentito anche di fare scoperte di apparati decorativi, colori e luci, insomma una nuova immagine che fino a oggi era sconosciuta. Parlo delle due cappelle, quella di Jean Bassand e quella del Santo, che hanno restituito colori e dorature che fino a ieri erano ignoti e insospettabili. Ci ha impegnato in scelte progettuali laddove c’erano grandi parti perse per sempre e di cui era impossibile o improponibile riproporre ricostruzioni attuali.

Una parte fondamentale, quella dei pilastri che sorreggono la Basilica.





Sui pilastri sono stati fatti due lavori. Sulla lunga teoria di 14 pilastri della navata, li ricordiamo cerchiati tutti con delle fasce gialle, in piedi ma fortissimamente lesionati. Avevano già subito rimaneggiamenti e quindi si è dovuto verificare la stabilità e, in alcuni casi, sostituirli con pezzi più solidi. Sono stati in buona parte smontati uno a uno, con tutti i pezzi sul pavimento, catalogati e ricomposti, gli altri consolidati sul posto. I pilastri polilobati, al contrario, proprio non c’erano più. La loro struttura portante è stata completamente ricostruita, con un’anima resistente e collegata al resto, e tutti i rivestimenti che oggi vediamo sono stati riutilizzati a partire dai conci in pietra recuperati dalle macerie e reintegrati dove necessario.

Quanto alle opere d’arte?

Alcune sono state restaurate, altre sono in restauro, molte devono ancora avviare il loro percorso, anche dal punto di vista del reperimento delle risorse. È il nostro impegno perché il 2018, comincia un altra fase, a partire dal bellissimo organo baracco che valorizzava la prima campata dopo il pilastro. Il restauro è quasi completo e, per ovvi motivi di tempo, vista l’accelerazione della restituzione della Basilica prima di Natale, non è stato possibile ricollocarlo. Le 29 tele che ornavano in gran parte le absidi e le cappelle, gli arredi lignei, il coro, e soprattutto, il famoso gruppo della Madonna con Bambino attribuito a Saturnino Gatti, che da 2 anni è visibile nel Munda ma che presto tornerà a casa.

C’è anche il gioco di luci con i raggi solari che proietteranno la sagoma del celebre rosone…

È stato uno degli elementi tenuti in conto nella progettazione. Fatte le opportune verifiche nei segni e nella struttura della fabbrica, il ridisegno dell’arco trionfale ha consentito di ridisegnarlo in modo tale da consentire questo allineamento che consentirà il gioco di luci sull’abside.

Il restauro, comunque, non finisce qui.

Abbiamo un impegno: restituire tutte le opere d’arte perché riportare la Basilica alla sua forma pre-2009 anche negli arredi è il nostro obiettivo primario.

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