VIAGGIO NEL CRATERE/8. IL RISCHIO E' DI PERDERE GLI ANZIANI, I PIU' NUMEROSI

CASTELVECCHIO CALVISIO: ”RICOSTRUIRE SUBITO, O IL PAESE MUORE”

5 Novembre 2010 08:12

L'Aquila -

A oltre un anno e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009, AbruzzoWeb ha deciso di lanciare un ciclo di interviste che ha l'ambizioso obiettivo di toccare uno a uno tutti i Comuni che fanno parte del “cratere sismico”, la porzione di territorio abruzzese segnata dal sisma, intervistandone i sindaci.

Un “Viaggio nel cratere”, così viene chiamata la rubrica, che vuole mostrare ai lettori uno spaccato più ampio possibile delle complesse difficoltà ma anche degli input positivi con cui amministratori di territori molto diversi tra loro si trovano a che fare. Proseguiamo con Castelvecchio Calvisio.

di Elisa Marulli

Anche nelle più ottimistiche previsioni di ricostruzione, che parlano di dieci anni, Castelvecchio Calvisio rischia grosso.

“Bisogna fare qualcosa, e subito”. È questa la frase chiave che esprime la preoccupazione e l’urgenza di ricostruzione del primo cittadino, Dionisio Ciuffini, che dal 6 aprile 2009 lotta per salvare il suo paese.

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Un paese in cui il sisma ha reso inagibile quasi il 40 per cento degli edifici e in cui dei 190 abitanti la maggior parte è costituita da anziani, rischia di rimanere, a fine ricostruzione, completamente disabitato, abbandonato da chi oggi vorrebbe tornare in paese, ma non può perché ha casa inagibile, o non vuole, come chi ha la seconda casa in paese, ma non torna per paura.

Il terremoto ha fatto molti danni, umani e materiali?





Per fortuna non c’è stata nessuna vittima. Il paese ha avuto parecchi danni agli edifici, circa il 42-43 per cento dei fabbricati è risultato inagibile, tra cui anche la chiesa, che grazie ai contributi della Soprintendenza e della Protezione civile abbiamo riparato subito. Abbiamo preferito spendere i soldi per ricostruire invece che per realizzare opere provvisionali.

Come è stata risolta l’emergenza abitativa?

Per le famiglie che hanno casa classificata “E”, ovvero totalmente inagibile, abbiamo optato per due soluzioni diverse: alcune sono state sistemate nei sette alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà del Comune che, con il contributo della Protezione civile, sono stati risistemati. Gli altri sei nuclei familiari sono stati collocati invece nei moduli abitativi provvisori (Map) consegnati a gennaio scorso.

Quali sono le condizioni della “zona rossa”? Potrà essere ristretta a breve?

La “zona rossa” è già stata ristretta da tempo. Sono stati messi in sicurezza molti edifici che hanno permesso la riapertura di molte vie della parte più antica del borgo. Logicamente molte vie sono ancora chiuse perché insistono su zone in cui gli edifici erano già malandati e che ora sono pericolanti. Quindi non credo che potremo restringere ulteriormente la “zona rossa”, se non con il piano di ricostruzione.

Quali sono le idee per la ricostruzione?

Stiamo vagliando alcune proposte sulla ricostruzione fatte da importanti Università come quella dell’Aquila, “La Sapienza” di Roma e l'ateneo di Padova, oltre al Cnr. L’idea, fondamentalmente, è quella di ricostruire il paese dove e come era prima del sisma. Castelvecchio è un borgo medievale compatto e particolare, non possiamo non rifarlo uguale.

A oggi, dopo un anno e sette mesi dal sisma, qual è il problema più urgente da affrontare?





Sicuramente la ricostruzione è il nodo cruciale per far tornare le persone a vivere a Castelvecchio. Il paese è abbandonato. Nel centro storico, ai margini della “zona rossa” vive attualmente una sola famiglia. In tanti erano poi gli emigrati in Belgio e in Francia che avevano la seconda casa qui e che tornavano in paese per le vacanze estive, e che ora non tornano per paura, perché la visione degli edifici puntellati non dà loro sicurezza.

Sempre nell’ottica di ripopolare il paese, ho chiesto alla Struttura per la gestione dell’emergenza che i due alloggi pubblici e il Map che si sono liberati vengano assegnati a quei cittadini di Castelvecchio che hanno casa classificata “B” o “C”, ai quali peraltro il Comune sospenderebbe il pagamento dell’autonoma sistemazione.

Mi è stato risposto che questo non è possibile. Intanto questi alloggi continuano a rimanere vuoti perché dall’Aquila nessuno ci vuole venire qui, perché è lontano.

Cosa vorrebbe dire al commissario per la ricostruzione?

Sicuramente di semplificare le procedure. Le ordinanze sono confuse, a volte contraddittorie tra loro, e questo rallenta il processo di ricostruzione.

Quanto ci vorrà, secondo lei, per ricostruire Castelvecchio Calvisio?

Questi dipende dai flussi finanziari che verranno attivati una volta ultimato il piano di ricostruzione.  Non sono tanto ottimista, data anche la situazione di crisi economica che si vive in questo periodo.

Alcuni dicono che ci vorranno dieci anni, che comunque non sono pochi. In un periodo del genere cambiano le generazioni, e il mio paese andrà a perdere la popolazione anziana, che è la più numerosa.

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