INDAGINE PARTITA DA DENUNCIA SOCIETA' DOPO STOP A PRIVILEGI; POLIZIA: CAPILLARE STRATEGIA CRIMINALE

CAPI ULTRA’ JUVE ARRESTATI PER ESTORSIONE: NEI GUAI GIOVANE AQUILANO E UN PESCARESE

17 Settembre 2019 09:58

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Anche l'Abruzzo è coinvolto nell'inchiesta Last Banner, scaturita dall'indagine condotta dalla Digos e dal gruppo criminalità organizzata della procura di Torino, che ha portato all'emissione da parte del gip di 12 misure cautelari e che coinvolge tutti i principali gruppi del tifo organizzato della Juventus: 'Drughi', 'Tradizione-Antichi valori', 'Viking', 'Nucleo 1985' e 'Quelli… di via Filadelfia'. 

Due gli abruzzesi coinvolti: un aquilano 22enne, Leonardo Moretti e un 50enne pescarese, residente a Montesilvano.

Moretti, ex presidente dello Juventus club, come riporta Il Centro, è stato raggiunto da un avviso di garanzia, dopo una perquisizione domiciliare.

Il magistrato non ha precisa il reato contestato al giovane, che comunque risulta un suo coinvoligimento nell'associazione per delinquere.

Moretti è assistito dall'avvocato Cristiano Carbonara del Foro dell'Aquila.





L'altra persona finita nei guai è un un ex commerciante che ha subìto il controllo nell'abitazione in cui vive e nei locali nella sua disponibilità a Montesilvano.

L'uomo, secondo quanto emerge dalle indagini, sarebbe il referente locale di uno degli arrestati. 

Le accuse nei confronti degli ultras sono, a vario titolo, associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.

Oltre ai leader delle varie sigle, risultano coinvolti nell'inchiesta anche un'altra quarantina di soggetti, tutti iscritti nel registro degli indagati: si tratta dei referenti dei gruppi nelle varie città italiane e dei rappresentanti di un altra sigla, il 'Nab' (Nucleo armato bianconero). 

Nel dettaglio, tra gli arrestati il capo assoluto dei Drughi, Dino Mocciola, già finito in carcere all’inizio degli anni 90 per aver ucciso durante una rapina un carabiniere e considerato uno dei responsabili delle infiltrazioni della ‘ndrangheta in curva. Poi il suo ex braccio destro Salvatore Cava, il leader dei Tradizione Umberto Toia, un altro volto storico del tifo, Beppe Franzo, presidente dell’associazione “Quelli di via Filadelfia”.

In manette sono finiti oltre a Mocciola il suo braccio destro Salvatore Cava, poi Domenico Scarano, Luca Pavarino, Sergio Genre. Per Fabio Trincchero, Giuseppe Franzo, Christian Fasoli e Roberto Drago sono stati disposti i domiciliari. Misura cautelare dell’obbligo di dimora invece per Massimo Toia e Massimo Corrado Vitale.





Si tratta di tutti nomi molto conosciuti e “rispettati” negli ambienti del tifo organizzato bianconero. L’indagine è collegata alle precedenti della Mobile di Torino che avevano individuato le infiltrazioni ‘ndranghetiste in curva. Tra le minacce dei tifosi al club quella di effettuare cori razzisti durante le partite della scorsa stagione, un modo per provare a ottenere biglietti in numero superiore al consentito.

Per tutti le accuse sono a vario titolo di associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata. Ed è mancato poco che venissero contestati reati ben più gravi: “Per controllare una parte dello stadio si muovono per certi aspetti come un gruppo mafioso ma sono condotte non sufficienti per contestare il reato di associazione di stampo mafioso”, ha precisato ieri in conferenza stampa il procuratore aggiunto di Torino Patrizia Caputo.

Secondo quanto emerge dall'inchiesta, i leader della curva della Juventus avrebbero messo in piedi una “capillare strategia criminale” per ricattare la società bianconera dopo che la Juve aveva deciso di interrompere una serie di privilegi concessi ai gruppi ultrà. 

Secondo investigatori ed inquirenti, dalle intercettazioni e dalle attività d'indagine sono emersi “incontrovertibili elementi probatori” nei confronti dei soggetti coinvolti nell'inchiesta, che sarebbero responsabili di una “precisa strategia estorsiva” nei confronti della Juventus. 

In sostanza, la decisione della società bianconera al termine del campionato 2017-18 di togliere una serie di privilegi ai gruppi ultrà, ha scatenato la reazione dei leader storici delle varie sigle, che si sono dati da fare con ogni mezzo per riavere quei vantaggi che gli erano stati tolti e per affermare la loro posizione di forza nei confronti della società. Ma non solo: dall'indagine è emerso inoltre che uno dei principali gruppi del tifo bianconero, i 'Drughi', riusciva a recuperare centinaia di biglietti per le partite allo Stadium con una “capillare attività” in tutta Italia, grazie alla compiacenza di alcuni titolari di agenzie e negozi abilitati alla vendita dei tagliandi delle partite della Juve.

Commenti da Facebook
RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: