CACCIA: COSPA, ”QUELLA DI SELEZIONE PER CHI NON SI SPORCA LE SCARPE”

19 Gennaio 2020 18:25

L'Aquila - Cronaca

L'AQUILA – “Sono un pò di giorni che il mondo venatorio è in fermentazione, tanto da far nascere gruppi di WhatsApp come funghi. Il bello è che non bastavano i cacciatori abruzzesi, è arrivato anche il sig. Colinelli Alessandro, (romagnolo), uscito dal cilindro all’improvviso con l’intento di difendere la braccata, (forma di caccia collettiva), come da tradizione tramandata da generazioni. Una domanda sorge spontanea: cosa ci fa un romagnolo in Abruzzo?”

Lo afferma l'allevatore di Ofena e cacciatore Dino Rossi, che si firma come coordinatore dell'associazione Cospa.

LA NOTA COMPLETA

All’improvviso mi sono ritrovato dentro questo gruppo WhatsApp cinghialai Abruzzo, in quanto caposquadra, dove tutti parlano e sparlano, ma non esce fuori nulla, anzi sembra che alimenta ancor di più gli asti tra i cacciatori.





Mentre i cacciatori litigano dietro le quinte c’è chi prepara il piatto! È bene spiegare a tutti che esistono due forme di caccia al cinghiale, uno è la braccata tramandata da generazioni e l’altra la caccia di selezione: la prima è una forma di caccia collettiva con un capo squadra all’interno di una zona assegnata, ma che purtroppo si svolge solo 30 giorni l’anno, però con ottimi risultati, l’altro funziona ad appostamento fisso, una volta considerato bracconaggio, il cacciatore, ribattezzato selecontrollore con i corsi di formazione, aspetta che arriva l’animale da abbattere altrimenti torna il giorno seguente.

La caccia di selezione è fatta ad hoc per quelle persone più signorili che sparano all’animale a tradimento senza sporcarsi nemmeno le scarpe, quando sono intenti a mangiare o dissetarsi nei ruscelli.

Non solo, ma si ha nel territorio persone armate che girano tutti i giorni. La braccata tramite le squadre ha il controllo del territorio e soprattutto fanno manutenzione di fossati strade interpoderali per rendere fruibile anche il passaggio dei mezzi agricoli, visto la latitanza ormai cronaca delle amministrazioni locali.

In previsione del piano faunistico venatorio, costato oltre 100 mila euro alle tasche dei contribuenti, il mondo dei cacciatori è in fibrillazione, il quale favorisce la caccia di selezione per i cacciatori di città, quelli che si reputano ecologici e che sparano agli animali a tradimento!





In sostanza questo piano faunistico è mirato a far cambiare le abitudini ai cacciatori e favorire la caccia di selezione per istituire corsi di formazione con ulteriori costi, ma a beneficio della politica e dei suoi accoliti e non importa a nessuno se le squadre di cacciatori tradizionali muovono una economia da paura dalla colazione nei bar la mattina ai cani da mantenere 365 giorni l’anno per andare a caccia 30 giorni, insomma un movimento economico abbastanza visibile che non importa alla nostra regione e vede i nostri territori come grandi giardini privi di culture in un abbandono totale, tutto per favorire una nuova forma di caccia poco funzionale, ma favorevole agli amici degli amici.

Caro assessore, questo è solo un sunto di quello che accade nel mondo venatorio, ma non si può accontentare un funzionario che non fa altro che mettere zizzania tra i cacciatori a discapito del mondo agricolo e venatorio.

La caccia di selezione deve essere fatta all’interno delle aree protette, parchi oasi e riserve facendo pagare ad ogni appostamento e il ricavato dovranno andare ai danneggiati, oppure per l’autogestione dei parchi, visto che bussano sempre a denari alla tesoreria regionale e nazionale.

In tutti i parchi italiani ad eccezione di quelli con le sedi nella regione Abruzzo si effettua la caccia di selezione, è il caso che si attivi nei confronti dei parchi visto i casini che hanno combinato con la reintroduzione dei lupi e di altri animali sul nostro territorio. 

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