C.A.S.E. TOUR/COLLEBRINCIONI: ”LONTANI DA CASA, LONTANI DA TUTTO”

di Elisa Marulli

15 Gennaio 2012 10:53

L'Aquila - Gallerie Fotografiche

Si chiude qui il viaggio attraverso le 19 aree del progetto C.a.s.e. dell’Aquila, realtà urbana e sociale nata per far fronte all’emergenza abitativa post terremoto, dove alloggiano ancora migliaia di aquilani, abituati o in alcuni casi rassegnati a vivere in queste palazzine antisismiche dai colori sgargianti.

La rubrica lanciata da AbruzzoWeb esattamente un anno fa ha portato i lettori dentro le piastre e gli alloggi, per capire come vivono le famiglie del capoluogo in queste “new town”, tra disagi, comfort e la costante nostalgia per la propria casa.

Alcuni, infatti, abitano in appartamenti vicini alle loro case di un tempo, quelle che hanno perso, altri hanno cambiato completamente zona della città o addirittura paese.

Dopo questo lungo viaggio si può dire che gli aquilani “forti e gentili” ci sono ancora, e lo dimostrano nel non lamentarsi mai, cercando di vedere il lato positivo di ogni cosa. Ma questa forza è messa a dura prova, dal tempo che passa e da una ricostruzione, quella pesante, che ancora non decolla.

Buona lettura.





C.A.S.E. COLLEBRINCIONI – LA SCHEDA
Palazzine:  3
Appartamenti:  72
Persone a oggi:  206
Cosa va: Cosa non va:
1. Circolo sociale per anziani e giovani vicino 1. Lontananza dal centro e dai servizi
2. Case confortevoli 2. Scale non coperte che si gelano
3. Pace e tranquillità 3. Idea del pagamento del canone d’affitto

di Elisa Marulli

L’AQUILA – Il tour tra le 19 aree del progetto C.a.s.e. realizzate per far fronte all’emergenza post terremoto si chiude con la visita all’insediamento di Collebrincioni, frazione montana situata a circa 6 chilometri dal centro del capoluogo.

Collebrincioni accoglie i visitatori con la scritta “Paese libero” e dal dopo terremoto, nella fase dell’emergenza, è diventato anche un paese nuovo, trasformato dall’insediamento del progetto C.a.s.e., dove inizialmente vivevano circa 200 persone.

Il bellissimo panorama che si gode dall’area dove sorge la “new town” si scontra con i problemi che lamentano gli abitanti, primo fra tutti la sensazione di isolamento e la distanza dai principali servizi.

“Il panorama è bellissimo, ma che ci fai?!”, esclama la signora Adriana Aloisi, che dal 10 dicembre 2009 vive in uno di questi alloggi antisismici insieme al marito e due figli.

“Prima del terremoto abitavamo a via Amiternum – racconta – e lì c’era tutto: dall’edicola alla farmacia, dai negozi al supermercato. Qui non c’è nulla, per andare in farmacia o al supermercato bisogna fare diversi chilometri e arrivare a San Francesco. Nel paese c’è un minimarket, ma non è sufficiente per le esigenze di tutta la gente che vive qui ora”.





L’unico centro di aggregazione è costituito dal circolo che si trova nel centro del paese, frequentato da giovani e anziani.

Per il resto, però, non c’è molto. Anche la quiete che deriva dalla natura che circonda questo progetto C.a.s.e. può risultare insopportabile per chi era abituato a lasciarsi scandire la vita da alcuni rumori familiari.

“Si è disgregato tutto – racconta la signora Aloisi, non nascondendo l’emozione –  Con le famiglie che vivevano nella mia palazzina ci conoscevamo da 31 anni. Ero abituata a sentire i rumori che facevano, c’era la ragazza che andava a lavoro all’alba e prendeva l’ascensore, a pranzo si sentiva il chiasso fatto dai ragazzi che uscivano da scuola… Ora è cambiato tutto”.

Un problema evidenziato dagli abitanti e riscontrato anche in altre “new town” è quello relativo alla mancata copertura della tromba delle scale, che in caso di neve vengono letteralmente coperte, causando disagi soprattutto per le persone anziane.

“Quando gela o nevica – spiega il signor Nello – pianerottoli e scale diventano impraticabili. Ci sono persone anziane che vivono al terzo piano che hanno paura di prendere l’ascensore e che quando nevica rimagono praticamente bloccate in casa”.

A scaldare gli animi degli inquilini del progetto C.a.s.e. è anche lo spauracchio degli affitti, soprattutto dopo che il Consiglio comunale ha votato la proposta  delibera che stabilisce un canone mensile fino a un massimo di 2,60 euro per tutti coloro che alla data del 6 aprile 2009 vivevano in affitto.
 
“Come facciamo a pagare? – lamenta Nello – Io e mia moglie abbiamo poco reddito e prima del terremoto eravamo in affitto in una casa popolare, quindi pagavamo poco. Hanno sbagliato a stabilire il canone in base ai metri quadrati, dovevano farlo in base al reddito delle famiglie”.

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