REVISORI ESTERNI E COLLEGIO SINDACALE STRONCANO CONTI 2019 SOCIETA GESTIONE RIFIUTI, ESPLODE POLEMICA POLITICA, SOTTO ACCUSA PRESIDENTE USCENTE MARGIOTTA; IMPASSE PER NOMINA NUOVO VERTICE

BUFERA SUL BILANCIO COGESA SULMONA ”MANCA CHIAREZZA, INAPPROVABILE”

di Filippo Tronca

1 Agosto 2020 07:00

Regione - Cronaca

SULMONA – “Proponiamo all’Assemblea dei soci di non approvare il bilancio d’esercizio del Cogesa chiuso il 31 dicembre 2019 poiché la mancanza di elementi probativi, rilevati dalla società di revisione, ci porta a concludere che il bilancio sottoposto alla nostra relazione non è redatto con chiarezza e non è in grado di fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e del risultato economico della società”.

Parole pesanti come pietre, quelle del collegio sindacale composto da Luciano Atletico, presidente, Manuela Tursini Patrizia Di Meglio, messe nere su bianco nella relazione del 27 giugno che ha stroncato il bilancio della società che gestisce lo smaltimento rifiuti in 60 comuni del centro Abruzzo, con sede a Sulmona, e di cui è amministratore unico, dal 2017, e ora decaduto, Vincenzo Margiotta

Una stroncatura che fa seguito alla relazione della società di revisione indipendente Pwc del 26 giugno, che laconicamente si limita ad affermare di essere nell “impossibilità di esprimere un giudizio” visto che “non siamo stati in grado di acquisire elementi probativi sufficienti ed appropriati su cui basare il nostro giudizio sul bilancio d'esercizio”. 

Molteplici sarebbero infatti i punti oscuri del documento contabile, che presenta un utile di esercizio di 130 mila euro, e un patrimonio netto di 1,7 milioni di euro. Ma lamentano sia i revisori che il collegio sindacale: mancano documenti, pezze di appoggio e perizie che consentano una puntuale verifica dei conti. 

Il bilancio resta così “congelato”, e pertanto non si potrà nominare il nuovo vertice del Cogesa.

In particolare ci sono centinaia di migliaia di euro che ballano relativamente alla corretta contabilizzazione del contributo conto impianti per 2,5 milioni di euro relativi ad una convenzione stipulata con la Regione Abruzzo, per un intervento di revamping e potenziamento dell'impianto di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti urbani. A dir poco “opache” le voci relative alle voci accontamento rischi. Solo per fare due esempi. 

La vicenda è altra benzina sul fuoco sulla gestione di un ente da decenni lottizzato dalla politica, quella sulmonese in particolare. Di fatto un atto di accusa alla gestione di Vincenzo Margiotta, vicino ad Andrea Gerosolimo, ex assessore regionale di centrosinistra, poi andato in rotta con il presidente regionale Luciano D’Alfonso, ora senatore Pd. 

Marito del consigliere regionale Marianna Scoccia, sindaco di Prezza, uno dei comuni soci del Cogesa, eletta con l’Udc a febbraio 2019 a dispetto del “niet” della Lega con il centrodestra di Marco Marsilio, Fratelli d'Italia e ora passata all’opposizione. 





A fine maggio i sindaci che compongono il comitato del controllo analogo del Cogesa, roccaforte gerosolimiana, hanno confermato la loro fiducia a Margiotta, ma senza approvazione del bilancio tutto resta in stand by per una sua rielezione.

Va poi ricordato che la Lega e il sindaco di Pacentro, Guido Angelilli, stanno dando battaglia per una gestione collegiale e non più monocratica del Cogesa, ovvero con un cda a tre.

Le ombre sul bilancio sono state nel consiglio comunale di lunedì oggetto di un’interrogazione presentata dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Mauro Tirabassi

Bordate in aula anche da parte del Partito democratico: “non possiamo sottacere la nostra preoccupazione per vicende dal profilo poco chiaro che danno adito a qualche interrogativo: cosa osta alla corretta compilazione del bilancio nei termini previsti dalla legge completo della documentazione prevista? A chi giova mantenere questa diffusa opacità di gestione che pure non è bastata a sfiduciare L’amministratore unico?”. 

Sotto accusa in particolare il sindaco di Sulmona Annamaria Casini, “in quanto titolare della quota maggioritaria tra i soci del Cogesa” e che sarebbe “non consapevole dei rischi che si corrono come dissesto, commissariamento, e quant’altro”. 

E i rischi sembrano concreti, a leggere innanzitutto la relazione della società di revisione. In particolare osserva Pwc, il Cogesa ha iscritto a bilancio “contributi conto impianti per 2,5 milioni di euro relativi ad una convenzione stipulata con la Regione Abruzzo a fronte di un intervento di revamping e potenziamento dell'impianto di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti urbani”. 

Tale contributo “è stato contabilizzato con il metodo indiretto imputando a conto economico nella voce altri ricavi la quota di competenza del 2019 pari ad 390 mila euro”. 

Il punto, osservano i revisori, è che “non siamo stati in grado di acquisire elementi probativi sufficienti ed appropriati relativamente alla corretta correlazione tra i suddetti contributi ei relativi impianti al fine di effettuare il ricalcolo della suddetta quota di competenza”. 

E ancora, scrivono i revisori, “la società nel bilancio 2019 ha corretto un errore relativo ad esercizi precedenti apportando una rilevazione in conto economico di rimanenze per 306 mila per le quali non siamo stati in grado di acquisire elementi probativi sufficienti ed appropriati in relazione alla loro corretta valorizzazione”.





Stessa mancanza di chiarezza viene riscontrata nel capitolo “fondo rischi ed oneri” in cui è stato iscritto un fondo di recupero ambientale per il futuro sostenimento di costi di chiusura e post chiusura della discarica per complessivi 5,2 milioni di euro. Nulla di anomalo, anzi: annualmente la società deve accantonare una quota di costi in proporzione alla capacità residua della discarica sulla base di una perizia redatta da un esperto indipendente. Il punto è che la società per il 2019 ha calcolato l'accantonamento in 120 mila euro, contro i 959 mila accantonati nell'esercizio precedente. 

Anche in questo caso il Cogesa, lamentano i revisori, “non ci ha fornito la perizia redatta da esperto indipendente e pertanto non siamo stati in grado di acquisire elementi probativi sufficienti ed appropriati relativamente alla corretta determinazione dell'accantonamento di competenza dell'esercizio”. 

Proprio sulla base di questa perizia, il collegio sindacale, il giorno seguente, non ha potuto che giungere alla conclusione che così come è il bilancio del Cogesa non può essere approvato.

Per prima cosa il collegio sindacale ha evidenziato che l3 carte del bilancio sono state consegnate da Margiotta il 29 maggio, ma non è stata ha reso disponibile la relazione sulla gestione, arrivata solo il 16 giugno. Anche qui insomma una certa resistenza a dare tutti gli strumenti necessari a chi e deputato al controllo, che per quanto riguarda il collegio sindacale riguarda la struttura generale del bilancio, e la sua generale conformità alla legge vigente.

Anche il collegio sindacale accende i fari su tre passaggi poco chiari. 

Il primo riguarda la voce “Rimanenze materie prime, sussidiarie e di consumo”, che a fronte di 3.236 euro riferite al 2018, salgono a 302.302 euro nel 2019. 

Al contrario “l'accantonamento per rischi”, e scende, rispetto all'anno precedente da 502.823 euro a 60 mila euro. Come pure la voce “Altri accontamenti” un che passano da 456mila euro a 60mila Il collegio si richiama dunque alle criticità espressa dalla società di revisione per la quale il Cogesa” non ci ha fornito la perizia redatta da un esperto indipendente e pertanto non siamo in grado di acquisire elementi probativi”. 

Un'anomalia, e una rilevante criticità “in quanto gli importi accantonati sono dirette derivazione della perizia, che tuttavia, non risulta essere stata acquisita, nonostante le ripetute richieste della società di revisione”. 

Da qui l'indicazione di non approvare il bilancio, in quanto le voci attenzionate dalla società di revisione, “impattano in maniera significativa sul risultato di esercizio della società: una maggiore valorizzazione degli elementi di costo (accantonamenti rischi) e una minore valorizzazione degli elementi positivi di reddito (rimanenze finali e quota di contributo in conto impianti), ad esempio in linea con l’esercizio precedente, porterebbe la società ad una perdita di esercizio anche tale da compromettere il patrimonio netto”.

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