BANCARIA MORTA NEL 2017: INDAGATO FIDANZATO, IPOTESI SIMULAZIONE SUICIDIO DOPO FESTINO CON DROGA E SESSO

14 Giugno 2020 16:45

Pescara - Cronaca

PESCARA – Non sarebbe morta suicida, per impiccagione, L.O., la 39enne bancaria che lavorava in un istituto di credito al centro di Pescara e trovata morta nella sua abitazione  via Lago di Bolsena il 7 luglio del 2017. Bensì a causa di un mix micidiale di alcol e droga a seguito di un festino.

Ed ora a rischiare il processo, iscritto al registro delgi indagati, come riferisce il quotidiano Il Centro,  è il suo ex fidanzato, un noto professionista di Pescara, che con lei ha trascorso l’ultima fatale notte. Le accuse sono cessione di droga, omissione di soccorso e simulazione dell’impiccamento suicidario.

A questa conclusione è arrivata l’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Andrea Papalia.





Il decesso si è verificato nell’appartamento della donna dove l’uomo si era recato quella sera per cenare e passare la notte con lei. 

L’uomo ha raccontato che al suo risveglio ha trovato la fidanzata impiccata ad un termosifone, in bagno, di averla poi portata sul letto, ancora con la cintura al collo. Non ha chiamato subito il 118, ma prima il padre e poi la polizia.

Un comportamento che ha da subito insospettito gli inquirenti.





A seguito dell’autopsia e della consulenza dell'anatomopatologo Ildo Polidoro è risultato che non si è trattato di suicidio.

Il gip Antonella Di Carlo ha dunque disposto altri esami, da cui è risultato che la donna aveva avuto quella notte con un uomo, diverso dal suo fidanzato, e con una donna.

Si è dunque rafforzata l’ipotesi del festino a base di droga alcol e sesso, fatale alla donna a cui ha fatto seguito la simulazione del suicidio da parte del findanzato, che ha ammesso in un interrogatorio di aver consumato droga quella notte.

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