SCADUTI I TERMINI PER PRESENTARE DOCUMENTI AL VIA SU NUOVO STABILIMENTO; ORA REGIONE COSTRETTA A REVOCARE CONCESSIONE

ACQUA MINERALE CANISTRO: NORDA ESCE DI SCENA, SI VA VERSO UN NUOVO BANDO

28 Agosto 2018 17:03

L'Aquila - Politica

CANISTRO – Cala clamorosamente il sipario sulla vicenda dell’assegnazione definitiva della sorgente di acqua minerale Sant’Antonio Sponga di Canistro. 

La concessionaria provvisoria Acque minerali per l’Italia, meglio conosciuta come Norda, non ha infatti rispettato l’ultimatum che scadeva alla mezzanotte di ieri, fissato dalla Regione Abruzzo il 26 luglio scorso, per la consegna della documentazione integrativa richiesta, necessaria a chiudere finalmente la partita della Valutazione di impatto ambientale, sulla realizzazione del nuovo stabilimento e delle condutture, per un investimento quantificato in 20 milioni di euro. 

Ora, come impone la legge, la Regione dovrà avviare l’iter di revoca del bando aggiudicato provvisoriamente alla Norda nel marzo 2017. Aggiudicazione a cui ha fatto finora seguito un sostanziale nulla di fatto, con la preziosa acqua che si è riversata nel fiume, con rischio di danno erariale, e 75 lavoratori licenziati dall’ex concessionaria Santa Croce, disoccupati e senza più ammortizzatori, che speravano in una riassunzione in tempi accettabili.

Ora si dovrà ricominciare da capo, con la pubblicazione di un nuovo bando, naufragato il piano industriale di uno maggiori player italiani delle acqua minerali, accolto giustamente come salvatore della patria dal vicepresidente della Giunta Regionale Giovanni Lolli, dal sindaco di Canistro Angelo Di Paolo, e anche dei sindacati.

Operazione avviata, su regia del dem Lolli che si trovato tra le mani una delle peggiori crisi indutriali delgi ultimi anni, in un periodo in cui al Governo del Paese c'era il Partito democratico di Matteo Renzi, a cui la società dei fratelli Pessina era legata, essendo l'editrice del quotidiano L'Unità, con la mission di un rilancio, anch'esso in alto mare.

Inutile è stato l’irrituale sollecito inviato alla Norda dalla Regione il 23 agosto, a firma del dirigente del Servizio valutazioni ambientali Domenico Longhi, in cui si ricordava la data ultima del 27 agosto, e si ammoniva, senza mezzi termini, che come impone il comma 5 dell’articolo 27-bis del decreto legislativo 152 del 2006, la Regione sarà costretta a “considerare l’istanza ritirata e, conseguentemente, a procedere all’archiviazione della stessa”. Tradotto: gli uffici del Servizio valutazioni ambientali saranno costretti ad avviare la pratica di archiviazione della procedura Via. Di conseguenza il Servizio risorse del territorio e attività estrattive dovrà procedere alla revoca della concessione provvisoria, visto che per la concessione definitiva occorreva tassativamente la Via.

Stando a fonti regionali ci sarebbe in linea di principio un piccolo spiraglio, con una consegna dei documenti da parte della Norda, a seguito di una diffida della Regione, contestuale al'annuncio dell'avvio della pratica di revoca. 





L'ipotesi  pressoché certa è però che dovrà essere annullato il bando lanciato dalla Regione Abruzzo il 16 dicembre 2016, dopo che era stata revocata la concessione alla Santa Croce dell’imprenditore molisano Camillo Colella, che da allora ha avviato una guerra legale senza quartiere.

Bando assegnato come detto alla Norda nel marzo 2017, con l’Italiana Beverage, società della Santa Croce, che è stata esclusa dalla graduatoria per non aver raggiunto il punteggio minimo. 

La Santa Croce, oltre a contestare a livello legale il fatto che i termini per l’assegnazione definitiva a Norda sono già belli che scaduti, ha chiesto al Tar la riammissione nella graduatoria del bando Il Tar ha respinto l’istanza e Santa Croce ha impugnato la decisione davanti al Consiglio di Stato.

Resta il fatto che non c’è una seconda classificata nel bando del dicembre 2016, a cui eventualmente assegnare la concessione, uscita di scena la prima classificata, da qui la necessità di indire un nuovo bando, con i tempi che si allungheranno di anni per vedere l’acqua minerale di Canistro, una delle migliori d’Italia, finalmente imbottigliata e commercializzata.

Uno stallo che si aggiunge a quello finora drammaticamente registrato, il cui esito era nell’aria.

La Norda ha infatti contestato da subito la necessità di sottoporre il progetto a Valutazione di impatto ambientale, considerando sufficiente la più circoscritta Verifica di assoggettabilità (Va). Per far valere le sue ragioni ha risposto all’irremovibilità della Regione sulla necessità della Via, con ricorsi al Tribunale amministrativo regionale, annunciando anche la richiesta di risarcimenti milionari.

A complicare l’avvio dell’ambizioso piano industriale la non disponibilità dei terreni per realizzare il nuovo stabilimento e pure delle condutture, visto che la Santa Croce si è detta non disponibile a vendere o affittare lo stabilimento e infrastrutture di sua proprietà.





I terreni del resto sono stati individuati solo dopo il bando: agricoli, privati e frazionati, a cavallo dei comuni di Canistro e Civitella Roveto.

A tal proposito solo il 7 agosto scorso la Regione ha approvato lo schema di accordo di programma quadro, a cui ha fatto seguito il 21 agosto l’ok della giunta comunale di Canistro, primo passaggio di un lungo iter, con cui i comuni di Canistro e Civitella Roveto potranno intanto finalmente cambiare la destinazione d'uso ai terreni, che dovranno poi essere espropriati, con costi a carico del concessionario provvisorio, e con il rischio molto probabile di contenziosi.

Con gli ultimi clamorosi sviluppi, bisognerà vedere che fine farà l'accordo di programma quadro, che comunque andrà ratificato dai due consigli comunali, assieme ad una Convenzione, sottoscritta questa volta anche dal concessionario provvisorio, e dagli enti pubblici coinvolti, contenente gli elaborati tecnici del progetto definitivo dello stabilimento e della conduttura, delle opere di urbanizzazione, il piano particellare di esproprio e relativa quantificazione delle relative indennità, e altri aspetti tecnici e legali.

Si può supporre che l’iter servirà a questo punto semplicemente a spianare la strada al prossimo bando, questa volta con un terreno disponibile, e tutte le autorizzazioni acquisite. Prima del bando, e non dopo.

Lunghissimo l'elenco dei documenti che la Norda avrebbe dovuto consegnare entro la mezzanotte: una relazione geologica l'individuazione delle aree di cantiere relative alla condotta, il piano di riutilizzo e stoccaggio dei materiali di scavo e di risulta, le autorizzazioni per le emissioni in atmosfera, e all'esercizio della centrale termica, documentazioni relative al depuratore e ai suoi scarichi, le “interferenze dell'opera in relazione alla presenza di un fosso che attraversa l'area dell'impianto, di una strada di accesso ai fondi agricoli, di un elettrodotto.

Documentazioni ritenuta necessarie già in occasione della conferenza dei servizi istruttoria convocata dalla Regione ad aprile scorso, per serrare i tempi riunendo intorno ad tavolo tutti gli enti coinvolti.

La Norda, che aveva già impugnato al Tar la necessità della Via,  ha disertato l'incontro, come pure buona parte degli enti invitati.  Il patron di Norda, Enrico Pessina ha invece inviato una lettera di fuoco in cui si accusa Regione e Comune di essere i veri responsabili dei ritardi che si stanno accumulando per l'avvio del suo piano industriale.  Esito di questa incredibile vicenda è che la società dei Pessina, più o meno con le stesse argomentazioni, chiederà ora un sostanzioso risarcimento alla Regione Abruzzo. (ft)

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